30. Bastardo, manipolatore, bugiardo. || ✓

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Leggete lo spazio autrice a fine capitolo, buona lettura!🌹

Sapevo fin dall'età di 5 anni che io, non sarei mai andata lontano.
Dopo la morte di mia madre, ho iniziato a chiudermi in me stessa e a trattare male gli altri bambini.

Ricordo ancora, -anche se vagamente- Stacy.
Era una bellissima bambina bionda con gli occhi così azzurri, da sembrare vitrei.
Ogni giorno, provava a creare un rapporto con me ed io, ogni volta, l'allontanavo con degli insulti.
Insulti, che sentivo dai grandi.

A 6 anni, mio padre e mio fratello Sam, erano diversi.
Non potevo capire seriamente cosa potesse succedere in quella famiglia, cercavo sempre di avere un contatto con loro ma ricevevo sgridi e insulti che usavo con gli altri coetanei.

A 7 anni, Sam iniziava a cedere con dei piccoli complimenti e delle toccatine sulle coscie.

A 8 anni, papà iniziò a farmi fare i primi preliminari dove si radunava anche mio fratello.

A 9 anni, credo di essere morta parecchie volte durante i rapporti completi fino alla soglia dei miei 14 anni.

Stanca, avevo deciso di scappare da quell'incubo e mi sono ritrovata in quell'uomo pelato, strano ma unico.

Jerry era la persona che mi stava più a cuore.
Mi era entrato sotto pelle e non volevo lasciarlo andare, lui mi era stato accanto quando ero scappata o quando ero diventata una macchina da guerra.
In qualsiasi posto o momento che sia, era come un'ombra.

Sapere che era in pericolo, mi mandava in bestia.
Svegliava il mostro che taciturno era diventato grazie a lui.
Era cresciuto molto, stato nutrito dalla rabbia e rancore che avevo dall'età di 6 anni.
Sapevo solo che, senza di Jerry, si sarebbe risvegliato e non si sarebbe più addormentato per molto tempo.

Dovevo salvarlo, o sarei stata inghiottita ancora una volta dal mostro che io stessa ero diventata.

Arrivata alla South, parcheggio la mia auto malamente e a passo felino, mi avvicino all'entrata.

È sabato, il portone enorme è chiuso con un grande lucchetto e il vento di inizio febbraio, fa svolazzare le foglie ingiallite dall'inverno.

Mi guardo intorno circospetta alla ricerca di un movimento, anche per sbaglio.
Ma l'unica cosa che sento è lo scricchiolare di piccoli rami che vengono calpestate dalla suola delle mie dottor. Martinez.

Ma poi, in mezzo al fruscio del vento che fa muovere i rami deboli del pesco al centro del grande cortile, vedo un movimento che mi fa sogghignare.
Dave, in quel momento era tutto tranne che salvo.

Cammino tranquilla verso la figura che cammina con calma dietro la struttura e con un colpo secco del mio piede destro che colpisce la sua schiena, cade a terra.

«Oh guarda, uno scarafaggio.» dico sarcastica, schiacciando la sua schiena.

«Maledetta.» sibila.

Sogghigno e mi tolgo dal suo corpo e lo attendo a braccia incrociate mentre si alza.

«Sei la solita guastafeste, come facevi a sapere che ero qui?» chiede, massaggiandosi con non poche difficoltà la schiena.

«Dal momento che sono più intelligente di te, direi che già dal principio sapessi dov'eri.» ribatto, prendendo il fucile di Jerry dallo zaino che mi sono portata appresso.

«Che vuoi fare?» chiede perplesso.

Carico il fucile e sorrido: «Non posso torturarti come mio solito per via del tempo che scorre velocemente.. così ti ucciderò direttamente anche se pagherei oro per vedere la tua faccia gronda di sangue.» proseguo tranquilla.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora