33 - guarigione

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All'inizio la natura era terrorizzata ed agitata. Gli animali si allontanavano tutti da un punto, quello in cui mi stavo dirigendo. Intorno a me c'era panico, poi cominciò a non esserci nulla. Sembrava che tutto si fosse fermato. Era diventato immobile, la stessa immobilità della morte. Sembrava essere capitati in un cimitero di alberi vivi e rigogliosi. Mi appollaiai su un ramo alto, nascosta tra le foglie che cominciavano ad ingiallire, ed esaminai la scena che mi trovavo davanti. Morroven, Gustav, Merivo e Sibilla erano coperti di ferite, e poco distante da loro c'erano i cadaveri di una decina di distruttori, e mi sembrarono tutti molto antichi. Scesi dall'albero e mi avvicina. Senza cercare di mascherare la mia presenza. Appena si accorsero di me si girarono tutti, o quasi, a guardarmi, soffiando minacciosi, poi compresero che ero io, e si calmarono. Nel loro sguardo lessi solo una grande paura e dolore. Compresi subito il perchè. Sibilla si reggeva a stento in piedi, mentre Gustav era crollato a terra, una grandissima e profonda ferita era aperta su tutto l'addome. "Santi numi!" esclamai sconcertata "Cosa è successo?" chiesi accostandomi ai quattro. Ora capivo di chi era stato quell'urlo, Morroven era sconvolta. La capivo perfettamente. Gustav era la sua vita. "Noi non siamo in grado di aiutarlo" mormorò sconcertata "Ti supplico, aiutalo" mi pregò con le lacrime rosse che gli scorrevano su tutto il viso. Non me lo feci ripetere due volte "Certo, ma non sarò in grado di farlo da sola, tutto in una volta. Posso fare in modo che arrivi al palazzo del clan, li potrò fare di più" affermai sinceramente. Per guarire quella ferita avrei avuto bisogno di molto potere, troppo potere, quindi avrei avuto bisogno di sangue. "Non mi interessa come, ma fai quello che puoi" disse tra le lacrime. Io obbedii, volevo bene a tutti e quattro, e non avrei sopportato di perderne due davanti agli occhi. Mi inginocchiai di fronte al guerriero e mi chinai su di lui, sfiorai delicatamente le sue labbra con le mie e il potere fluì dalla mia bocca al corpo del ferito. Non so come lo avessero ferito in quel modo, ma ciò che il mio potere toccò fu qualcosa che mi terrorizzò. Il colpo aveva lesionato tutti gli organi che erano presenti sotto il diaframma. Si erano salvati solo i reni, perchè posizionati nella parte posteriore del corpo. Come prima cosa riparai lo stomaco, volevo evitare che i succhi gastrici causassero altre lesioni, poi feci rigenerare il pancreas e la milza ed il fegato, lo feci nel modo più sbrigativo che potevo, ma non era un lavoro fatto bene. Poi divetti fermarmi. "Non posso fare altro qui" mormorai "Dobbiamo portarlo subito al palazzo" Merivo prese tra le braccia il ferito e mi affidò la sua compagna, Morroven era troppo sconvolta per fare qualcosa, si limitò ad affiancare il gemello. Presi in braccio Sibilla, che doveva avere le gambe fratturare, e molte altre lesioni, e feci strada. Rimasi con un filo di potere che mi legava a Gustav, mi serviva per arginare l'amoreggia e controllare che le lesioni non si aggravassero. Vedemmo i cancelli del palazzo dopo un paio di minuti "Kirian, Tyr." urlai, con la disperazione e l'impazienza che mi trapelavano dalla voce. Avrei avuto bisogno di loro, e non solo "Ragazzi, Cornelia" chiamai. Non furono gli unici ad uscire. Una piccola folla seguì i miei consorti le mie guardie e la mia amica. Darius arrivò con il primo gruppo. Lo guardai, non so che espressione feci, ma non doveva essere bella "Dove possiamo portarlo?" chiesi con impazienza lanciando un cenno nella direzione di Gustav. Lui non fece domande. Si fece largo tra la folla e si infilò in una delle porte dell'atrio. Era una sala per i ricevimenti, sapevo che quella era solo una metà dell'intera sala, perchè il muro non era vero, dopo il pasto i pannelli venivano portati via, e la sala ospitava una grandissima pista da ballo. Mi prese Sibilla dalle braccia e la fece sedere su un lato del lungo tavolo, con un braccio buttò a terra i candelabri e le composizioni floreali che adornavano il lungo tavolo e fece cenno a Merivo di adagiarci il ferito. La mia medicazione per il trasporto aveva retto, ma a causa dei traumi il battito si faceva più flebile. Non potevo permetterlo. "Darius, scusa tanto" mormorai, l'istante dopo gli azzannai il collo. Barcollò indietro per la sorpresa, ma non cercò di staccarmi e non protestò. Avevo deciso di cominciare da lui perchè il suo sangue era forte. Contemporaneamente informai i miei consorti di quello che avevo bisogno che facessero per aiutarmi. Mi ci volle solo un petalo nero. Mi staccai dalla gola del mio compagno ed ignorai gli sguardi inorriditi e di rimprovero della folla che si era raggruppata nella stanza. Mi misi a cavalcioni su Gustav "Bene cugino, ti rimetterò in sesto" affermai, per fargli coraggio e per farne a me. Non avevo mai visto nulla di simile.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora