'Se riesco a vedere il dolore nei tuoi occhi
Allora condividi con me le tue lacrime.
Se riesco a vedere gioia nei tuoi occhi
Allora condividi con me il tuo sorriso.'
Santosh Kalwar
Claudio corre per il corridoio con lo sguardo preoccupato. Aveva passato tutto il tragitto, dalla Questura all'ospedale, torturandosi e pensando al peggio. Al fatto che, probabilmente, non era stato capace di salutare nemmeno lei, che sarebbe volata via da lui senza che potesse fare niente per fermarla. Ancora, ancora e ancora. Quella sensazione di vuoto stava prendendo pian piano il sopravvento. La percezione di avere un macigno sul petto era una sensazione bruttissima e insopportabile. Aveva parcheggiato, non si era curato neanche di aver preso due posti. Si era fiondato subito nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale, sperando e pregando di poterla riavere al suo fianco, tra le sue braccia e non lasciarla andare. Di certo, il pianto straziante di Amalia non aiutò a migliorare quello stato di angoscia che si era creato nella sua anima. La donna, era piegata in avanti, la mano che stringeva con forte quella del nipote e l'altra a coprirsi il viso, era distrutta. Quella scena fomentò in lui quella paura, o meglio, quel tormento che i suoi pensieri covavano da tempo: non si sarebbe svegliata più. Il suo respiro si arrestò, gli occhi assunsero sfumature rossastre e le labbra iniziarono a tremare.
"Che succede?" si ferma a guardare Amalia un secondo, lei non la smetteva di singhiozzare.
"Alice...Alice..." la donna non riesce a rispondere, che cade in una nuova crisi di pianto.
"No!" lui corse verso la stanza, il terrore negli occhi, attorno al letto c'erano due persone "Dottore?!" attira l'attenzione dell'uomo con il camice, la sua voce era uscita in un impercettibile sussurro, come a non volerli disturbare o, semplicemente, la sua voce rispecchiava il tuo timore di scoprire la verità.
Nell'aspettare una risposta, si rese conto che risuonava nella stanza un bip cadenzato di qualcosa di, ormai, familiare. L'udito non mentiva, sentì le macchine tracciare ancora il battito. Come se si stesse muovendo a rallentatore, vide il medico sfilare la fascia per la pressione dal braccio esile della sua paziente, mettersi al collo lo stetoscopio e voltarsi con un leggerissimo sorriso in volto. Le persone davanti a lui si spostarono di lato e il suo cuore riprende a battere, i suoi polmoni ad immagazzinare aria. Alice era sveglia. Lo stava guardando, gli stava sorridendo e lui era li, fermo, a metabolizzare e realizzare ogni cosa.
"Hey!" è lei a risvegliarlo da quello stato di trance nel quale era caduto.
"Ti...ti sei svegliata?!" le si avvicina, il medico si allontana per lasciare loro lo spazio necessario per interagire. Si stava rendendo conto, piano piano, che i suoi peggiori incubi erano stati inghiottiti e portati via da quella ragazza che lo stava guardando. Il suo sguardo era debole, ma intenso come sempre e il suo sorriso...quanto aveva pregato per poterlo rivedere ancora!
"Già!" lei annuisce, sembrava stanca, le occhiaie sotto gli occhi ne erano chiaramente una prova evidente.
"Tua nonna..." guarda la porta, poi torna a guardare lei "...credevo che..." la sua preoccupazione aveva lasciato posto all'incomprensione. Con una notizia del genere bisognerebbe gioire, non piangere! Però, non poteva di certo giudicarla, non tutti reagiscono allo stesso modo e la tensione accumulata in quei giorni infiniti era stata tanta.
"Mi dispiace averla preoccupata dottore" Amalia li raggiunge proprio in quel momento "Forse la mia reazione è stata un po' esagerata" si stava asciugando le lacrime, mentre un sorriso si delineò sul suo volto, alle sue spalle c'era Marco che gli stringeva le spalle da dietro per darle forza.
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L'Allieva - Ricordati che ti amo
FanfictionLe labbra gli tremavano. Si avvicinò il più possibile, le accarezzò il volto, la pelle morbida, poi il braccio scoperto fino a raggiungere la sua mano. "Torna da me...ti prego!" la stringe tra le sue, appoggiandoci la sua fronte e chiudendo gli occ...