3.2 - Ballo

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Guardai quella sala piena di persone che ballavano, parlavano, bevevano o mangiavano compostamente gli stuzzichini che i camerieri portavano diligentemente in giro per la sala su vassoi d'argento, e mi sentii davvero annoiata e stanca. C'erano tante di quelle persone, con quelle espressioni piene di grazia, gentilezza e dolcezza, ed erano tutte così palesemente false. Le vedevo muoversi seguendo degli schemi ben precisi, che si ripetevano costantemente. Chiacchiere vuote che si susseguivano uguali. Sospirai "Riflettevo" mormorai al mio accompagnatore "Quest'anno non deve essere stato per niente divertente per te" mormorai per non farmi sentire da tutta la sala "Non è stato tanto male, ho avuto delle cose da sistemare" rispose il guerriero con il mio stesso tono di voce basso "Quando ti ho offerto il lavoro ti avevo implicitamente promesso che ti saresti divertito, ma non è andata così" ammisi "È andata bene. Hai aiutato Ginevra, Gregori, Ixon e il bambino, e mi hai permesso di tenere Becca a casa. Un paio di anni di noia li posso accettare" dichiarò con voce fredda, sguardo vuoto e nessuna emozione apparentemente visibile, ma nel fondo del gelo del suo sguardo si apriva un sorriso appena accennato. Bevvi un sorso di vino "Lei è tua figlia vero?" non avevamo bisogno di inserire il nome del soggetto nella frase, come non avevo bisogno di sentire un si per sapere che era così, esattamente come lui sapeva di non essere obbligato a rispondermi, ma lo fece "La madre era umana, è stata investita ed è morta. Gli ero rimasto solo io, e casa tua era l'unico posto dove poterla portare." riflettei sulle sue parole. Ero più che sicura che di quella donna umana non gliene importava assolutamente nulla, sapevo che a Becca ci teneva, proprio come ci teneva a sua sorella, suo fratello e suo nipote, ma la cosa sorprendente era sapere che aveva avuto una relazione, anche se solo fisica, tanto lunga da far nascere una figlia con una mortale "Credevo non apprezzassi le umane" confessai "Troppo fragili" feci notare come lui le aveva descritte in una conversazione di un anno prima. Annuì brevemente "Ad alcune non dispiace un po' di dolore" confessò con la massima naturalezza possibile "Quindi vai alla ricerca di masochiste" osservai. Lui mi sorrise divertito, anche se più che un sorriso divertito sembrava quello di un serial killer che avesse appena finito di soddisfare la sua brama "Tutto quello che è essere normale per noi può essere definito sadico" affermò. Lo fissai interrogativa, non riuscivo sinceramente a capire "Riflettici, quale umano morderebbe a sangue il suo partner se non un sadico con un masochista?" dovetti ammettere che aveva ragione. Continuammo per altri cinque minuti buoni a filosofeggiare su alcune differenze culturali tra noi e gli umani prima di essere brutalmente interrotti da una conversazione che decisamente era passata dalla privata all'essere pubblica, perché la donna aveva cominciato ad alzare la voce, quel tanto che bastava a rendere perfettamente udibile ogni parola ad ogni persona presente "Non puoi dire davvero" esclamò la donna. Incuriosita mi voltai, esattamente come fece tutto il resto della sala. La donna era una rossa che conoscevo anche troppo bene e che avrei voluto vedere sotterrata, possibilmente ancora viva per farla soffrire un po'. L'uomo che aveva suscitato quella reazione non era altri che l'ossessione della giovane, non se paragonata a me, figlia di un certo comandante maleducato, che era tornata, per l'ennesima volta, alla carica nella sua disperata conquista del generale, decisamente poco incline alla fanciulla e più che impegnato, Tyr, che per l'ennesima volta si era visto costretto a rifiutarla. Quella femmina era stata l'unica cosa che non mi era mancata durante l'anno di reclusione a casa. Sapere di non dover assistere ai suoi continui assalti era stato l'unico conforti, anche se l'espressione irritata di Kirian al suo ritorno a casa non lasciava dubbi su quello che succedeva al centro d'addestramento tutte le volte che lei veniva. Tyr rispose con il massimo della compostezza possibile a chiunque, la voce ferma e il tono, come lo sguardo gelidi, ma sempre cortesi "La prego di rendersi conto che siamo in pubblico. La invito a moderarsi" affermò il generale. Questo non fece altro che farla innervosire di più e alla fine perse del tutto il controllo. "Come potete comportarvi così?" quasi urlò la ragazza "Guardatevi, quella sgualdrina deve avervi fatto qualcosa" affermò "Voi siete un generale, non una bambinaia, siete un uomo, un guerriero valoroso e vi preoccupate di andar dietro a quella donna come un cane" rimasi letteralmente a bocca aperta dallo stupore, mossi appena lo sguardo per intravedere Kirian che come me era basito, Eric, tra le braccia del padre cercava di capire come comportarsi, perché capiva tutto. Sapeva cosa quella donna stava dicendo, sapeva chi stava offendendo e sapeva perché, sapeva che era gelosa, anche se non bene di cosa. Poi c'era Era. La piccola era spaventata, percepiva il pericolo che la rabbia di quella donna consisteva per lei e cercava di non attirare l'attenzione rannicchiandosi tra le braccia del generale, ma senza staccare gli occhi dalla donna, attenta ad ogni suo movimento. "Potrei comprendere Kirian, che frivolo com'è non rinuncerebbe certo alle grazie di una donna, ma voi come potete andarvene in giro abbracciando tanto allegramente una bastardina che con ogni probabilità non è neanche vostra figlia, cosa non sorprendente visto che lei si concede praticamente ad ogni uomo che vede" nella sala era sceso il silenzio più assoluto. Niente più musica, niente più parole, risate o mormorii. Erano tutti troppo sconvolti. Una donna, la figlia di un appartenente alla cerchia alta di un clan di terzo ordine, aveva appena insultato pubblicamente un generale, un anziano, la Lady del più antico e forte casato del clan, i suoi figli, la sua virtù ed integrità e con esse l'integrità e la virtù della compagna dell'erede del clan, quindi indirettamente anche lui. Quella quiete durò per un lungo, interminabile, pesantissimo silenzio pregno di orrore. Poi lo scoppio del pianto di una bambina terrorizzata rimise in moto la sala, o meglio poche delle persone che si trovavano nella sala. La rossa parve rendersi conto di quello che aveva fatto, fece un passo indietro, incredula mentre impallidiva. Io in un istante le fui davanti e la schiaffeggiai tanto forte da farla cadere a terra. Darius e Grigori riuscirono a bloccarmi prima che le saltassi alla gola, ed i gemelli afferrarono i miei consorti per le spalle. Nonostante avessero ancora i loro figli in braccio sarebbero partiti all'attacco se le due guardie non li avessero bloccati. Gli unici suono che risuonavano in quel grandissimo salone erano il pianto dei bambini e il ringhio rabbioso dei loro genitori. Dopo che Alec venne ad aiutare i due guerrieri, Grigori riuscì a spostarsi quel tanto che bastava per sussurrarmi un paio di frasi all'orecchio che mi fecero desistere dal saltare alla gola della donna immediatamente, ma aspettare. Ero arrabbiata, infuriata, avevo voglia di staccarle la testa dal collo, ma quello che sentii mi congelò. Si trattava di una voce flebile, un sussurro spaventato e scosso dalle lacrime, un sussurro cristallino come le notti limpide ed argenteo come le stelle. Una voce che le mie orecchie non avevano mai sentito prima "Papà" singhiozzava "È il mio papà" a quella voce ne fece eco un'altra, di poco meno squillante ma altrettanto cristallina "Pap"à chiamava "È cattiva, dice bugie" poi gli occhi penetranti, intensi ed intelligenti del mio bambino si puntarono su di me "Mamma" mi chiamò allungando verso di me una manina che si apriva e chiudeva. Una parte di me morì. Non riuscivo a credere che le loro prime parole sarebbero state scatenate dalla pura e dalla tristezza. Tornai indietro nel tempo a quando non esistevano i sentimenti. Mi scrollai di dosso le mani delle mie guardie e del mio compagno, andai a prendere i miei figli, li abbraccia entrambi e creai un tacito messaggio sotto forma di petalo nero. Diressi una sola occhiata alla femmina ancora a terra, troppo sconcertata dal quello che aveva fatto e dalla nostra reazione per muoversi. Quell'occhiata bastò a farla tremare. Fu Tyr che prese la parola, cosa che mi parve giusta visto che all'inizio stavano parlando loro due "Secondo le regole del nostro casato noi possiamo prendere più di un consorte, se essi appartengono al nostro sangue." la voce ferma e decisa "I figi che nascono all'interno di un patto sono dei consorti, anche se ci sono più di due consorti. A noi non importa se a generarli sia stato io o Kirian, loro sono nostri, di entrambi, perché noi siamo entrambi consorti. Ci siamo guadagnati il privilegio di essere chiamati padre." affermò con un accenno di ostilità nella voce "E per quanto riguarda la morale dei miei consorti, ti posso assicurare, che nonostante la giocosità di Kirian, e l'essere socievole di Selia, nessuno dei due ha mai fatto nulla che potesse intaccare la loro moralità, anche perché non né hanno bisogno. Secondo i nostri costumi, possiamo avere relazioni con chi vogliamo se sono approvate dai consorti e dal compagno, comunque posso assicurarti che tale tradizione non è stata ancora ripresa da nessuno." poi fece quello che gli avevo chiesto. Fu crudele "Per quanto riguarda la tua ennesima proposta, posso solo ripeterti quello che continuo a ripeterti da un anno: io non ho alcuna intenzione di lasciare i consorti che amo, i miei figli, la mia famiglia per stare con te. Non me ne importa niente se tuo padre è in una posizione decente in un casato minore, non mi interessa se è un comandante di guarnigione e non ti reputo così bella da superare Selia. Non lascerò il fianco del capo degli anziani, Lord del mio casato, il casato più antico ed importante e non lascerò la Lady del mio casato, la madre dei nostri figli, la compagna dell'erede del clan per te che sei nessuno. Non abbandonerò la mia vita per poter far vantare te e tuo padre di aver aggiunto un generale al vostro albero genealogico." lei, come tutto il resto della sala rimase muta per quelle parole e per come erano state pronunciate, con quel tono freddo, deciso e serio, le leggere inflessioni di odio e orrore ogni volta che si era riferita a lei e a suo padre. "Voglio un risarcimento per l'affronto subito" affermai rivolgendomi a Darius. Impallidì, ricordava troppo bene cosa era successo l'ultima volta che avevo preteso un risarcimento per un affronto che riguardava me e il casato. "Non vorrai..." mormorò, ma non concluse la frase, perché Kirian lo interruppe "No, non sarebbe soddisfacente. Non richiederemo un banchetto. Ma richiediamo una punizione." lanciò uno sguardo carico di odio alla rossa prima di tornare a guardare di nuovo Darius "Abbiamo sopportato anche troppo i modi villani suoi e di suo padre. Lei lo ha fatto per te, per non doverti creare problemi, come con l'altro comandante, ma ti avevamo avvisato. Questi soldati non conoscono più il rispetto. Darius, decidi tu, e dacci il tempo per sbollire, altrimenti ciò che succederà potrebbe essere troppo grave, anche per i nostri standard." avvertì l'anziano "Selia..." cominciò, ma non volevo sapere quello che stava per dire, perché una parte di me già lo sapeva "No, Darius, ha fatto l'unica cosa che non posso, che non potremo mai perdonarle. Ha fatto piangere i nostri figli, tu sai cosa vuol dire per noi avere dei figli, e sai cosa significano per me. Ti concedo del tempo e ne concedo a me stessa, perché in questo momento potrei prendere il mio adorato Grigori e portarlo con me a massacrare non solo tutti i membri del casato dei quella femmina, ma anche ogni singola persona che abbia condiviso con lei delle belle esperienze e chiunque si permetta di presentare delle rimostranze verso i miei metodi. Poi prenderei la signorina e il suo adorato padre e li affiderei alle cure di alcuni bravi ragazzi che lavorano per Seth, suppongo che tu ti ricordi di loro, quei due che mi hai proibito di usare come guardie" al ricordo dei due guerrieri l'erede non riuscì a trattenere una smorfia di ribrezzo, perché perfino Jack lo squartatore e Hannibal Lecter, il cannibale, sembravo angeli al confronto. Continuai con voce piatta e ferma "Darius, ti consiglio vivamente di farti venire in mente un modo alternativo per punire lei e suo padre, o che ne venga in mente uno ai miei consorti, perché quello che ti ho appena illustrato è il più magnanimo che ho studiato" lanciai un'altra occhiata alla donna, era inorridita e decisamente spaventata "Ti chiedo scusa, ma ora prendo congedo, non è decisamente salutare per tutti, me compresa, che io resti qui." detto ciò mi girai e percorsi un passo verso l'uscita, sicura che ad un passo dietro di me ci fossero tutti coloro che erano arrivati con me quella sera. Al secondo passo sentii le braccia dei miei consorti circondarmi le spalle. Non erano lì per conforto, amore o dimostrazione di possesso, erano lì perché se non le avessero impegnate in qualcosa lo avrebbero fatto picchiando a sangue la rossa.

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