26. Il Peso Del Peccato Pt.II

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Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.  Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 

(Vangelo di Matteo, 16:24)

Mentre salivano le scale, Ariel cominciò ad avvertire tutto il macigno dell'esperienza che l'aveva vista protagonista.

Nathan notò che la carnagione di Ariel, ad ogni gradino, diventava sempre più pallida.

«Ariel, continuo io. Tu vai a riposarti» le ordinò e, dopo averle rivolto un ultimo sguardo, posò gli occhi su Acab: anche lui era incredibilmente pallido e le palpebre andavano chiudendosi ad ogni passo.

Dietro di loro, Ariel non se lo fece ripetere due volte; si lasciò andare sul muro adiacente: la vista le si annebbiò, le forze diminuirono.

In quello spazio, che stava diventando oscuro e claustrofobico, qualcuno la aiutò a salire l'ultima rampa di scale verso il terzo piano, prendendola in braccio.

Il buio avvolse i suoi sensi e, prima di abbandonarsi del tutto al sonno, riconobbe, in un frammento di luce, la barba castana e gli occhi nocciola di Simon.

Non fece sogni. Dormì così tanto che, quando si svegliò in uno scatto, si ritrovò nel letto con la sensazione di trovarsi nuovamente nella cella che l'aveva rinchiusa tempo prima. Si mise seduta e tentò di rilassare i muscoli tesi.

Il petto le si alzava e si abbassava in maniera irregolare. Si guardò intorno, e, dopo aver abituato la vista al buio, riconobbe il mobilio semplice della sua camera.

Una luce albina proveniva dalla finestra alla sua sinistra, incanalata tra le fessure della serranda abbassata. Doveva essere notte fonda.

Come riempita di un vigore dimenticato, si fiondò nel bagno e aprì l'acqua calda, ancora prima di aprire la luce. Non si preoccupò nemmeno di cercare vestiti puliti o la tovaglia.

Sì stracciò la veste di dosso e si mise sotto quel getto.

Fu come tornare a respirare e, come il primo pianto di un bambino, lei pianse di gioia. Si piegò sui talloni, la testa all'indietro, le mani sulla pelle nuda a levare via il dolore. Quando si rimise in piedi, abbassò il capo e l'acqua la attraversava come una carezza dalla nuca e alla schiena; un leggero strato di condensa coprì lo specchio posto sul lavandino e la sua vista; con una quantità abbondante di bagnoschiuma dall'essenza floreale, si massaggiò la pelle ferita e quando posò lo sguardo ai suoi piedi, li vide immersi in un liquido dal colore rossastro.

Quella vista la terrorizzò. Uscì in un urlo dalla doccia e, ancora insaponata, si appoggiò al lavandino, tremante. Non si era accorta che l'acqua calda e lo fregare dei palmi sulla pelle aveva riaperto le ferite, tingendo l'acqua di rosso. Un brivido la costrinse a coprirsi con l'accappatoio che era stato appeso dietro la porta e un passo alla volta si diresse verso il letto sfatto. Con una esagerata lentezza si sedette, iniziando a riflettere. 

Non era più tempo di continuare ad essere la ragazza agnostica di un tempo. Le prove c'erano tutte: esisteva Dio, aveva un Nome e aiutava tutti coloro che avessero creduto.

Gesù Cristo le aveva svelato tutto questo lasciandola libera di fare le sue scelte, seppur sbagliate.

Fu inevitabile rivolgere un pensiero ad Acab, per il quale il Creatore aveva smosso gli avvenimenti e nel quale aveva fatto germogliare un sentimento capace di abbattere persino la morte.

"E' l'amore che trasforma tutto il male in bene."

Le parole di Simon rispondevano ai suoi quesiti anche quando non si trovava alla sua presenza, come se quell'uomo fosse - egli stesso - la parola che predicava. Quella frase era ritornata prepotentemente alla memoria insieme alle immagini della giornata in cui era stata pronunciata.

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