50 - irruzione

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Quella mattina cominciò apparentemente come tutte le altre, mi svegliai presto, preparai la colazione per tutti, aiutata da Cornelia, ci sedemmo a tavola insieme ai compagni di scuola dei nostri figli, facemmo colazione tutti assieme, e poi due auto, guidate da due mercenari, portarono i ragazzi a scuola, mentre una scorta di altri dieci guerrieri li teneva d'occhio in segreto. Come tutte le mattine cominciammo ad occuparci di affari, solo che quella mattina ciò che dovemmo affrontare non era l'andamento dei nostri locali, dei negozi o degli immobili. Quella mattina, insieme a Seth e Grigori, stavamo pianificando strategie per vincere, quella che aveva tutta l'aria di essere una guerra, forse sarebbe stata una guerra solo dal lato politico, forse sarebbe andata peggio, ma ci sarebbe stata e lo sapevamo tutti.

Erano appena le dieci, eravamo completamente immersi nel lavoro, e avevamo appena iniziato a farci un quadro parziale della situazione, quando ci fu il boato della porta di legno dell'ingresso che si rompeva, il grido spaventato di Cornelia, che si trovava in soggiorno al telefono con Virnish, poi ci fu lo scalpiccio dei piedi che entravano nella casa e si spargevano dappertutto, dovevano essere entrate almeno una ventina di persone, umane dato il rumore che producevano, che si sparsero per tutta la casa. Rivolgemmo tutti lo sguardo verso la porta, Cornelia apparve nella stanza, apparentemente dal nulla, mentre lo scalpiccio si faceva largo nell'ingresso "Tutto bene?" le chiesi, gli umani ci avrebbero messo poco a trovarci "Si, si, mi sono solo spaventata per quel rumore" ci rassicurò. Quello fu tutto ciò che riuscimmo a dirci poi un gruppo di umani che indossava divise nere, elmetti protettivi con la visiera nera, e dei grossi fucili, che grazie alla mia quasi nulla esperienza di armi da fuoco avrei potuto descrivere solo come grossi fucili da film poliziesco, fece irruzione nella stanza, puntandoci contro le armi, con atteggiamento molto minaccioso, puntini rossi che ci illuminavano in varie parti vitali, segno che avevano tutte le intenzioni di sparare per uccidere. Restammo tutti a fissarli, noi comodamente seduti intorno la tavola da pranzo, loro chi in piedi, chi inginocchiati a terra che ci puntavano contro le armi, poi uno di loro, non saprei chi perché avevano tutti quella specie di casco nero che ci impediva di vederli in faccia, decise di parlare "Mettetevi dove possiamo vedervi, con le mani in alto, al primo movimento sospetto apriremo il fuoco" ci informò. Ci fu uno scambio di sguardi un po' interdetti, tra di noi, non sapevamo bene cosa pensare di tutta quella faccenda, ma alla fine scrollai le spalle e feci segno agli altri di fare come dicevano, complicare le cose sarebbe stato solo una perdita di tempo, così obbedimmo. "Le mani in vista" ci ricordò, l'uomo che identificai come il capo della squadra d'assalto, ma ero quasi sicura che non sarebbe stato con lui che avremmo dovuto parlare, infatti pochi istanti dopo fece il suo ingresso un uomo sulla quarantina, vestito con abiti civili, quindi non riuscii a capire esattamente con che ente avessimo a che fare, non che mi importasse, e dalle facce degli altri immortali presenti dedussi che non importava neanche a loro "Sono il..." cominciò l'uomo, ma lo interruppi "Senta, non si offenda, ma non ce ne importa nulla" affermai spiazzandolo "Al momento abbiamo un po' da fare, quindi facciamo che lei salta tutta la parte delle presentazioni e le chiacchiere varie e ci dice per quale assurdo motivo avete buttato giù la porta di casa nostra quando avreste semplicemente potuto suonare il campanello, va bene?" proposi "E visto che ci siamo, ci faccia anche abbassare le braccia, mi sembra ovvio che non nascondiamo armi e l'acido lattico è una cosa che nessuno gradisce" conclusi facendo notare a tutti che era evidente che fossimo disarmati, io e Cornelia indossavamo degli attillatissimi shorts e una canottiera, non portavamo neanche il reggiseno sotto, mentre gli uomini avevano indosso solo dei bermuda senza tasche che risultavano piuttosto attillati a causa dei muscoli delle cosce, in pratica eravamo ancora in pigiama. "No, non potete mettere giù le mani" negò l'umano "Una mossa falsa e do ordine di aprire il fuoco" avvisò "Ma lei ha la minima idea di chi siamo noi?" domandai, sarebbe stato assurdo che non lo sapessero e nel caso lo avessero saputo sarebbe stato assurdo credere che spararci contro avrebbe funzionato "So esattamente chi siete e cosa siete" affermò l'umano "Ed ho l'ordine di prelevarvi e scortarvi fuori dai nostri territori" ci informò "Quindi lei ha fatto irruzione in casa nostra solo per chiederci di andarcene" riassunsi. Abbassai le braccia e li mandai mentalmente al diavolo, avevano distrutto la porta della mia casa per una stupidaggine del genere, assurdo. "Alzi subito le mani" mi urlò contro il capo della squadra d'assalto mentre parecchi pallini rossi mi coloravano la fronte e il petto "Ma per favore, come se servisse a qualcosa, avete almeno studiato i nostri fascicoli prima di venire qui a fare tutto questo circo o dall'alto del vostro piedistallo avete deciso che visto che eravate in tanti e armati ci saremmo spaventati?" un proiettile partì da uno dei fucili, ci fu il fragore dello sparo, l'odore della polvere e poi il rumore sordo del proiettile che cadeva a terra, a metà strada tra me e il fucile che aveva appena sparato "Come ho detto, per quale motivo dovremmo spaventarci delle vostre armi?" a quel punto anche gli altri immortali misero giù le mani "Ed ora, gentilmente, mettete giù quelle armi, è fastidioso averle puntate contro" più che una richiesta era un garbato ordine "E per quanto riguarda la faccenda dell'andarcene, va bene" li informai. L'umano sgranò gli occhi "Avevamo già deciso di farlo, non in questo istante, ma presto" li informai. Gli umani rimasero letteralmente senza parole.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora