34. Anno nero: Il cambiamento || ✓

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Un anno prima

Guardo l'orologio appeso al muro scrostato e appena la lancetta più lunga segna le 12:00 del mattino, mi alzo a fatica dalla mia postazione e prendo il borsone per andare successivamente nella sala allenamenti.

Quando arrivo, sbatto al muro letteralmente la porta in ferro battuto e in poche falcate arrivo da Giorgio.
Rispetto agli altri, non ha paura di me: a dirla tutta, ride per i miei comportamenti.

Lancio con poca delicatezza la mia borsa dopo aver estratto le fasce e i guantoni.

«Iniziamo?» chiedo con un euforia che non mi appartiene.
Saltello sul posto impaziente e piego il collo a destra e a sinistra per distendere i muscoli.

«Killer, che succede? Gli inferi oggi sono stati buoni con te?» chiede divertito.

«Vorrai dire che io sono stata buona con loro.»

«Ah beh, allora si festeggia!» fa una breve risata.

Mi scappa un sorriso ma lo nascondo subito.

«Ooooh! La killer ha sorriso, allora si che dobbiamo festeggiare.»

«Dai, bando alle ciance e iniziamo questo allenamento che fra un po' ho una missione.» mormoro.

Annuisce e ci mettiamo all'azione solo io e lui.
Certe volte mi fa scappare dei sorrisi ma li rimangio subito non volendo che passi per una facile.
Appena finiamo, sono così sfinita che mi sdraio sul pavimento logoro e polveroso della stanza.

«Ho bisogno di una doccia infinita, del cibo e di uccidere qualcuno.» ribatto, guardando il soffitto.

«Secondo me, dovresti smettere di uccidere la gente o torturarle e passare i tuoi anni di pura adolescenza fuori di qui.» la voce di un accento differente dall'americano di Giorgio, arriva forte e chiaro.

Sorrido amara: «Quanto lo desidero..»
Mi alzo di scatto dal pavimento e dopo aver bevuto un sorso d'acqua, esco dalla stanza senza più guardarlo.

Arrivo in stanza e mi dirigo velocemente in bagno: mi spoglio lentamente davanti al mio nemico che mi fa ben vedere il mio corpo pallido e pieni di cicatrici.
Senza pensarci due volte, dò un pugno allo specchio e i pezzi di vetro saltano in aria, finendo sul lavandino.

«Che schifo.» mi dico.

Prendo un pezzo di vetro affilato e lo conficco nel braccio: la punta entra immediatamente, formando un minuscolo puntino da cui fuoriesce un po' di sangue.
E decisa più che mai a farla finita, la voce di chi mai si aspettassi torna nella mia testa come un allarme: «Sei migliore di quello che sei, Iris.»

«Sei giusto un po' carina.»

«Rompi il cazzo ma la noia, con te, passa subito.»

«Sei come un'amica per me.»

«Il diavolo e il braccio destro, cara. Sempre, ovunque e comunque.»

Scuoto la testa e butto il pezzo di vetro a terra.
Mi accomodo sotto il getto d'acqua ancora vestita, sentendo la maglia e i leggins aderirsi al corpo.

«Basta!» urlo al nulla, tappandomi le orecchie.

«Stupida ragazzina, dove credi di scappare?»

«La bimba sta crescendo, Sam! Guarda che donna unica.»

«So-sorellina, sei così stretta che mi fai impazzire.»

«No!» sbraito, dando un pugno alle piastrelle bianche.

Esco dal doccia e cerco come una pazza l'arma da fuoco che mi ha fatto compagnia in queste settimane.
La trovo e me la punto alla testa, ma un bussare alla porta mi fa bloccare sul posto.

«The Killer, i Superiori la vogliono nel loro ufficio.»

E sbuffo e urlo e scoppio e vorrei ammazzarmi.
Basta, basta, basta.

Mi cambio velocemente i vestiti e con un volto cadaverico e con i capelli ancora umidi, esco dalla stanza proseguendo verso la tana dei lupi.
Non busso nemmeno ed entro a passo felpato.

«Si bussa.» ringhia l'uomo a destra.

Con un gesto della mano, lo faccio passare per una nullità: «Quindi? Che c'è ancora?»

«Brutta ragazzina squilibrata! L'uomo a cui dovevi sottrarre la valigetta è morto e l'oggetto è sparito.
Quindi trova immediatamente questo Neil Reed e uccidilo!»

E a sentire il nome del ragazzo stronzo mi sale il mattone in gola.
Senza far trapelare nessuna emozione, mi siedo sulla sedia in legno davanti alla scrivania rigida e vecchia, accavallando le gambe: «Chi sarebbe questo Nolan?»

«Iris, Iris, Iris. Sappiamo che per il tuo piano malsano hai ucciso il padre di quel ragazzo dopo aver stretto una finta amicizia.» fa un sorriso sarcastico Chroff.
«Ma sappiamo che ci tieni, ma non ci interessa un cazzo! Uccidilo o ucciderò te come ho fatto con la stupida puttana che ti ha messo al mondo.»

Il respiro mi si blocca in gola.
Sgrano gli occhi e la pupilla prende posto in tutto l'occhio.
Il mostro è sveglio.
Scalcia urla.
Tiene ferma Iris e toglie le catane di cui e prigioniero.
Stira i muscoli e con un sorriso beffardo annuncia: «Bentornata a casa.»
Le porte dell'inferno si aprono e mi ingoiano, chiudendosi alle spalle.
I demoni mi abbracciano, mi stritolano e mi soffocano.

«Io vi uccido tutti!» urlo fuori di me.

Mi alzo dalla sedia e la scaravento su di lui, colpendolo alla testa.
Gli altri due si alzano in contemporanea, puntandomi le armi addosso e le guardie gli fanno compagnia.

«Non mi ucciderete mai!» sibilo.

Prendo la mia adorata arma dalla tasca interna del giubbino in pelle e la punto prima su Liff e poi sul suo braccio destro.
Li uccido e sorrido felice, il mostro si congratula guardando tutto come fosse un film.

Uccido tutti gli altri senza difficoltà, avendo addosso solo graffi e altre cicatrici a cui faranno compagnia alle altre.
Esco da lì, con una nuova consapevolezza e con un altro sentimento: vergogna.

Cammino per ore, forse per giorni in una meta che solo io posso sapere.
Non so cosa fare, che mangiare, chi uccidere.
Jerry dov'è?
Mamma, tu?
Sono sola.
Il mostro sta con me, dice.
No.
Voglio stare sola.

«La stronza è tornata, si dice.» mormoro al cielo cupo con un sorriso che non promette niente di buono.

»spazio autrice: allora, cosa ne pensate di questo capitolo?
Io credo proprio che Iris, per salvarsi, debba davvero stare sola per un po'😕

Comuuuunque, come sempre vi lascio intendere di lasciare una stellina e un commento della vostra reazione alla storia e GRAZIE MILLE PER I 2K DI VISUALIZZAZIONI, SONO COSÌ FELICE..
BUONA NOTTE RAGA🌹

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora