36. Tornare a casa. || ✓

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Un anno fa

Spengo l'auto e raggiungo la mia vecchia dimora che non mi è mai stata più distante di così.

La porta è chiusa ed io non ho chiavi con me, quindi le dò un calcio e si spalanca rilevando polvere ovunque.

Tossisco presa alla sprovvista e la chiudo con un tonfo: «Casa dolce casa.» mormoro guardando il soffitto.

Ogni cosa è al suo posto di come l'avevo lasciata tranne che per una busta gialla lasciata sul tavolino in vetro in salotto.

Drizzo le spalle e mi guardo intorno in allerta, camminando cauta verso la busta.
La prendo e la rigiro nelle mani confusa: chi cavolo l'ha lasciata?
Sbuffo e la apro di fretta e furia.

Carissima Iris o Lara o The Killer,
ho visto la tua faccia cambiare quando hai scoperto di William.
Ma guarda un po' William non è l'assassino di tua madre quindi ti dò un aiuto per scoprirlo: Mio padre è un cantante, mia madre è balbuziente. Non posso chiudermi ma posso aprirmi. Ho il vestito bianco ma un cuore d'oro. Cosa sono?
Appena lo troverai, scoprirai il tutto.
A presto,
X.

Mi guardo frenetica ovunque intorno al salotto, ma non trovo nulla di strano.

E per la precisione, so che sono stati i Superiori a ucciderla.
Me l'hanno detto loro.
Ne sono sicura.
Giusto?

Mi massaggio la faccia con il palmo della mano destra e vado in bagno per lavarmi immediatamente.
Ci penserò su, dopo.
Non ho voglia di pensare, agire o usare direttamente il cervello adesso.
Voglio solo allontanare il senso di colpa che mi attanaglia l'anima come un coltello.

E poi dormire.
Dormire tanto senza incubi.
Senza la paura che qualcuno mi osservi e mi uccida durante l'ora notturna.

Due ore più tardi sono profumata e pulita, così decido di andare in cucina a cucinarmi delle uova all'occhio di bue.

«Che fame.» borbotto.

Apro il frigo e prendo tre uova, uniche rimaste d'altronde.
Prendo la padella dentro il mobile accanto al frigo e la posiziono sul fuoco.
Metto l'olio per friggere e inizio a spaccare il primo uovo.
Poi il secondo.
E il terzo.
Ma il terzo, non esce affatto ciò che desidero bensì una chiave.

Una cazzo di chiave è dentro la mia padella.
Ma come cazzo..

«Non ci posso credere..» borbotto.

Spengo il fuoco e aspetto che si raffreddi giusto un po' prima di prendere la chiave.
La rigiro tra le mani e corrugo la fronte.
Ma a che serve?
E poi, è un lampo.
Nella mia testa.

La chiave di casa mia.

Le mani mi tremano e l'oggetto cade a terra.
Non può essere vero.
Cosa.. cosa ci fa qui?
Io l'avevo buttata via, io non.. non.. non ci voglio nemmeno credere.

Mi allontano come scottata e giro a vuoto intorno alla cucina ampia.
Successivamente, salgo le scale a due a due, trovandomi davanti alla porta della camera di Jerry e la apro senza esitare, frugo nei cassetti e trovo ciò che cerco: Jhon player special rosse.

Ne prendo una dal pacchetto e scendo dinuovo in cucina, accendendola con il gas dei fornelli.
Aspiro a pieni polmoni la giusta medicina e butto la boccata di fumo grigio che si disperde nell'aria.

«Ho il vestito bianco e un cuore d'oro...» dico a bassa voce a me stessa.
«Bastardi.. l'uovo. Ma cosa cavolo c'entra l'uovo con la chiave di casa mia?
Ma poi.. come diavolo...
Hanno fatto mangiare a una gallina una chiave e l'ha cagata dentro un uovo?»

E parlo ancora sola, con il vuoto che mi fa compagnia.
Con le immagini del mio passato più nitide che mai.

«Tesoro! Prendi una confezione di uova, faremo un omellette. Sai che a Iris piace.» ride la mamma.

«Va bene amore. Intanto di' a Sam di stare lontano dalla Nutella prima che finisca.» le da' un bacio sulle labbra ed esce.

E ora capisco il perché delle uova.
Erano il materiale perfetto per fare la mia colazione preferita.
Mamma e papà sapevano che senza un omelette io non facevo mai colazione.
Il respiro mi si mozza e non trovo più la forza di respirare.

«Non ci voglio credere, non ci voglio credere, non ci voglio credere..» scuoto forte la testa per eliminare le orribili immagini che mi perforano il cranio.

Dò una veloce occhiata ancora, all'oggetto steso ai miei piedi prima che il campanello di casa mi faccia distogliere lo sguardo.
In allerta, prendo il coltello da cucina e mi avvicino cauta alla porta d'entrata.
Guardo nello spioncino e trovo un ragazzo delle consegne con un grosso pacco in mano.

Corrugo la fronte e poso il coltello all'interno dei pantaloncini di cotone.
Apro la porta e faccio un finto sorriso: «Si?»

«Oh, salve! Lei è la signorina Lara Jhon?» chiede il ragazzo timidamente.

Mi guardo intorno circospetta, oltre le sue spalle e annuisco, guardandolo negli occhi.

«Perfetto. È arrivato un pacco per lei dall'Italia.
Ah! l'Italia. Qualcosa di magico, non trova?» sospira sognante.
«Comunque, deve firmare prima qui e poi potrà prendere il pacco.»

Mi mostra una specie di foglio dove mettere la mia firma.
Alzo gli occhi al cielo e faccio ciò che dice, poi prendo il pacco e gli chiudo la porta in faccia senza attendere.

Lo metto sul tavolino in salotto e lo apro subito.
Una puzza di morto mi fa allontanare e tappare il naso.

«Ma che schifo!» sbraito.

Prendo cauta il fogliettino che si trova sopra la spessa carta e lo srotolo: Uno, due, tre.. stai la'!
Cosa ti ricorda, piccola Iris?
Oh.. e buon compleanno! ;)

Come.. come cazzo fa a sapere il giorno del mio compleanno?
Un brivido mi sale lungo la spina dorsale e deglutisco a vuoto.
Scuoto la testa e faccio un sorrisino: che sarà mai?

Strappo la carta spessa e il sorriso mi muore sulle labbra.
Sgrano gli occhi così tanto da sentirli bruciare.

TORNA A CASA!

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora