4 - riflessioni

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La corsa verso casa era stata silenziosa e tesa. Usciti dal castello i bambini si erano calmati, ma noi no. C'erano troppe cose che dovevamo elaborare e troppa rabbia da scaricare. Tornati a casa demmo da mangiare ai piccoli e li mettemmo a dormire, per la prima volta dalla loro nascita chiamai Cornelia e li affidai alle sue cure e alla sorveglianza delle mie guardie. Io ed i miei consorti, invece, di comune accordo e nel più assoluto silenzio uscimmo. Cominciammo a correre senza una meta precisa, continuammo per più di un'ora, tra boschi, prati, saltando ruscelli, fino a quando gli alberi si diradarono, la montagna divenne pianura e senza rendermene conto mi ritrovai a fissare una villetta bianca a due piani in un quartiere pieno di villette molto simili. Quella sera il lampione era spento, forse fulminato, vedevo il prato ben curato, che sapevo opera di una bravissima giardiniera. Le luci erano spente, ed apparentemente in casa non c'era nessuno, ma se mi concentravo potevo sentire due cuori battere. Questo mi sorprese. Perché in quella casa ci doveva essere solo una persona, ma questo spiegava perché passasse più di nove mesi l'anno fuori di casa. Quella consapevolezza non mi ferì e non mi infastidì, avevo avuto anni per imparare che la sua cattiveria non aveva limiti ed abbandonare sua figlia per messi, anche quando era ancora piccola, per poter andare a stare con un uomo, non era niente che mi sorprendeva. Sospirai, non ero triste o ferita, ma solo vuota e stranamente tranquilla. "Perché qui?" chiese Kirian che sapeva in quale posto ci trovavamo, scrollai le spalle, in tutta sincerità non lo sapevo "Mi sono ritrovata qui" mormorai "Volevi tornare?" chiese Tyr, che sicuramente aveva ricevuto le informazioni su quella villetta da Kirian con un metodo che non implicava le parole. Riflettei bene sulla risposta, non ci impiegai molto "No, questo posto non mi manca" affermai in tutta sincerità "Ma forse sono finita qui per ricordare a me stessa ciò che non voglio essere, ciò che non voglio diventare" rimanemmo ancora in silenzio. I miei consorti non tentarono neanche di replicare, non c'era niente da dire, toccava a me parlare. Così, dopo una lunga pausa ripresi "Vedere il viso di Era spaventato, sentire il loro pianto... mi hanno riportato alla mente brutte cose, anche se non me ne ero resa conto." sospirai ancora "È davvero triste che le loro prime parole siano state pronunciate per un motivo tanto brutto, in una situazione simile. Che l'abbiano fatto per paura e tristezza" ammisi. Non era stata una bella situazione e quello che più mi dispiaceva era sapere che quella femmina aveva rovinato il divertimento dei bambini. "Ma ora parlano" affermò Kirian "Ora saremo più liberi" concluse Tyr. Non potevo dargli torto. Avevano ragione, e ne ero entusiasta. I piccoli avrebbero potuto cominciare a stare in mezzo alla gente, io avrei smesso di obbligare i miei consorti a vedere i loro figli solo ad orari stabiliti e con la mia sorveglianza e finalmente i cuccioli avrebbero visto il mondo esterno alla loro camera. Sinceramente non vedevo l'ora che cominciassero a camminare. Non vedevo l'ora di vederli giocare in giardino "Credete che per le poche ore di buio che restano avranno ancora bisogno di noi?" domandai improvvisamente spiazzandoli. Ci fu una breve pausa prima che Kirian rispondesse "Credo di no, saranno stanchi. Dormiranno almeno per tutto il resto della notte" sorrisi ad entrambi "Torniamo a casa, è da troppo che non abbiamo un po' di tempo per noi e qui non c'è niente" mi risposero sorridendo.

Il viaggio di ritorno fu pieno di risate, mentre io scappavo e loro cercavano di riprendermi. Alla fine mi presero e ne fui felice.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora