18 - funerale

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Avevo contattato dei muratori che servivano il clan, oltre che gli umani, avevo rincuorato i bambini e anche alcuni adulti. Alla fine, quando mancava poco meno di tre ore all'alba, mi ero diretta in camera, avevo rovistato nell'armadio e ne avevo estratto un abito. Aveva un corpetto rigido, una gonna lunga che toccava terra e senza tacchi era troppo lungo sul davanti, ma quella notte non avrei messo le scarpe e la lunghezza non era un problema. Era nero. O meglio, la stoffa di base era nera, ma cosparso di diamanti. Era interamente ricoperto, ed appariva chiaro, quasi bianco. Estrassi anche un mantello, bianco sporco, molto simile al grigio chiaro, di stoffa leggera, che si chiudeva con un nastrino e si apriva lasciando vedere tutto il vestito. Era l'abito per il lutto. Fuori dalla porta della camera Grigori mi aspettava. Vestiva una casacca e dei pantaloni di un grigio tanto chiaro da sembrare bianco, un mantello di poco più scuro. Ci incamminammo lentamente verso l'atrio della villa e uscimmo. Grigori non protestò quando gli presi la mano. Corremmo così fino alla radura dove si era radunata una piccola folla. Vidi delle donne vestite in modo simile al mio e uomini che indossavano abiti simili a quelli di Grigori. La piccola radura era piena di uomini vestiti nei toni più chiari del grigio e di donne avvolte da mantelli candidi e dai lunghi abiti ricoperti di pietre che non ricevevano abbastanza luce per brillare, perché la luna era tramontata, proprio come la vita dei due mercenari stesi su un letto di pietra, circondati da rami secchi, che disegnavano intricati segni e simboli. Il nostro arrivo non passò inosservato e la mia presenza non fu apprezzata da tutti, quella di Gregori, invece lasciò tutti stupiti. Seth ci si avvicinò e ci condusse più vicino alle due salme. Nessuno parlava, quello non era un incontro per il nostro piacere, o un'occasione mondana, era un addio. Grigori fu costretto a lasciarmi andare la mano, ma Seth si appropriò dell'altra, ora toccava a lui guidarmi. Rimanemmo tutti in silenzio per molto tempo, ma le nostre labbra si muovevano, ognuno di noi pregava gli Dei con il volto alzato verso il cielo. I rami secchi cominciarono a muoversi, alzando le salme e diventando loro il giaciglio di quei corpi, poi li ricoprirono. Era opera di Seth, sentivo il suo potere magico scorrere in quella direzione. Quando l'intrico si concluse, quando i rami smisero di crescere e il disegno fu compiuto, le preghiere terminarono e gli sguardi di tutti si puntarono sulle salme, il capo dei mercenari mi fece segno di accendere i fuochi. Le fiamme che apparvero sulle fiaccole adiacenti l'intricato disegno di rami non erano rosse, non erano vivaci. Erano fiamme di un azzurro pallido, sapevano di freddo, non scoppiettavano e non si muovevano allegre, erano immobili. Seth prese la prima fiaccola e la gettò sui rami secchi, presero subito fuoco. Poi Grigori fu al mio fianco, prese insieme a me una fiaccola e insieme la lanciammo. Due a due tutti fecero lo stesso. Restammo a guardare le fiamme azzurre divampare, rimanemmo anche quando ormai non era rimasto altro oltre la cenere. Aspettammo che il vento soffiasse e che le ceneri volassero. Avrebbero nutrito la terra, avrebbero portato nuova vita. Ci avvicinammo tutti agli altari di pietra, li circondammo e vi poggiammo delicatamente sopra una mano stratta a formare un pugno, alzammo la mano sopra le nostre teste e le calammo con forza sulla pietra. Si udì un boato assordante e degli altari non rimase che polvere. Ci girammo e andammo via in silenzio. Il sole stava sorgendo.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora