40. Ritorni {PARTE 2} || ✓

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»piccolo spazio!
Non sono molto convinta del capitolo ad essere sincera ma.. presa dal momento l'ho scritto ugualmente.
L'ho scritto sul momento e lo correggerò più in là ma mi scuso per alcuni errori presenti.
Buona lettura!
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Un anno fa

Non ho mai detto di essere una persona facile.
Certe volte, sono anche pesante.. lo so.
Urlo troppo, me la prendo per niente, sono costantemente arrabbiata col mondo e odio terribilmente chi mi sta accanto.
Però sono fragile.. tutti lo siamo,no?
Credo che anche Lucifero, prima di cadere al centro del mondo anche lui era l'angelo più bello e ritrovarsi invaso, credo che si sia sentito di merda per un po' ma poi si è rialzato e ha creato una nuova specie.

Ecco, io mi sento così.
Ma non sono forte e non lo sarò mai.
Sono ricercata per tutta Italia, ho lasciato andare Jerry come se fosse una cosa da niente e adesso mi ritrovo rinchiusa in questa stanza per di più legata da quelli che pensavo fossero la mia famiglia.

Ed è vero, se ci facciamo caso: non tutto è come sembra.
La cosa più bella si può dimostrare per quella più brutta.
Ma possiamo andare avanti la prima, la seconda, la terza.. ma poi dici "basta" ma basta, non lo è mai r ti odio così tanto che vorresti scomparire.

«Allora bambina, oggi non hai fame?» chiede quello che un tempo, credevo fosse mio padre.

«No.» gracchio con una voce che non mi appartiene.

«Allora bevi un po' d'acqua. Devo toccare la carne non le ossa!» sbraita.

Strizzo gli occhi e annuisco, incapace di ribattere.
Soddisfatto, mi porta una bottiglietta d'acqua e a piccoli sorsi la finisco in un baleno.
Ma sono piena.
Non voglio più niente.

«Bene, io e tuo fratello dobbiamo andare per delle commissioni tu resta qui, eh. Non scappare.» mi dà un bacio in fronte e richiude la porta alle sue spalle.

Dove dovrei scappare? Come?
Mentre facevo dei pensieri casti su come poter morire, un luccichio accanto ai miei piedi, arriva ai miei occhi quasi abbagliandomi.
Un coltellino svizzero.
Sorrido perfida ma appena mi ricordo dei miei piedi e delle mie mani legate bestemmio enormemente.

«Satana, aiutami in qualche modo per favore.
Ti ho venduto la mia anima ora ripagami!» ringhio guardando a terra.

Chi mi potrebbe vedere, penserebbe sicuramente che fossi indemoniata e forse lo sono ma avevo bisogno di qualche piccolo aiutino anche nelle corde dei piedi.
I miei occhi passavamo in rassegna sul mio corpo nudo, sporco e quasi svenni alla vista del liquido bianco sulla mia pancia quasi asciutto.
Reprimo un conato di vomito e guardo le mie caviglie ancora legate come per dirgli di slegarsi subito.

Da pazza qual'ero, inizio a sfregare le caviglie facendo uscire dei rivoli di sangue da esse.
Sento lo sfregamento delle corde che mi brucia e con qualche ringhio, una caviglia si è slacciata.

«Grazie Satana!» mormoro.

La muovo un po' e la piego per farle prendere sensibilità e allungo la gamba, sfiorando il piccolo tavolino da lavoro.
Lo avvicino un po' verso il lettino e con il pollice e l'indice dei piedi lo incastro, piegando successivamente la gamba verso il petto e alzando il piedi verso le mano destra .

Sospiro rumorosamente, pregando anche i demoni per uscire da qui e lascio cadere l'oggetto sul palmo della mano che stringe successivamente il manico.
Reprimo il sollievo e inizio a sfregare la lama nella corda.
Appena sento il mio polso più leggero quasi mi metto a piangere, giuro.
Con un aiuto in più, tolgo anche l'altro polso legato e slego per ultimo ma non per meno importante, la caviglia sinistra.

Quando scendo dal lettino, il mio corpo cede in ginocchio e strisciando come un serpente, arrivo alle scale di quella che è una cantina.
Apro la porta dopo diversi minuti e sguscio fuori.
La luce del sole mi acceca e in cerca di qualche vestito, qualche liquido e chissà.. anche del cibo, arrivo in un bagno pulito.
Aggrotto le sopracciglia e alzo le spalle indifferente prima di entrare e sciacquarmi come una forsennata nell'acqua ghiacciata.

Appena finito, prendo un'asciugamano e l'avvolgo al mio corpo pieno di cicatrici.
Esco e giro a vuoto in alcune stanze in cui trovo dei boxer, un paio di pantaloncini larghi e una felpa almeno XXL.
Trovo le scarpe che sicuramente sono di Sam e anche se riluttante le indosso ed esco arrivando in cucina, vista precedentemente.
Prendo una bottiglia d'acqua, finendola in quattro o cinque sorsi.
Dò un morso a qualche pomodoro o panini messi a casaccio sul tavolo.
E dopo, mi metto a girare per la casa ma un rumore di una porta che si apre, mi fa battere il catorcio in me che non si dica.

«Si lo so, tanto non uscirà da lì facilmente.»

«La uccideremo, vero?»

Faccio un sorriso ironico, alzando il sopracciglio, Iris Darwin non morirà mai!
Cerco una già di fuga subito dopo aver sentito urla, oggetti e imprecazioni.

«In camera da letto!» sento urlare.

Spalanco gli occhi e vedo la finestra del secondo piano.
Sento i passi avvicinarsi e senza esitazione, la apro e mi lancio e chiudo gli occhi senza vedere nulla.
Cado col culo sul cemento e bestemmio, alzandomi e iniziando a correre a perdifiato sentendo alle mie spalle le loro voci a sincrono: «TI UCCIDEREMO!»
Non so dove sono e sento l'ansia avvolgermi lentamente ma continuo a correre come se avessi un serial killer che mi seguisse, pronta ad avere ancora un altro mese per decidere di morire direttamente.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora