62 - addio

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Grigori vuotò l'intero contenuto della tazza nel lavello. Come avevo immaginato non lo aveva toccato. Aveva finto di bere a beneficio dei nostri ospiti, a dimostrargli che qualsiasi cosa sarebbe successa tra di noi, noi saremo rimasti sempre uniti, anche se io andavo a letto con lui, i miei consorti non avrebbero avuto niente da ridire, e lui non si preoccupava minimamente di una loro reazione. Aveva voluto dimostrare di avere fiducia in loro, e che loro ne avevano di lui. Non che le cose non fossero così, ma era sempre meglio dimostrarlo.

"Come va?" chiese "Mi si rivolta lo stomaco solo a guardarlo" confessai, e dalla smorfia che seguì le mie parole compresi che era così anche per lui "Che succede?" chiese Kirian, che non sapeva in che situazione mi trovassi con il mio nuovo compagno. "Credo che per noi sia troppo presto per stare vicini a Darius" spiegai "Siamo legati, ma non siamo ancora stabili" aggiunse Grigori, per dare una visione più chiara a tutti. Purtroppo quelle parole mi provocarono uno scoppio di ilarità nervosa "Non siamo neanche vicini all'essere stabili neanche con noi stessi" affermai "Basta vedere cosa è successo ieri. Basta una parola sbagliata ed esplodiamo. Se dobbiamo fare questa cosa sarà meglio che ci sbrighiamo, il più velocemente possibile, e che li mandiamo via il prima possibile." conclusi "E dopo, dopo che farai?" volle sapere Tyr, evidentemente per assicurarsi che non dessi di matto, cosa molto probabile "Dopo, io e Grigori, andremo sulle montagne, a caccia" stabilii. "A caccia?" chiese sorpreso il guerriero dagli occhi grigi "Si, sarà un buon modo di sfogarsi senza fare del male a nessuno. E prevedo che ne avremmo davvero bisogno" li informai "Tu che ne pensi?" chiese Kirian a Grigori "Che ha ragione. Quando prima Darius mi ha guardato avrei voluto andare a staccargli la testa" affermò, e io non lo biasimai, perché aveva fissato me con biasimo, mentre a Grigori erano toccate occhiate cariche di odio. "Quanto credete di star via?" volle sapere Tyr "Un giorno? Due?" ipotizzai "Non so, il tempo che ci occorrerà per sfogarci" ammisi, incerta su come sarebbero andate le cose. "Allora sistemiamo questa situazione il prima possibile" concluse Kirian. Noi ci limitammo ad annuire, e a seguirlo in salotto.

All'inizio c'era stato un lungo silenzio imbarazzato, nel quale i nostri ospiti continuavano a fissarmi con sguardi tutt'altro che amichevoli. Poi Marcus ci richiese nuovamente di rimettere in sesto Darius. L'unico problema era che non potevamo fare miracoli. Lui era condannato a soffrire, per sempre. Io potevo solo dirgli come fare per restare in vita, e quando glielo spiegai, non la presero bene. Gli ripetei ciò che io avevo detto il giorno prima a Marcus e Ian, ciò che io stessa avevo fatto ogni volta che Darius mi abbandonava, per un motivo o per un altro. "Starà in queste condizioni per un po'" spiegai "Ma poi, quando si sarà accumulata davvero tanta sofferenza, diventerà insensibile. Il cervello farà di tutti per proteggersi e lui diventerà come un gigantesco pozzo vuoto." tutti gli appartenenti al clan mi fissavano con espressioni di orrore "A quel punto comincerà a perdere il controllo del proprio umore, quindi potrebbe scattare per ogni stupidaggine, attaccare per ogni minima offesa o disaccordo, chiunque. Ogni giorno scaverà una fossa più profonda in cui seppellire la sua anima, e alla fine si ritroverà ad essere morto dentro." annunciai con falso tono tranquillo, non mi sarei scomposta, non per lui, mai più. "Se volete tenerlo in vita, costringetelo a mangiare, a nutrirsi, e tenetelo impegnato il più possibile, fatelo lavorare, mandatelo in guerra, fategli fare quello che vi pare, ma impeditegli di avere la mente abbastanza libera da poter annegare nel suo dolore. Non lasciatelo mai solo, neanche quando si porta a letto qualcuno, perché potrebbe finire per farle del male. Lasciategli delle guardie anche mentre dorme, e ordinate loro di controllare ogni più piccolo gesto, parola e azione che compie, perché potrebbe cercare di uccidersi, o uccidere qualcuno, solo per distrarsi." raccontai "Questo è quello che vi posso consigliare per tenerlo in vita" conclusi nel silenzio generale.

"Come hai potuto fargli una cosa tanto orribile?" chiese d'un tratto Marcus. Lo fissai per un istante "Ti ha raccontato cosa successe quando strinsi il patto di sangue con Tyr e Kirian?" gli domandai. Parve confuso dalla domanda, ma rispose "No, so solo che lo avete stretto e che non vi siete visti per un po'" affermò, e gli credetti, non aveva motivo di mentire. Annuii per la risposta che mi aveva dato "È successo il giorno dopo che siamo andati al cinema tutti insieme, ricordi?" chiesi, lui annuì "Avete comprato un mucchio di vestiti" ricordò "A quel tempo ero terrorizzata dalla prospettiva di essere lasciata sola ancora, e la storia di Cornelia non mi aveva di certo aiutata" confessai "A fine serata sono letteralmente crollata, così Tyr, Kirian, Cornelia Grigori ed Alec sono rimasti con me per tutta la mattina, a dormire." ricordai "Poi ci siamo svegliati, molto presto, Cornelia è andata dalle altre ragazze, volevano sapere tutte cosa era successo durante quell'uscita, Grigori ed Alec invece andarono a mangiare" ricordavo tutto di quella sera. "Kirian e Tyr, invece rimasero con me, avevano entrambi paura che crollassi di nuovo, e perché avevano ancora sonno" ammisi sorridendo "Comunque alla fine ci mettemmo a parlare, stare insieme, tutti e tre nello stesso posto, nello stesso momento, era strano. Eravamo come calamite che si attiravano continuavamo a cercarci, e sentivamo la necessità di restare insieme. Così mi venne l'idea che potevamo essere compatibili per un patto di sangue, tutti e tre insieme. Chiamai Darius quella stessa mattina, e mi feci ridare il diario della mia antenata, quello che aveva portato Iv, a palazzo la prima sera" gli spiegai. Ottenni un cenno d'assenso ad indicarmi che ricordava il diario "Ce lo portò un fattorino, e quando lo leggemmo non avemmo più dubbi. Noi eravamo compatibili per un patto di sangue" mormorai. Ricordavo lo sgomento, la paura che quella consapevolezza aveva creato "E così avete stretto il patto" disse in tono sbrigativo Marcus. Quella storia la conoscevano in pochi, e non era esattamente bella "No, se avessimo avuto modo di scegliere, nessuno di noi lo avrebbe fatto in quel momento" assicurai nel silenzio di tomba, carico di stupore e della tristezza di chi sapeva come erano andate a finire le cose "Che stai dicendo?" mormorò sconcertato Marcus, rubando la domanda ad Ian "Eravamo tutti e tre troppo spaventati dalle conseguenze per fare una cosa del genere, sopratutto dal momento che non ci conoscevamo praticamente per niente, sopratutto con Tyr, le uniche occasioni che avevamo avuto per avere una conversazione erano state il giorno precedente durante quell'uscita di gruppo. Tutte le altre conversazioni erano state solo per lavoro." raccontai "Certo, lui conosceva bene Kirian, ma non aveva la minima idea di cosa fosse davvero un patto di sangue, e di chi fossi io. Lui non avrebbe mai accettato di legare la sua anima ad una perfetta sconosciuta ed ad un maschio solo perché noi gli dicevamo che era giusto così. Il clan non insegna questo. Quell'unione era inaccettabile per i vostri canoni, e lui era un generale del clan" feci presente "E poi c'era Kirian, che aveva avuto modo di conoscere tutto, di vedere cosa eravamo stati. Che era stato costretto a lasciare la sua gente perché i suoi occhi erano neri, che ha visto morire la sua compagna, estinguere il suo popolo, che è rimasto solo così a lungo da perdere parte di se stesso. Davvero credi che avrebbe avuto voglia di unirsi in modo così vincolante all'unica persona che era in grado di riportare a galla tutto quel dolore solo con il colore dei suoi occhi? dodici secoli di sofferenza per la morte della sua compagna, otto secoli dalla morte dei suoi genitori, cinque secoli dall'estinzione della sua gente. Provare tutto quel dolore ogni singola volta che mi guardava negli occhi." gli sbattei in faccia, con il cuore che cominciava a spezzarmisi "E poi, io" dissi con una risatina sarcastica "Selia basta" pregò Kirian, ma scossi la testa "No, deve sapere" affermai "E poi c'ero io" ripetei "E tu lo sai come ero. Tu, il secondo immortale che abbia conosciuto. Tu lo hai visto, quando ero ancora umana ed era facile leggere il mio essere. Io ero vuota. Terrorizzata da ogni singola persona che mi si avvicinava, da ogni possibile rapporto affettivo, ogni legame emotivo. Ero rimasta segnata così profondamente che non era difficile capirlo. Secondo te, in quelle condizioni, avrei davvero accettato di legarmi in quel modo a qualcun altro? Avrei davvero rischiato di far avvicinare qualcuno così tanto rischiando di essere lasciata sola, di essere tradita di nuovo?" chiesi. Marcus mi fissò con gli occhi sgranati, sconcertato, e non era l'unico, perché la verità, era che gli unici a sapere come stavano davvero le cose eravamo io, Kirian e Tyr. Certo, Cornelia, Grigori ed Alec sapevano più o meno come stavano le cose, e persino Him, lo sospettava, visto che era in prova, in quel periodo, ma nessuno sapeva davvero come erano andate le cose. Nessuno sapeva che in fin dei conti quel patto, nessuno di noi, avrebbe voluto stringerlo, in quel momento. Ed era una cosa che noi, non avevamo mai detto ad alta voce, neanche tra di noi, anche se lo sapevamo benissimo che quella era la verità "Quando lo abbiamo capito, noi non sapevamo che fare. Ero completamente terrorizzata, ed ero così stanca. Così stanca dei problemi, Marcus. Darius mi aveva fatto credere che avrei avuto una vita relativamente pacifica, ma emotivamente era stato tutto troppo stressante. Avevo bisogno di tempo per pensare, assimilare tutto quello che era successo, ciò che ero diventata" mormorai, lasciando il posto ad un silenzio pesante "Quando ci risvegliammo non ci rendemmo minimamente conto di ciò che stavamo facendo. C'era solo il desiderio di sangue, e il bisogno di appagare tutti i nostri istinti, contemporaneamente. Un istante eravamo lucidi, e ci stavamo baciando, l'istante dopo eravamo completamente sopraffatti e cercavamo di fare il bagno uno nel sangue degli altri" ricordai con le lacrime agli occhi "Ci siamo quasi uccisi" raccontai, mentre una lacrima mi rigava la guancia "Ci hanno ritrovati quasi completamente dissanguati, vivi per miracolo, nel letto pieno di sangue, completamente ricoperti di sangue. Riprendevamo conoscenza a tratti, per brevi minuti, e il fatto che ci avevano allontanato peggiorava solo le cose. Alla fine, dopo un certo numero di supplice, e ordini, abbiamo convinto i presenti a rimetterci insieme, vicini, e a quel punto guarire non è più stato un problema. Ma quando ci siamo ripresi, completamente, e abbiamo capito ciò che avevamo fatto..." scossi la testa "Non potevamo cambiare le cose. Il solo pensiero di aver fatto del male a uno di loro due mi straziava, e Darius che mi guardava furioso, che pretendeva spiegazioni su cose di cui non potevo parlare, pretendeva che gli dicessimo argomenti che non potevamo affrontare. E ci urlava contro." scossi la testa "Avevo il cuore in pezzi, ero terrorizzata, avevo appena legato la mia anima a due perfetti sconosciuti, li avevo quasi uccisi e il nostro legame mi faceva soffrire per avergli fatto del male. E soffrivo perché non riuscivo a liberarmi da quel terrore di essere abbandonata o tradita, e mi sentivo in colpa perché loro sentivano il mio dolore, e mi rimproveravo di non poter accontentare Darius, perché lui era il mio compagno, e per noi accontentare un compagno o un consorte è quasi un imperativo biologico. Ma io non potevo spiegare alcune cose, e lui mi urlava contro" mormorai senza riuscire a trattenere le lacrime. Tyr fece spostare Morroven, che gli lasciò il posto sul divano senza esitare. Mi ritrovai circondata dalle loro braccia forti, mentre Grigori mi prese le mani, dopo essersi inginocchiato a terra, davanti a me. "E poi se ne è andato. Senza dire una parola, senza voltarsi. Rifiutandosi di capire che non potevo divulgare i segreti dei miei antenati. I segreti della mia gente. Mi ha lasciata. Senza pensarci. Mi ha voltato le spalle e mi ha abbandonata, in un mondo nel quale ero entrata da neanche due settimane, in cui non conoscevo praticamente nessuno, in cui non avevo amici, in un mondo dove non sapevo come vivere, o come adattarmi ad esso. Avevo solo lui, e due estranei a cui mi ritrovavo legata per volere del caso." lo fissai negli occhi, ora non piangevo più "In quel preciso istante il mio cuore ha cominciato a morire. Ogni giorno che non lo vedevo morivo dentro. Ma ho continuato ad agire. Ho lavorato, mi sono allenata con le mie guardie, ho cercato di socializzare con le altre donne, ma la verità era che dentro ero morta, e tutti lo sapevano. Nel giro di una settimana nessuna delle femmine del palazzo voleva avvicinarsi a me, erano tutte terrorizzate. Almeno tre delle mie guardie, e uno dei miei consorti erano con me, di giorno e di notte, quando andavo al bagno, quando dormivo, sempre. Perché erano terrorizzati da quello che potevo fare. Kirian e Tyr controllavano ogni mio allenamento con le guardie, ero così instabile da smettere di difendermi, cercare di farmi colpire in modo tanto grave da non poter essere curata, o diventare così aggressiva da ucciderli solo perché il vento soffiava nella direzione sbagliata" ricordai con un sorriso malinconico. "E poi fummo convocati dal clan, e vengo a sapere di tutto quello che ha fatto per screditare me, e l'intero casato agli occhi di tutti quelli che incontrava. E sono morta un po' di più. E quando lo ho visto, a palazzo del clan, le uniche parole che mi ha rivolto erano accuse. Altro dolore che si aggiungeva a tutto quello che già avevo immagazzinato" mormorai "Ed infine la primavera" mormorai "La mia prima primavera. Il mio primo ciclo di riproduzione. Ed io, e noi decidiamo di provarci, di provare ad avere una famiglia, una famiglia che nessuno di noi ha mai avuto prima. Ne io, che l'ho persa quando è morto mio fratello, e ho guadagnato l'inferno, ne Tyr, cresciuto da gente che non voleva allevare un figlio, ma un soldato, ne Kirian, che il clan ha portato via alla nostra gente perché aveva gli occhi neri. Volevamo tutti e tre qualcosa di bello, qualcosa di caldo, di dolce, un barlume di felicità. E abbiamo rischiato. Siamo andati nella zona neutrale, i territori di riproduzione" mormorai "Dove sapevamo che avremmo incontrato i nostri cugini, e che loro avrebbero anche potuto provare ad ucciderci. Abbiamo messo in gioco le nostre vite. Siamo rimasti nonostante sapevamo che per fare una famiglia avremmo subito un dolore fortissimo, sia nel corpo che nello spirito. Ma siamo rimasti. E poi sbuca fuori lui. Che pur di scoprire i nostri segreti ci ha seguiti, spiati, giudicati e senza la minima esitazione mi mostra la sua faccia. Mi mostra il suo disprezzo e disgusto nei miei confronti, nei nostri confronti." accusai "Come credi che sia stata in tutto quel tempo? Come credi che sia sopravvissuta? Come credi che sia stato per me, abbandonata dall'unica persona a cui avevo voluto bene, non per gli assurdi legami di sangue di un popolo che non conoscevo, ma perché era sempre stato buono con me, si era preso cura di me, mi aveva accettata, ascoltata. Che era stato l'uomo perfetto, per me, fino a quando non ho messo piede nel suo mondo. Come credi che mi sia sentita?" gli chiesi, con voce decisa e ferma "Tu volevi sapere come io abbia potuto fargli una cosa del genere, ma la vera domanda è come lui ha potuto farmi una cosa del genere. Come ha potuto illudermi per poi abbandonarmi in quel modo? Come ha potuto denigrarmi ed umiliarmi? Come ha potuto cercare di separarmi dai miei consorti sapendo che ciò mi avrebbe portato alla morte? Come ha potuto rischiare la loro vita sapendo che io non posso vivere se uno di loro muore? Come ha potuto sfruttarmi per quello che gli serviva, solo quando gli serviva, per poi rispedire il ricordo di me nel dimenticatoio? Come ha potuto permettere a quello schifoso di Erios di mettere le mani sui nostri figli, e difenderlo?" rimasero tutti in silenzio, sconvolti "La vera domanda non è come io possa fargli sopportare una cosa del genere, ma come lui abbia potuto far passare questo inferno, per undici anni, alla sua compagna. Quello che lui sta soffrendo, Marcus, non è neanche lontanamente paragonabile a quello che lui ha fatto patire a noi, in tutti questi anni." affermai "Voglio essere sincera, Marcus, perché un tempo siamo stati qualcosa di simile ad amici, e sinceramente non ho nulla contro di te, ci siamo semplicemente ritrovati a percorrere due strade diverse. Io gli ho voluto bene, dal profondo del mio corpo, con ogni fibra del mio cuore, già prima che mi trasformasse. Lui è stato una specie di principe azzurro, che mi salvava un po' ogni volta che sbucava dal nulla sul balcone di casa mia. Mi aiutava a superare l'inferno in cui ero costretta a vivere, e non mi è importato neanche che abbia condotto i distruttori fino alla mia casa umana, e che mi abbia praticamente costretto a scappare. Mi è andato bene anche essere trasformata, per me è stata una benedizione. Ha liberato una parte di me, importante, una parte di me che tra gli umani non avrei mai potuto esprimere. E per questo, gliene sarò grata in eterno, perché grazie a lui ho conosciuto Kirian, Tyr, Cornelia, Grigori, e tutti gli altri, grazie a lui mi sono fatta una famiglia, e ho due figli stupendi. Ma, Marcus, io non lo perdonerò mai. La sua sola vista mi disgusta. Vorrei vederlo contorcersi per il dolore per sempre. Perché il male che ci ha fatto è centinaia di volte più grande delle belle cose. Le sovrasta, le sommerge e le fa scomparire. Vorrei che morisse dopo un secolo o due di lenta e immensa sofferenza, perché fino all'ultimo, fino all'ultimo istante, per lui sia io che i miei consorti, che i miei amici, non siamo stati altro che oggetti, strumenti da usare ad occorrenza." affermai in tono gelido "Non mi pento affatto del dolore che sta patendo, perché è il minimo per risarcirci di quello che abbiamo patito tutti noi a causa sua" conclusi lasciando il posto al silenzio più assoluto, che si protrasse per molti minuti interminabili "Noi vi abbiamo dato le informazioni che vi servivano, e anche quelle che non eravamo tenuti a darvi, ora andatevene, e lasciateci in pace" disse Kirian, che come me e Tyr non era uscito emotivamente indenne dalla passeggiata sul viale dei ricordi.

Nessuno degli ospiti provò a dire una sola parola, in nessun campo, semplicemente si girarono verso l'uscita e se ne andarono, per poi sparire appena oltrepassata la soglia. Lentamente tutti i presenti uscirono dal salotto, fino a quando non restammo solo io, Kirian, Tyr e Grigori. Restammo fermi, immobili per altri lunghi minuti, concentrandoci solo sulla piacevole sensazione della nostra vicinanza. Ma le sensazioni che cercavamo di allontanare erano diverse, due di noi volevano allontanare tristezza, dolore e sofferenza, mentre altri e due volevano allontanare la collera, la furia, la sete di vendetta. Eravamo instabili, questo era già assodato, ma non credevo che lo eravamo fino a quel punto. Fino al punto di desiderare una scusa per attaccare chiunque.

Quei sentimenti bellicosi presto fluttuarono fino ai miei consorti, che ben consapevoli che mancava poco a far tracimare il vaso si scostarono "È ora che voi andiate" affermò Kirian, con un certo nervosismo nella voce, dovuto interamente alla mia agitazione. Grigori si rimise in piedi, e molto cavallerescamente aiutò anche me "Mi cambio ed usciamo" tagliai corto "Hai bisogno di qualcosa?" volle sapere Tyr, riferendosi a vestiti, o cibi da portare con noi "No, andremmo a caccia" il che voleva dire che avremmo mangiato solo quello che avremmo trovato, sempre che ci fossimo lasciti il tempo per farlo, avremmo dormito solo quando non ci fossimo retti più in pedi e per quanto riguardava l'abbigliamento non era importante. L'importante era sfogare tutta quell'aggressività repressa che rischiava di esplodere per un nonnulla.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora