68 - problemi

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Tornai allo scoccare del decimo minuto. Grigori marciava nervosamente vicino al fuoco, con espressione grave e gli umani erano atterriti. Afferrò una coperta che era a terra e mi ci avvolse non appena mi vide "Allora?" volle sapere sbrigativo "Sono solo in sei, tutti giovanissimi, vanno in quella direzione" affermai indicandola con il dito "Credo che stiano dando la caccia a qualcosa, continuavano ad annusare l'aria, ma io non ho visto nessuno. Comunque c'è sempre la possibilità che sentano il loro odore e deviino da questa parte, ma comunque sono pochi, non credo che ci daranno fastidio quando ci vedranno, inoltre non saranno qui prima di una mezz'oretta." spiegai "Certo che no, tu li terrorizzerai a morte" scherzò su qualcosa che invece sarebbe successo davvero "Come dovremmo comportarci?" volle sapere. Non gli diedi torto, era una situazione abbastanza complicata "Noi non abbiamo più nulla a che fare con questa storia" affermai convinta "Se, se ne andranno noi non faremo proprio niente" conclusi recuperando i vestiti ed indossandoli "In quella direzione ci sono delle case e se stessero davvero seguendo qualcuno?" mi fece presente Grigori "Lo so, ma non è un problema nostro" sostenni "Moriranno degli innocenti" ribatté "Noi non siamo più i protettori del clan." gli urlai contro "Noi non ci batteremo più per il clan. Loro hanno creato questa situazione, e hanno mandato noi a morire. È ora che si assumano le loro responsabilità. Non possiamo restare per sempre a rappezzare i loro casini." sbottai. "Se quei sei ci attaccheranno li faremo a pezzi. Ci sfogheremo come si deve sui loro corpi e ce ne torneremo a casa in anticipo, ma se, se ne andranno non saranno più affari nostri" conclusi nel silenzio generale. Grigori ci rifletté su per un po' "Hai ragione, non è compito nostro" acconsentì a malincuore.

Capivo quello che provava, perché neanche io avrei voluto lasciarli andare, permettergli di attaccare e uccidere chicchessia, ma non potevamo continuare a comportarci come i loro servi, o i loro protettori. Lo avevamo dichiarato pubblicamente ed era nostra responsabilità seguire la strada che avevamo scelto. "Andrà bene" mormorò abbracciandomi, per cercare di calmarmi, ed io sperai ardentemente che avesse ragione, perché se le cose fossero andate davvero bene allora quei sei distruttori ci avrebbero attaccato e noi li avremmo annientati. Avremmo salvato la vita a chissà chi, e ci saremo trovati una valvola di sfogo per la nostra instabilità umorale.

Come avevo ipotizzato quei distruttori stavano inseguendo qualcuno. Un uomo, che dalle sembianze sembrava essere un guerriero e una donna, che identificai senza problemi con una senza casato, si paralizzarono davanti a noi, prima diedero un'occhiata angosciata e terrorizzata agli umani, poi scorrendo da una persona all'altra finirono per vedere me e Grigori. Spalancarono gli occhi, sconvolti, si lasciarono cadere in ginocchio a terra, offrirono polsi e gola alla mia direzione. Rimasi sconvolta.

Loro si aspettavano una mia reazione, che non avvenne, ero troppo sconvolta per sapere cosa fare. Così il maschio dopo alcuni secondi, si fece coraggio e parlò, la voce rotta dall'ansia e dalla paura "Voi siete la Prima" affermò incerto guardandomi terrorizzato, non solo da quello che lo stava inseguendo, ma anche da me "Voi siete Selia, la Lady di sangue, la dama oscura, la Prima della stirpe originale" più che un'affermazione sembrava una domanda "Si" confermai "Noi stavamo venendo da voi, da voi e dal Primo, al vostro palazzo." ci informò "Perché?" domandai, un po' incerta che stesse dicendo la verità "Abbiamo bisogno di un posto sicuro" affermò, voltandosi dietro per assicurarsi che i distruttori non li avessero già raggiunti "E questo cosa avrebbe a che fare con me? Tu sei del clan di Darius" sottolineai "Discendo da Umraz, padre di mia madre, curatore del secondo circolo nel casato di sangue, vissuto per duecento anni, morto ottocento anni fa dopo che il suo compagno è perito in battaglia" a quel punto ero tenuta ad ascoltarlo, forse non era proprio un appartenente alla mia linea di sangue, ma non era il primo discendente che chiedeva protezione e che noi accoglievamo. Ovviamente doveva avere una buona ragione "Selia, che sta succedendo?" chiese incerta Emma "Ti spiego dopo" dissi per non farmi distrarre da lei, poi feci un segno con la mano all'uomo inginocchiato davanti a me e lui parlò "Ho ucciso mio cugino, e ho quasi ammazzato mio padre, perché hanno cercato di violentare lei" affermò, indicando la senza casato inginocchiata accanto a lui, parlava il più velocemente possibile, sentiva i passi che dal bosco si avvicinavano, quindi non lo biasimai "Che è la mia donna ed è incinta di mio figlio" concluse "Quando sarebbe successo questo" domandai del tutto tranquilla mentre un paio di esclamazioni e commenti sconvolti si facevano strada tra i mortali presenti "Ieri notte, poco prima dell'alba. Abbiamo corso tutto il giorno, i soldati del clan ci stanno inseguendo, poi circa due ore fa, ci avevano quasi preso, quando ci siamo imbattuti in un piccolo gruppo di distruttori, noi siamo scappati, e i soldati ci hanno seguiti" mi informò, al che rimasi sconvolta "In pratica stai dicendo che voi due state scappando dai soldati, che a loro volta stanno scappando dai distruttori?" chiese conferma Grigori, spiazzato quanto me "Si, se sono ancora vivi, si" affermò, io o Grigori non potemmo evitare di scoppiare a ridere. La situazione era esilarante. Il maschio mi lanciò un'occhiataccia, e già che avesse il coraggio di farlo era una gran cosa "Non offenderti, ma mi sono venute alla mente parecchie scene in stile cartone animato di voi che scappate dai soldati e loro che scappano dai distruttori" mi scusai "Comunque, purtroppo non posso essere sicura che tu stai dicendo la verità" affermai, lui mi fissò a bocca aperta, sgomento "Ma, è mio dovere assicurarmi della salute dei senza casato, e quella donna lo è, quindi lei è sotto la mia protezione, inoltre, se garantirà che ciò che hai detto è la verità allora potrai ricevere la mia protezione, fino a quando non arriverai alla villa e non parlerai con Kirian, per confermare la tua versione" alle mie parole sembrò visibilmente più disteso "Comunque, nel caso fosse una bugia, molto probabilmente verrai ucciso, e nel caso tu dovessi risultare davvero un discendente, chiedere la nostra protezione implicherebbe che tu entri a far parte del nostro popolo, rispetti le nostre leggi, le nostre tradizioni e i nostri usi e costumi" gli feci presente. "So che voi non avete il minimo senso del pudore, so che avete bisogno di bere da donatori e che quando si parla di sesso, voi lo fate senza discriminazioni ne di numero ne di genere" ammise "Se volete usare la mia vena, io ve la offro, se volete andarvene in giro nudi non protesterò, se volete andare a letto con una persona del vostro stesso sesso, o con più persone, fate pure, sono fatti vostri, tutto ciò che io voglio è poter stare con lei, e che nessuno cerchi di costringerla con la forza. Voglio che sia al sicuro" disse in tono concitato. Gli sorrisi "Direi che si può fare" annunciai, mentre dal bosco venivano fuori due uomini, vestiti di pelle nera. Quelli erano i soldati del clan.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora