39 - preoccupazioni

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Da quando eravamo tornati a casa la tensione era tangibile. Tyr era infuriato con entrambi, perchè ci rifiutavamo di dirgli cosa stava succedendo. Io e Kirian non facevamo che discutere, mute conversazioni che avvenivano tramite lo scambio di pensieri. Non erano litigi, ma cercavamo di venire a capo di una decisione che avrebbe cambiato il corso stesso delle nostre esistenze. Alla fine avevamo deciso di rimandare la conversazione a dopo che ci fossimo accertati che i due immortali di cui avevo sentito durante la confessione fossero davvero dei neutrali. Temevo che lo fossero, ma avevo ancora una speranza. Chiamai quella notte stessa gli umani, per avvisarli che la nottata seguente ci saremo occupati della faccenda e che ci saremo organizzati nel pomeriggio. Poi mi cambiai d'abito e andai al palazzo del clan.

Kirian sedeva al suo posto, mentre Tyr era in piedi vicino al palco del trono. Quella notte toccava a me fare rapporto, quindi non sedevo al mio solito posto, ma ero in piedi, davanti al nostro sovrano, con decine di curiosi che mi fissavano e ascoltavano tutto quello che succedeva nella sala delle udienze. Raccontai dell'interrogatorio e della decisione di recuperare i due immortali, e smantellare quel laboratorio l'indomani notte. Parvero tutti concordi. "Visto che è stato affidato a te il compito di amministrare questa faccenda, come hai pensato di agire?" chiese Darius curioso "Ritengo che dovendo affrontare degli umani non ci sarà bisogno di un grande dispiegamento di forze, quindi sarò in grado di gestire la situazione con l'ausilio delle risorse del mio casato. Ma credo che sarebbe opportuno che un rappresentante del capo clan e degli anziani fosse presente" conclusi "Perchè chiedi un rappresentante?" chiese curioso "Perchè voglio che gli umani comprendano che ciò che stanno per fare è molto importante per il clan, e che non dimentichino le nostre condizioni" spiegai. Me lo concessero, e come avevamo previsto Kirian risultò essere il candidato migliore per quel compito. Uscimmo dal palazzo in fretta. Non volevamo rischiare che Darius ci intercettasse e cominciasse con un interrogatorio sul perchè ce ne eravamo andati così improvvisamente. Lo evitammo per un pelo. Non appena avevamo superato il cancello del palazzo sentii la voce si Darius che ci chiamava dall'interno del castello, ci cercava. La ignorammo e ci allontanammo il più velocemente possibile.

Ci presentammo nel tardo pomeriggio. Il direttore ci aspettava fuori dal bunker, in superficie. Al contrario della prima volta non arrivammo in auto ed eravamo molti di più. Darius si era visto costretto ad usare come rappresentante degli anziani Kirian, perchè era l'unico tra i nove ad aver avuto rapporti con gli umani negli ultimi decenni, per non dire secoli. Sfortunatamente ci aveva assegnato una scorta di soldati del clan, composta da tutti i suoi amici più stretti, nessuno dei quali nutriva simpatia per tre delle mie guardie. A quanto pareva anche i gemelli non avevano un'ottima reputazione nell'esercito del clan, anche se non era pessima come quella di Grigori.

Comparimmo dal nulla davanti agli umani, che ci aspettavano e stavano cominciando a spazientirsi per il nostro ritardo. "Salve" li salutai, mentre erano sorpresi dalla nostra comparsa inaspettata.

Il direttore si riprese abbastanza da poterci salutare, poi ci condusse all'interno. Ci accomodammo in una stanza, che dedussi essere una sala per le riunioni, al cui interno c'era un grande tavolo ovale circondato di sedie. La situazione mi riportò alla mente quello che era successo un anno prima, alla caserma del padre di Amanda, sensazione che si fece più vivida quando cominciò la riunione informativa. Gli umani ci misero al corrente di ciò che avevano scoperto sul centro che stavamo per attaccare, e cominciarono a proporre strategie varie su come sarebbe stato meglio agire. Come nell'altro centro, anche questo era ben sorvegliato, con molti uomini armati che controllavano il perimetro e difendevano la proprietà. Mi fu impossibile reprimere un piccolo verso infastidito, e tutti se ne accorsero. Kirian mi guardò con la sua espressione più imperturbabile incrinata dalla curiosità, anche gli altri presenti mi fissarono curiosi. Era stato impossibile per me trattenermi, troppi ricordi fastidiosi mi affollavano il cervello. "Qualcosa non va?" chiese infine il mio consorte, con voce neutrale ed inflessibile. Ora era l'anziano, e si comportava come tale. "Questa situazione è troppo simile a quella dell'anno scorso" spiegai, lui mi lanciò un'occhiata incerta, non ero sicuro a quale situazione mi riferissi, non che ne avessimo vissute molte simili. "Nella caserma del nord" specificai. Sapevo che quello sarebbe bastato a chiarirgli il mio stato di animo, infatti si irrigidì visibilmente. Ora anche il suo umore era peggiorato. Non era affatto una cosa positiva, eravamo già troppo preoccupati per ciò che avremmo dovuto scoprire di lì a poco. Grigori mi si avvicinò alle spalle, incerto su che genere di reazione avrei avuto. Come tutti gli altri che vivevano con me aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava, nessuno aveva ignorato la preoccupazione mia e di Kirian, anche se nessuno tranne Tyr aveva osato chiederci niente. "Ci sono molte cose differenti da allora" mi fece notare l'anziano, con tono gelido. "È vero" convenni "Ma ci sono molte similitudini" sostenni. Grigori mi afferrò un braccio, ed io lo lasciai fare. Non avevo intenzione di fare niente, ma se quel piccolo gesto poteva rassicurare i miei uomini allora potevo sopportarlo tranquillamente. A Kirian non servì chiedere ulteriori spiegazioni, sentivo che ne voleva e gliele fornii "Credo che sia la situazione" lo informai "Ed il fatto che anche questi umani progettano piani, quando non è necessario" conclusi. Lo vidi rilassarsi, la tensione sparì dalle sue spalle e sentii i suoi sentimenti calmarsi. "Non è necessario?" chiese incerto l'umano che ci era stato presentato dal direttore come il capo delle operazioni militari. A rispondere non fui io "Questa notte abbiamo altre cose da fare, quindi risolveremo noi tutto" li informò Kirian. Ci fissarono incerti, non capivano cosa volessimo dire così spiegai "Per questa notte penseremo noi ad eliminare il problema, voi dovreste solo fornirci supporto" spiegai "Cosa vorreste fare esattamente?" ci chiese l'umano. Mi fissò con sguardo indagatore e preoccupato. Avevamo detto loro cosa era accaduto alla struttura dove avevamo trovato Trea e Quinto, due dei tre mezzosangue che avevamo preso con noi. Quando loro si erano recati sul posto per controllare se fosse vero quello che gli avevamo riferito e non avevano trovato nient'altro che un mucchio di macerie bruciate. "Dovete solo dirci se preferite averli vivi" li informai. Nessuno tra gli umani parlò, erano troppo sbalorditi "Perchè dovreste lasciarli vivi?" chiese una voce fredda e anche troppo familiare in un angolo della stanza. Ci voltammo tutti a fissare la figura imponente appoggiata alla parete. Alcuni degli umani estrassero le loro armi e le puntarono contro l'immortale, mentre i nostri soldati condensarono potere e si prepararono ad attaccare. "Abbiamo degli accordi a tal proposito" lo informai. Ero sorpresa che fosse venuto, ed ero irritata per essere stata così concentrata su altro da non accorgermi di lui. "Se è così..." disse con espressione indecifrabile "È così" confermai. Gli umani abbassarono le armi, ma nessuno le rinfoderò, mentre i nostri soldati non accennarono a dimostrarsi meno bellicosi. Occhi di un azzurro come il ghiaccio mi fissavano mentre la conversazione proseguiva "Perchè sei venuto?" la massiccia figura si spostò dal muro. Ad ogni suo movimento i capelli biondi rilucevano di riflessi argentei, i suoi muscoli guizzavano. Sogghignò, un sorriso morto e privo di vita gli illuminò il volto. Aveva colto la mia irritazione e ne era divertito "Chiedo scusa se la mia presenza la irrita, Lady di sangue" affermò in modo cerimonioso, usando il soprannome che mi era stato dato dopo lo scontro avvenuto davanti ai cancelli della mia casa. Lady di sangue, colei che brama il sangue dei suoi nemici. "Smettila di tergiversare" impose Kirian in tono imperioso ma vuoto "Come l'anziano, Lord, il sanguinario desidera" concesse il mercenario. Dal modo in cui si esprimeva era chiaro, per chi lo conosceva, davvero, almeno un po' che era divertito, perchè quando qualcuno lo divertiva tendeva a chiamarlo con il soprannome che gli era stato affibbiato. "Se li ci sono dei senza casato me ne occuperò io, o tu, quindi mi è sembrato giusto essere presente." spiegò con il tono gelido che si era fatto ancora più gelido. Era un avviso. Non avrebbe lasciato nessun senza casato in mano a qualcuno del clan. Non fui l'unica a capire quel sottinteso. Tutti gli immortali presenti lo colsero, e tutti i sodati non ne furono contenti, ma sia io, che il mio consorte, che le mie guardie non potemmo dargli torto "In questo caso, posso accettare la tua scortesia Seth" affermai, sincera. "Allora, volete che quegli umani restino in vita?" domandai agli umani presenti. Un po' sconcertati risposero di si. Quello era tutto ciò che ci serviva sapere "Bene, in questo caso, direi di andare" affermai nello sconcerto generale "Avrete il piacere di vedere come lavoriamo, per questa volta ci assumeremo il ruolo principale" conclusi. Non ci fu molto altro da discutere. Gli umani andarono alle auto e partirono verso l'indirizzo che ci era stato indicato, noi li seguimmo correndo.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora