58 - intenzioni

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Avevo tutte le intenzioni di chiedere ancora una volta cosa stesse succedendo, ma Alec entrò e con lui entrarono anche altre persone. Inizialmente non le considerai neanche, troppo concentrata a percorrere con un dito una cicatrice che Grigori aveva sul pettorale sinistro, ma poi riconobbi l'odore di due tra coloro che erano entrati. Così mi voltai e vidi una bizzarra sfilata di personaggi. C'era Marcus, accompagnato da Ian e dalla bionda formosa che aveva stretto un patto con Darius, senza che ne sapessi nulla. Poi arrivarono anche degli umani, altri umani, un generale, il capo dell'organizzazione che aiutava il clan ad affrontare quegli umani che cercavano di studiarci, un paio di uomini e donne che riconobbi, per averli visti in televisione, come i ministri di qualche stato che non ricordavo. Ma i miei occhi rimasero puntati sui tre immortali, che ci fissavano con espressioni contrariate e severe. Le espressioni di chi giudica, ed il giudizio che da non è positivo. Merivo, Morroven e Seth si spostarono alle nostre spalle e notai che non furono i soli, anche Eric, Era e Becca si erano accostati al divano, non perché avessero del potere politico, fisico o magico, ma perché sapevano perfettamente che se le cose fossero degenerate il posto più sicuro era accanto a noi.

I tre immortali ci si fermarono davanti, mentre gli umani si mostrarono stupiti della presenza dell'uomo che aveva sbraitato fino a poco prima in casa, ma parvero riconoscerlo e lo salutarono con rispetto. Comunque nessuno di loro provò ad aprire la bocca, forse perché avevano capito che non era il caso. La tensione tra noi e gli altri e tre immortali era palpabile.

Kirian mi strinse una caviglia, ed io mi rimisi a percorrere con le dita le cicatrici di Grigori, avrei lasciato agli alti i discorsi, ero troppo instabile. "Per quale motivo oggi siete qui?" chiese Kirian in tono neutro, riesumando il tono che aveva usato nei suoi anni da politico. "Non è per te che siamo qui" affermò la bionda, la nobile Melia, chiamata nobile solo perché i suoi genitori erano importanti, quanto a lei era un bel faccino, ma da quello che mi aveva detto Kirian non era particolarmente votata alle arti politiche, o a qualsiasi altra cosa che potesse essere d'aiuto al clan, al contrario di suo padre e di sua madre. Le mie dita si fermarono per un lunghissimo secondo, ma poi ricominciarono ad esaminare le cicatrici "Allora, con chi volete parlare?" domandai senza neanche voltarmi per guardarli "Siamo qui per te" affermò la bionda, con un tono scocciato che non mi piacque affatto, ma cercai di impormi di prenderla sul ridere, così mi lasciai sfuggire una risatina "Vuoi che stavolta ti arrostisca completamente?" domandai in tono curioso "Non siamo venuti da soli" mi avvisò "Se ci torcerete anche un solo capello avrete contro tutto il clan" minacciò la bionda. A quel punto sia io che Grigori scoppiammo a ridere, e non fummo gli unici. Nessuno tra i presenti riuscì a trattenere almeno un sorriso divertito. "E questo dovrebbe spaventarci?" chiesi rivolgendomi a Marcus e Ian "Marcus, spero vivamente che non siate stati così sprovveduti da non spiegarle in che razza di situazione è ora il secondo clan" mi augurai, e vista la reazione del guerriero, che consistette nel distogliere gli occhi, compresi che avevo fatto centro "Allora glielo spiego io" proposi, provocando una tale tensione nei due guerrieri del clan che mi trattenni a stento dal ridere di nuovo, ma Gregori non fu l'unico a lasciarsi scappare un sorriso divertito. "Le cose stanno così, bambolina" cominciai "Voi, il secondo clan, ha appena perso più della metà della sua forza militare, e si è inimicata la più grande potenza, a livello magico e fisico, mentre sta combattendo una guerra contro dei nemici troppo forti per le sue forze." illustrai, lei mi fissò con sguardo dubbioso, ma non si permise di rispondere "Ciò vuol dire" continuai "Che se noi decidessimo di ammazzarvi, voi non solo non potreste fare niente, ma vi ritroverete nella situazione di dover chinare la testa e tacere, perché se provaste a contrastarci, verrete annientati da noi, prima che lo facciano i distruttori" conclusi. Alla femmina non piacquero le mie parole, e mi ringhiò contro, inferocita dall'offesa che avevo appena arrecato al suo clan. Purtroppo capitò male, visto che io non ero per nulla stabile. Così in un secondo si ritrovò ad essere scaraventata contro un muro, ed io non feci neanche un gesto. Rimasi ferma, con una mano infilata nei capelli del mio consorte, l'altra che studiava le varie cicatrici del mio compagno, mentre la femmina veniva scagliata dall'altra parte della stanza da un'ondata di potere che nessuno dei tre aveva previsto, che neanche io avevo previsto di scagliare, in qualsiasi altra circostanza non lo avrei fatto.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora