Il convoglio di auto che era destinato a scortarci fino alla villa del casato non fece in tempo neanche ad uscire dalla città prima di essere individuato dai furgoni e dalle auto dei giornalisti e delle emittenti televisive. Non c'era da stupirsene, con tutta quella gente che ci scortava eravamo dei bersagli mobili con sulle nostre teste una scritta al neon che indicava che non eravamo umani. A metà strada, cioè dopo circa due ore di viaggio si era venuta a creare una vera e propria coda dietro ai mezzi militari, costituita praticamente da qualsiasi persona nei paraggi di dove passavamo, che avesse qualcosa a che fare con i media.
Quando arrivammo a casa, fuori dal grande muro di cinta della villa quel nutrito pubblico si ritrovò con davanti uno spettacolo unico. Tutto il casato, senza nessuna eccezione, era all'ingresso del muro di cinta. Virnish e la sua compagna davanti a tutti. Bambini e ragazzi pre-sviluppo compresi. C'erano tutti. Morroven e Merivo erano poco distanti, fuori dalle mura della villa con il loro casato, in disparte osservavano quella parte di cerimoniale alla quale non avrebbero avuto la possibilità di partecipare. Dall'altro lato della radura rispetto i nostri cugini c'erano alcuni soldati del clan, mandati per controllare la situazione e riferire. Ci fu un irreale momento di immobilità, un lungo secondo in cui ognuno di noi rimase immobile a prendere una boccata d'aria senza sapere bene cosa aspettarsi, perché, in tutta sincerità non lo sapevamo davvero, specialmente io e Kirian, la nostra posizione era delicata, molto delicata. Poi Tyr aprì la porta dell'auto e scese. Come l'acqua che ha rotto l'argine i membri del mio casato uscirono dal cancello. Si mossero lentamente ed ordinatamente, in silenzio, ma tutti contemporaneamente, rimanendo compatti per poi allargarsi in tutta la parte anteriore delle mura, di fronte a noi, che nel frattempo avevamo cominciato ad uscire dall'auto, prima Kirian, che mi tese una mano, con il palmo rivolto verso l'alto. Io vi appoggiai sopra la mia ed uscii dall'auto, tenendo la mia mano nella sua, in alto, come avrebbe fatto un signore di altri tempi. Fu così che avanzammo, fino a fermarci un paio di passi davanti a tutti quelli che erano tornati con noi. Rimanemmo a fissarci per un lungo momento, poi nella mano di Virnish comparve un pugnale di lucido metallo che risplendeva di bagliori rossi del sole che tramontava. Pugnali identici comparvero nelle mani di tutti gli immortali del casato, il primo a muoversi fu Virnish, con lenti movimenti si portò il pugnale alla gola e si incise la carne quel tanto che bastava a sanguinare. Molti altri seguirono il suo esempio, non tutti però.
Due maschi e cinque femmine, nessuno dei quali potei identificare, il che significava che avevano subito lo sviluppo dopo che ce ne eravamo andati, non si tagliarono. Uno dei due maschi e una delle femmine fecero dei passi avanti, si piazzarono davanti a noi circa un metro dal resto del casato alle loro spalle poi, senza dire una singola parola, semplicemente, ci lanciarono contro i due pugnali che avevano in mano.
Quello destinato a Kirian venne bloccato l'istante successivo. Restò sospeso a mezz'aria circondato dal potere del guerriero più antico della specie che senza alcuna difficoltà lo aveva strappato al controllo del giovane maschio, poi il pugnale si rivoltò contro il suo proprietario e l'istante dopo gli aveva aperto un grande squarcio nella gola, cadendo poi a terra sporco di sangue, mentre i due maschi si inginocchiavano a terra in segno di sottomissione, senza minimamente curarsi del fatto che uno dei due fosse ferito in un punto potenzialmente vitale. Se l'erano cercata sfidando il loro capo.
Per quanto riguardava me non provai neanche a difendermi, non provai a schivare fermare o deviare l'attacco. Me lo ero aspettata, quindi mi ero preparata. Feci qualcosa che non avrei mai potuto fare in un vero combattimento, qualcosa che avrebbe terrorizzato a morte quella femmina e praticamente ogni altro immortale presente. Ma non è che me ne importasse molto, in fin dei conti dovevo dimostrare che ero degna del ruolo che mi era stato affidato, e per la nostra gente non c'era niente di meglio di una dimostrazione di forza, e per quanto riguardava il clan, era meglio che comprendessero che erano in guai seri dopo quello che era successo la sera prima e con Erios.
Lasciai che il mio corpo si colmasse dei miei due poteri primari, feci in modo che ogni singola cellula e molecola che mi componeva ne fosse inondato, come se il potere fosse benzina e il mio corpo fosse un panno di cotone. Poi, poco prima che il coltello mi prendesse in pieno petto accesi l'accendino e lo misi a contatto con il potere. Sentii il mio intero corpo che esplodeva. Ogni singola parte di me mutava in potere allo stato puro. Ero come uno spettro di nere fiamme con la stessa consistenza del fuoco. Ero, in effetti, solo una gigantesca fiamma nera dalle sembianze umane.
Il pugnale mi trapassò esattamente dove ci sarebbe dovuto essere il cuore, attraversò quella che sarebbero dovuti essere pelle, muscoli, ossa e quando uscì dall'altra parte era solo una massa di ferro semi fuso, senza più una forma ben precisa che impattò con un rumore sordo contro il lato del veicolo dal quale eravamo scesi.
Fu impossibile per chiunque non sentire le esclamazioni sconvolte degli immortali, ma io dovevo finire ciò che avevo cominciato. Sotto forma di massa informe andai incontro alla femmina che mi aveva sfidato, mentre una massa nera la spingeva da dietro verso di me. Ci incontrammo a metà strada. Turbinai su me stessa e quando stavo per finire il giro materializzai il piede e la gamba, il calcio fu preciso e doloroso, le fracassai il ginocchio con un rumore sordo che fece ammutolire tutti i commenti su ciò che avevo appena fatto. La femmina cadde a terra in modo scomposto, con le zanne sguainate, non per incutermi minaccia, ma come reazione al dolore. Ridiedi solidità ad una mano per poterla afferrare per i capelli, e man mano che la tiravo su, il mio intero corpo tornava solido, ad eccezione di alcune fiamme che partivano dall'inguine e salivano verso l'alto, coprendomi la pelle nuda, i vestiti erano bruciati quando avevo trasformato il mio corpo, delle parti intime, della schiena e del busto, inoltre anche i capelli erano rimasti sotto forma di svolazzanti fiamme nere. Non era una mia decisione, ero costretta a mantenere le fiamme per più tempo, a spegnarmi e tornare solida più lentamente, altrimenti avrei rischiato di incenerirmi i capelli o di causare qualche problema ai miei organi interni. Non sapevo perché questo fenomeno non si presentasse anche per quanto riguardava il cervello, ma quando tornavo solida, per qualche motivo che non conoscevo e non capivo, non rischiavo di incasinarmi la testa.
Quando la ebbi alzata di peso dal suolo, con il busto che man mano diventava solido e la pelle chiara che tornava di nuovo reale e tangibile, estrassi le zanne, le accostai alla gola della femmina e le premetti con forza. Poi con uno scatto mossi la testa da destra a sinistra, aprendole due grosse ferite sulla gola. Il sangue zampillò fuori bagnandomi il viso e gocciolando nella scollatura e poi sui vestiti della femmina, che si ritrovò accasciata a terra non appena le lasciai andare i capelli. Le femmine che si erano rifiutate di incidersi la gola si inginocchiarono a terra, e nonostante il dolore al ginocchio, e il malessere causato dalla perdita di sangue anche la femmina stessa ai miei piedi fece altrettanto.
Alzai gli occhi dalla femmina e vidi lo spettacolo che mi trovai davanti. Ora davanti ai cancelli della villa non c'era più solo il mio casato, c'erano anche Merivo e Morroven, accanto a Virnish, e mischiati alla nostra gente c'era la sua. Kirian avanzò, mentre le ultime fiamme sul mio corpo si dissipavano, e rimanevo nuda davanti ad un bel po' di immortali e una bella quantità di mortali con videocamere puntate su di me. Kirian mi afferrò la mano e la riportò alla posizione in cui era stata prima, palmo conto palmo, ad altezza del mio seno. Poi disse quello che tutti volevano sentire, tolse a tutti il dubbio che covavano dentro "I padroni sono tornati" affermò con tono gelido. Tutti, dal primo all'ultimo, del nostro casato e di quello dei nostri cugini, si inginocchiarono a terra, mostrarono la gola e alzarono le braccia, offrendo i loro polsi "Il nostro onore ai signori, la nostra devozione ai padroni, la nostra vita offerta per la vostra prosperità, la nostra obbedienza alla nostra stirpe, il nostro amore alla prima tra le famiglie. Le nostre armi per il casato originale" recitarono in coro, tutti, all'unisono "Gioite, figli, la recita è finita. Che il sangue dei nemici scorra nelle nostre bocche" augurai. Un ululato di gioia antica si fece largo tra le prime argentee e fievoli luci della notte. Le prime stelle erano appena sorte, in un celo non ancora abbastanza scuro per far risaltare la loro bellezza.
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il casato di sangue
Fantasyseguito della storia: la rinascita del casato dimenticato la storia riprende dopo la nascita dei gemelli, Selia si ritroverà di nuovo alle prese con gli avvenimenti nel mondo di cui ormai fa parte, ma forse non solo di quello. famiglia, amici, nemic...