74 - rimettere insieme i pezzi

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Dopo una breve pausa, di cui tutti avevamo bisogno le domande ripresero. Ci chiesero come noi passavamo le giornate, delle persone che frequentavamo. Vollero qualche pettegolezzo sulle nostre vite private, ad esempio ci chiesero se avessimo dei figli o qualche aneddoto interessante. L'ultima cosa che ci chiesero furono i nostri progetti per il futuro. "Vorremmo instaurare un sincero rapporto di amicizia tra i nostri due popoli. Per secoli abbiamo ricavato reciproci benefici, senza che voi lo sapeste, perciò spero che nel futuro ci aspettino degli anni di amicizia ed accettazione reciproca" dichiarò Darius "Invece, voi cosa farete?" vollero sapere "Il nostro intento era e resta quello di ricreare la nostra dinastia. Di riunire i due rami della nostra famiglia. Di ricostruire ciò che siamo stati, seguendo gli insegnamenti dei nostri antenati e degli Dei" affermò Kirian "Quindi andremmo via" affermai, guadagnandomi uno sguardo sbigottito da parte dei mortali "Cosa?" chiese sconcertata "Torneremo nella regione nella quale siamo nati, ricostruiremo il nostro popolo, e ci prenderemo il tempo che ci serve per risanare le ferite che la separazione ci ha causato e che la vita ci ha riservato mentre eravamo separati. Torneremo ad essere noi stessi dopo quattro millenni. E lo faremo lontani, dai mortali e dagli immortali" conclusi. Dopo quello le telecamere si spensero. Io e Kirian ci alzammo subito in piedi, subito imitati dagli altri "Selia..." cominciò Darius "Ora devi cavartela da solo" lo interruppi. Lui mi fissò offeso "Partiamo stanotte" lo informò Kirian "Sapete dove andremo" affermò Kirian "Ma vi chiediamo di non disturbarci. Stiamo cercando di rimettere insieme quello che abbiamo rotto per voi" spiegò "E che voi avete finito di distruggere" conclusi al posto del mio consorte "Forse un giorno ci rivedremo, ma suppongo che non accadrà molto presto" dopo quello non disse più nulla e noi non provammo a dire nient'altro. Ci limitammo a salutare i mortali presenti e a tornare dal resto del nostro popolo, mentre giornalisti e membri del clan se ne tornavano ai loro affari, lontano dalla nostra villa.

Impiegammo tre giorni di viaggio, correndo. Portammo con noi solo lo stretto indispensabile per il viaggio, tutto il resto lo avevamo portato nella settimana precedente la partenza.

Lo spettacolo che ci ritrovammo davanti era stupendo e terribile allo stesso tempo. Ettari ed ettari di terreno, ricoperto da gigantesche lastre di pietra sovrastate da muschio e sporadici ciuffi di erba o arbusti. Era un paesaggio identico a perdita d'occhio e, sapevo, che era identico anche più in là, lo era fino al mare, alla scogliera gigantesca nella quale saremmo arrivati se avessimo proseguito dritto, ma non era ancora il momento. Dovevamo cominciare da quel punto. "Ora che facciamo?" chiese Morroven, curiosa "I nostri avi, quando abbandonarono questo luogo fecero in modo che nessuno cercasse di stanziarvici" spiegò Kirian "Quindi, ora, disfaremo ciò che loro hanno fatto" conclusi, mentre una pioggia di petali d'orchidea si posava su tutti quelli del nostro sangue. "Sarà fantastico" mormorò qualcuno "Sarà ciò che noi, tutti insieme, lo renderemo." ammonì Kirian. Avere un bel posto in cui vivere non significava avere una via perfetta. Per quella, avremmo dovuto lavorare tutti con impegno. Ma per ora, insieme avremmo costruito la nostra casa. I poteri di tutti si innalzarono e vennero prestati a chi meglio sapeva usare il genere di potere che ci serviva. Il primo masso. Una lunga e spessa lastra di pietra si mosse verso l'alto, per poi frantumarsi e rivelare il suolo fertile e pieno di vita di un terreno che in un passato lontano aveva ospitato una foresta piena di vita. Insieme, avremmo riportato le cose a ciò che erano un tempo.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora