12. Giù le maschere.|| ✓

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«Vieni bambina, andiamo a giocare ti va?» mi chiede papà.

Annuisco e lascio la mia Barbie sul tavolo seguendolo.

«Ma Sam? Dov'è Sam?» piagnucolo, cercando mio fratello.
Sento papà sospirare ed entra nella mia cameretta rosa con le principesse Disney, disegnate sulle pareti.

«Sam arriva, gioca anche lui con noi!» sorride ancora mentre mi accarezza una ciocca di capelli.
«Che ne dici di metterti il costume e andiamo al mare?» chiede ancora.

Annuisco contenta e frugo nel mio cassetto bianco.
Adoro il mare, mamma e papà mi portavano sempre lì.
«Papá...» mormoro impacciata, sotto il suo sguardo interrogativo.
«Potresti uscire? Devo cambiarmi.» aggiungo

«Oh tranquilla, ti aiuto io dai.» sorride in modo.. divertito.
«Sono il tuo papà giusto? Vieni qui, togliamo questo vestito troppo ingombrante.» aggiunge, con un tono di voce strano.
Non mi piace, papà mi fa paura.
D'istinto mi allontano e cerco di scappare, ma lui mi afferra.

«Aiuto!» grido più forte che posso.
Papà mi tappa la bocca e mi ammonisce con uno sguardo.

«Non fare la capricciosa, vieni qua Iris!» ringhia.

Non riesco neanche a scappare che vedo la figura di mio fratello Sam avanzare.
«È il mio turno!» sputa rabbioso.

«Voglio iniziare io.» ribatte papà.

«Senti, faccio una sveltina veloce e poi tocca a te.» alza gli occhi al cielo e si avvicina a me.
«Tranquilla sorellina, non farà male okay?» prosegue sotto il mio sguardo impaurito.

Toglie bruscamente le mie mutandine e alza il vestitino sopra i fianchi.
Seguo con gli occhi piene di lacrime i suoi movimenti: sbottona il pantalone e li abbassa insieme i suoi boxer.
E con il suo membro, affonda dentro me. Sotto lo sguardo divertito e eccitato di papà.

Ho 9 anni. Due anni di inferno puro.
Sperando che tutto questo finisse.
La tastiera del letto sbatte prepotente al muro e sento i suoi gemiti.
E ho paura.
Mi sento sporca, inutile, inerme.
E non ho nemmeno la forza di piangere, non lo faccio da due anni a dire al vero.
Opporsi è come morire.
E io, dentro, muoio un po'di più.

Il suono della sveglia mi fa aprire gli occhi di scatto.
Sento i conati di vomito che mi fanno sussultare e corro spedita verso il bagno, dove rigetto tutto lo schifo accumulato.
Sento i miei capelli spostarsi dalla faccia, e capisco che sia Jerry.
Ormai, è abituato al mio inferno.

Sospiro frustata e scarico l'acqua.
Mi avvicino al lavandino e mi lavo per bene la faccia e i denti, sfregando lo spazzolino così forte da far uscire il sangue dalle gengive.
«Odio quello sguardo.» mormoro, legando i miei capelli in una crocchia disordinata.
Lo odio.
La pena.
La compassione.
E lo sa.

«Dormo con te okay?» chiede sospirando

Annuisco incapace di dire altro e anche se non lo ammetterò mai, la sua vicinanza mi fa stare al sicuro.
Dal mostro.
Dagli incubi.
Da me.
Poco dopo,raggiungo il mio letto, sotto le coperte insieme a Jerry.
Lo trovo difronte a me con gli occhi chiusi -sapendo che non sta dormendo- e un suo braccio avvolto al mio fianco.
Sospiro ancora e decido di inginocchiarmi a lui.
L'unico che sa della mia vera fragilità.
«Mi dispiace.» dico in un sussurro.
«Per tutto il casino che faccio e mi dispiace anche che certe volte tu sia il mio sfogo.» aggiungo.

Seguono minuti di silenzio, poi sento un bacio sulla mia fronte e il suo braccio che mi avvicina maggiormente a lui.
«Lo so. Ma è tutto okay. Ci sono e ci sarò.» mormora.

«Darei la mia vita per te.» ammetto, chiudendo gli occhi ormai pesanti.

«La stessa cosa io e lo sai. Adesso dormi che domani hai lezione.»

E anche se non lo nota, sorrido contro il suo petto.
E tu lo sai che sei mio fratello?
Lo sai che preferirei avere una pallottola nel cuore che vederti stare male per colpa mia?
Lo sai?
Io si.
Non te lo dirò mai.. ma ti amo.
Come se fossimo nati dallo stesso feto.
Tipo gemelli.
Come Lucifero e il braccio destro.
Proprio come dici tu.

***

«Non fare la stronza, cerca di moderarti con i tuoi istinti omicida e non spaccare niente.» ripete il mio amico, mentre varchiamo la soglia di questo fottutissimo college dei miei stivali.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
«Sisi, ho capito. Ora vado.» borbotto, dandogli un bacio veloce sulla guancia, allontanandomi subito dopo.

«Ei straniera!» sento dire dietro di me.

Mi giro di scatto verso la voce che mi ha chiamato in quel modo in questo periodo e innarco il sopracciglio.
«Quando mi chiamerai con il mio nome?» chiedo spazientita.

«Credo.. mai!» sorride beffardo, illuminando gli occhi azzurri che riescono a mettermi soggezione.

«Ma poi perché straniera?» chiedo fermandomi sulla soglia della mia aula.

«Perchè sei diversa.»dice, attorcigliando all'indice una mia ciocca di capelli.

E stranamente, non trovo fastidio.
Stranamente.

«E poi sei bella, straniera dagli altri.» mormora, facendomi bloccare il respiro.

Stringo forte il suo polso da fargli quasi male e toglierlo dai miei capelli.
«Non sono una bambola.» mormoro, prima di entrare in classe e affrontare 6 noiosissime ore.
Non so perché ho fatto quella sceneggiata.. ma a dire la verità,ho fatto delle ricerche su di lui.
Capitano della squadra di basket, re del ballo per tutti gli anni del liceo e a quanto pare, donnaiolo.
E mi viene da ridere sola, perché quello donnaiolo dovrebbe essere Neil e non Logan.
Il ragazzo dagli occhi azzurri e bello da morire.

Alla fine delle lezioni, sbuffando, riordino tutto dentro la borsa a tracolla ed uscire dalla struttura.
Ad aspettarmi non c'era Jerry ma Denise Reed.
«Dio mio.» mormoro sospirando, raggiungendoli.
«Ei, cosa ci fai  qui?» chiedo.

«Ti va di pranzare insieme e farci un giro?» chiede Denise.
«Neil ha da fare in palestra e Logan ha delle commissioni.» mormora.

Guardo l'orologio e credo che il mio braccio destro sarà impegnato con i superiori.
«Va bene.» sospiro.
«Andiamo.» proseguo mentre inizio a camminare fuori dai cancelli.

Arrivate finalmente davanti al MC Donald's -mio posto amato- entro seguita dalla mora e ordino immediatamente tre doppi cheeseburger, una coca cola grande, patatine e per di più un milkshake al cocco.
Inutile dire che avrei immortalato con piacere,le facce di Denise e della ragazza dietro al bancone mentre scriveva la mia ordinazione.
Dopo aver preso le nostre ordinazioni,
-oserei dire finalmente- iniziamo a mangiare e di nuovo, sento lo sguardo della ragazza davanti a me.

Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
«Che c'è?» sbotto.

Alza le spalle e sospira.
«Sei strana a volte.»

Il mio sguardo interrogativo, la fa continuare ancora a parlare.

«Nel senso.. mangi tanto ma hai degli addominali da fare paura, non ti ubriachi mai e se lo fai, stai sempre a trenta a tutto.
Quando dormi, sembri un soldato in posa di attacco, come se qualcuno potesse colpirti ma tu già sei pronta a farlo a tua volta.
A

llora, Lara, getti la maschera che stai indossando e mostri il tuo volto, oppure ne metti un'altra?»

Ed io, non so cosa dire.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora