8. Te lo prometto. || ✓

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Non ho mai detto di essere una persona difficile, credo che lo si capisca appena mi si vede.
Dai miei occhi spenti e vuoti, dal mio corpo rigido come una statua, oppure, semplicemente, dal mio silenzio. Dal mio tener dentro il dolore.
A dire la verità, non sopporto tutta quella gente che quando le chiedi "come stai?" Lei risponde "bene" e poi piange per avere bisogno di un abbraccio o di qualcuno accanto.
Io, quando rispondo "bene", "bene" è.
Odio la gente che cerca di leggere dentro i miei stupidi occhi.
E infatti, è quello che sta cercando di fare Denise da più di mezz'ora.
E non so ancora cosa mi tiene per non darle una testata in pieno viso.

«Sicura?» ripete ancora.

Mi fermo in mezzo al corridoio e la guardo a lungo.
Lei, mi rivolge uno sguardo confuso e capisco di dover mantenere la calma.
Faccio un lungo sospiro e metto due dita nelle tempie,chiudendo gli occhi.
«Allora, sto bene. Te lo ripeto per la settantesima volta, non parlare più! Mi irrita parecchio la tua voce e.. mi sembra che una settimana fa, ti abbia detto di non farmi da psicologa da quattro soldi.» ribatto, dopo un po'.

Lei non risponde, ma capisco che ci è rimasta male dalle sue sopracciglia aggrottate.
Sbuffo spazientita e continuo a camminare, uscendo da questa stupida dimora, arrivando in giardino.
Lei, dietro di me, mi ferma con un urlo che fa girare quasi mezzo campus.
Mi giro di scatto verso la castana e chiudo gli occhi a due fessure, quando mi raggiunge.
«Sei stupida?» sbraito, allargando le braccia.

«Mi dispiace Lara, ma tu non stai bene e sto cercando di aiutarti.
Non puoi respingere le persone che ti vogl-» inizia a parlare ma la mia risata isterica la blocca.

«Non dire "che ti vogliono bene" che giuro su Lucifero che combino un panico.
Io -mi indico- non ho persone che mi voglio bene. Sono sempre stata sola e sto bene così, anzi.. benissimo.
Non venire qui a dirmi di cosa ho e non ho bisogno Denise, perché lo so benissimo di cosa ho bisogno davvero.
E ovviamente non sono stupidi monologhi o di certo sfogarmi con qualcuno perché credimi, anche uno psicologo diventerebbe pazzo solo ascoltandomi.» ammetto, lanciandole un'ultima occhiata, prima di andare via.

Salgo sulla macchina di Jerry e chiudo con forza lo sportello.
«Non fare del male alla mia bambina!» borbotta, dando una carezza sul cruscotto.

Rido nervosamente e lo fulmino con lo sguardo.
«Non cominciare.» ringhio.

Alza gli occhi al cielo e annuisce, mettendo la marcia e uscire dal parcheggio del campus.
Con Jerry, credo stia andando tutto bene.
Non abbiamo più parlato di gare o merci o cose illegali.
Però noto che certe volte, si sforza a fare determinate azioni.
Come ad esempio, caricare una pistola, quando di solito lo faceva come lavarsi i denti.
Oppure, prendere un coltello da cucina e tagliare la buccia di mela, quando usava il suo coltellino da tasca.
Sa che lo osservo ogni qualvolta che mi è possibile, infatti maschera tutto con un sorriso di circostanza e mette del suo sul piano che abbiamo messo in atto.
Non nego di essere felice che sia tornato quello di prima, ma lo voglio con me al 100% e non 50 qui e 50 in un'altra parte.
Mancano ancora due isolati per arrivare a casa mia, quindi decido di fermare la macchina e parlare una volta per tutto.

Jerry si ferma in mezzo a un vialetto non nostro e sospira rumorosamente.
«Che succede?» chiede.

Tengo lo sguardo puntando davanti a me e faccio spallucce.
«A me niente, e a te?» chiedo di rimando.
Sento la sua faccia corrucciarsi e muovere le rotelle di quel cervello.

«In che senso?» mormora ancora, sovrappensiero.

Mi giro verso di lui e appoggio meglio la mia nuca sul poggiatesta.
«Dove sei Jerry? E non dire con me perché potrei riderti in faccia. Ti vedo assente, come se il tuo corpo sia qui ma la tua testa è altrove.» sospiro affranta.
Sta per aprire bocca, ma lo precedono ancora.
«Sei felice qui con me, di quello che fai con me? Perché se non è così, non voglio costringerti a fare qualcosa che tu non vuoi.
Ti voglio bene e ammetto di volerti accanto come una volta, come una squadra.
Ma se non ho la tua approvazione, non sono nessuno a dirti di quello che vuoi fare.» proseguo, tornando con lo sguardo vuoto davanti a me.

Sospira e sento i suoi occhi scuri su di me.
«Sono felice di stare con te Iris. Tanto, credimi.
Ma vorrei una vita migliore per te, per me, per noi.
Siamo ricercati in tutta Italia e non ci vuole niente che la notizia si sparga anche qui in America.
Volevo lavarmi le mani senza di te, lo ammetto. Ma ho visto che sola, senza di me ovviamente, non puoi farcela.» fa una mezza risata e prosegue.
«Ti voglio bene anch'io, e se devi fare questo piano, ti sono accanto.
A dire la verità, mi manca avere un arma e sparare alla testa ai peccatori sai? Quindi perché non tornare sui nostri piani, finire il lavoro per bene e magari, fare una vita tranquilla. Ci stai?» mi chiede, sperando in una mia risposta che non tarda ad arrivare.

«Va bene.» sospiro.
«Ma promettimi che durante il piano, tu sarai con me Jerry. Intero.»

«Promesso Iris, ma tu promettimi che alla fine del piano, sul serio, vorrai avere una vita normale.»

Mi giro verso di lui e sorrido.
«Te lo prometto.» mormoro.
Avvicinandomi per dargli un bacio in guancia.
«Te lo prometto.» ripeto, più sicura.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora