7. DUBBI (REV)

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Quando Ariel vide il cancello chiudersi alle spalle del ragazzo, una bruciante delusione le spezzò il respiro. Una delusione rivolta a se stessa, e a nessun altro. Mia madre ha ragione...

Una volta giunta a casa, chiuse la porta a chiave e, guardando la maniglia dorata, la fissò a lungo prima che la vista le si appannasse.

Che stupida! Si disse, salendo di corsa le scale.

Entrando in stanza, si sbottonò la camicia a fiori; inzuppata e ancora gocciolante se la tolse via, come a voler cacciare anche il ricordo di quella giornata.

Rimase senza maglia, provando un senso di gelo, che non era dovuto all'ambiente umido dell'appartamento e al suo stato. Alzò la serranda, e, guardando oltre il balcone, si ricordò di essere sua dirimpettaia. Cosa farai di così importante? Farai lo studente modello?

Sì, aveva individuato anche la sua finestra. Lo vide chiaramente mentre entrava nella stanza a petto nudo, in quella che doveva essere la stanza da letto. Il gelo si sciolse, sotto il calore di quel che avrebbe voluto continuare a vedere, ma che evitò, non appena intuì che il ragazzo stava per slacciare i jeans.

Lui sì, avrebbe voluto studiare per impegnare la mente in altri pensieri dopo una doccia calda. Per un tempo aveva dimenticato di essere a pochi passi da casa sua e quando prese consapevolezza che la sua finestra era in direzione della propria, si sentì osservato.

Nello stesso momento in cui Ariel si stava allontanando, Joshua alzò lo sguardo verso quella finestra, in cui più volte aveva scorto la figura della ragazza andare qua e là.

Si affrettò a prendere nuovamente la maglia per portarla al petto e coprirsi; si avvicinò di scatto alla sua tenda e con un rapido gesto coprì i vetri.

Sapeva che Ariel si era sicuramente accorta del suo repentino cambio di comportamento, ma non avrebbe mai saputo quel che Joshua aveva provato in quel breve lasso di tempo. Lui aveva rivolto lo sguardo a un insignificante rigagnolo d'acqua ai suoi piedi solo per non fissare il corpo di quella ragazza diventato ben visibile a causa di inevitabili trasparenze provocate da quella pioggia improvvisa. Nemmeno un ragazzo normale sarebbe rimasto indifferente.

Stupida camicia a fiori!

Esclamò tra sé, prima di dirigersi in bagno.

Dopo la doccia, si sistemò nella scrivania, con un toast al prosciutto al lato del libro di Diritto Romano e il telefono lontano dalla sua portata. Sfogliò le prime pagine e fece di tutto per concentrarsi sulle origini del diritto privato nell'antica Roma.

«"Le regole del diritto sono queste: vivere onestamente, non danneggiare nessuno, dare a ciascuno il suo."» se lo ripeté un paio di volte ad alta voce prima di chiudere in uno scatto il libro dalla copertina rossa. Non ci riusciva, ci pensava. Come un tarlo che rode la mente, sentiva di aver perso un'occasione.

Poi- quasi agissero su di lui due nature differenti e in contrasto tra loro - si sentì in colpa, anche solo per aver avuto dei pensieri striscianti nei confronti di Ariel. Non che se la immaginasse accanto in un prossimo futuro: arrogante, sfacciata, vulnerabile, facilmente influenzabile, ma tanto fragile...

No, Joshua. No.

Ariel era insicura e bisognosa di protezione.

***

«Pronto, Joshua?»

«Sì, Padre, sono io. Ti disturbo?»

Decise di fare come Simon gli aveva sempre consigliato: chiamarlo per qualsiasi dubbio o necessità.

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