57 - bisogni

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L'agitazione all'esterno era cresciuta tanto da infastidirmi, e non poco.

Mi staccai dal secondo polso al quale stavo bevendo "Che qualcuno vada fuori e li faccia calmare" ringhiai. Non c'era bisogno di dire che se non lo avessero fatto loro lo avrei fatto io, e non avrei scelto un metodo pacifico. Lo capirono tutti, e sgranarono gli occhi per lo stupore, io, in genere, non proponevo, o minacciavo la distruzione di un gruppo di umani solo perché mi infastidivano. Scese un silenzio stupito, interrotto solo dallo scroscio di risate divertite di Grigori. Almeno lui si stava divertendo. Cosa non strana, dato che era nella sua natura spazzare via tutto ciò che lo infastidiva, ma non era da lui scoppiare a ridere. Prima si sarebbe limitato a un accenno di divertimento nello sguardo gelido o ad un sorriso accennato. Solo che ora le cose erano diverse. E a quanto pareva io avevo assorbito un po' della sua filosofia spietata, mentre lui aveva preso da me il manifestare le emozioni.

Alec uscì immediatamente dalla stanza, diretto all'esterno. Nessuno aveva intenzione di farmi mettere in atto la mia tacita minaccia.

"Ancora" ordinai, riferendomi al sangue, di cui sentiva ancora la necessità "Non credi di star esagerando?" domandò dubbioso Tyr. Quell'affermazione mi fece innervosire, perché non volevo essere trattata come una bambina stupida. "Ancora" urlai, e con le parole esplose anche il potere. Si riversò fuori e colpì tutti i presenti. I più forti, quelli del mio sangue barcollarono all'indietro, mentre gli altri si ritrovarono ad essere spinti contro il muro dall'ondata di magia. Non riuscivo a controllarmi, lo capii immediatamente "Io..." mormorai sconcertata "Ancora" insistetti un attimo dopo, e a quella richiesta, fatta con voce shoccata, venni accontentata. Him mi offrì il suo polso, mentre Orin veniva affiancato al fratello, seduto su un divanetto.

Azzannai la mia guardia con tanta forza da farlo ringhiare per il dolore, e Grigori trovò la cosa molto divertente, scoppiò a ridere di nuovo. Fece appena in tempo ad allontanarsi dalla bocca la bottiglia di sangue, che poi ricominciò a bere con un sorriso divertito stampato in faccia. Era decisamente inquietante, ma io lo trovavo bello. Trovavo che fosse bello che lui ridesse, che si divertisse, mi dava un senso di pace.

Alec tornò dentro e parlottò con Tyr e Kirian, Morroven e Merivo e Seth, ignorando me, cosa che, dovetti ammettere, era proprio giusta, al momento non me ne fregava nulla di quello che aveva da dire.

I capi delle fazioni che formavano il primo clan annuirono tutti, come se concordassero con la decisione che era stata presa. Io mi limitai a bere un altro paio di sorsi e ad allontanarmi, finalmente ero sazia. Procedetti con lo sdraiarmi, la testa poggiata sulle gambe nude di Grigori, la pancia scoperta rivota verso il soffitto, sentivo il corpo stanco, mentre la mia mete era di tutt'altra opinione. Era attiva, vigile, e aveva cominciato a lavorare freneticamente.

Così allungata avevo una perfetta visuale del busto e del viso del mio nuovo compagno, e pensare a lui come ad un mero sostituto mi diede una brutta sensazione. Ora lui era l'unico compagno, l'unico che volessi come tale, e che rispettassi come tale, così feci ciò che in tutti quegli anni insieme non avevo mai fatto, lo guardai. Prima di allora non avevo mai fatto altro che vederlo, senza preoccuparmi minimamente dei dettagli, e nonostante lo avessi già visto nudo, o quasi, non avevo mai dato molta importanza al suo corpo, perché era stato un amico e una fonte di sangue, nient'altro. Ma ora era diverso, lui era il mio compagno e come tale volevo sapere, conoscere ciò che lui era, sia fuori che dentro, volevo conoscere sia il suo lato esteriore che quello interiore, e almeno per il secondo potevo essere fiera di essere una delle persone che lo conoscevano meglio. Così cominciai a guardarlo, a studiarlo. Il suo torace era ricoperto da piccole strisce bianche, cicatrici. Le cicatrici di decine di combattimenti a cui era sopravvissuto. Cominciai a percorrerle con le dita, delicatamente, lui lo ignorò, fece finta di nulla, esattamente come gli altri, era chiaro che si trattava di semplice curiosità, non c'era altro, solo la curiosità di sentire sotto le dita i bordi frastagliati di quelle che erano state profonde ferite. Ne riconobbi un paio, ferite che si era procurato da quando aveva cominciato a lavorare per me, cicatrici che ce lo avrebbero ricordato per sempre.

Qualcuno mi spostò le gambe e si sedette sul divano, poi si sistemò le mie gambe in grembo e cominciò a passarci sopra le dita distrattamente. Era qualcosa a cui ero abituata, era Kirian che inconsciamente mi accarezzava mentre pensava, lo faceva spesso, senza neanche rendersene conto, e a me piaceva, mi faceva sentire come se nonostante ci fossero cose molto importanti di cui occuparsi io restavo comunque nei suoi pensieri.

Tyr si sedette a terra, nello spazio libero tra le gambe di Kirian e di Grigori. Non chiese niente, e non ci rivolse la parole, ma vidi un po' della tensione che aveva sulla spalle rilassarsi, avevamo bisogno di stare vicini. E senza quasi rendermene conto mi ritrovai con le dita della mano libera immerse nei suoi capelli neri. Li adoravo, morbidi e setosi.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora