51 - partenza

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Gli umani avevano riparato alla meno peggio la porta che avevano sfondato, mentre noi avevamo fatto le valige. Quando ero scesa al primo piano, con due borsoni e due valige, indossando delle scarpe nere opache, con cinque centimetri di plateau e venti di tacco, abbinate ad un vestito nero con la gonna a tubino che arrivava a metà coscia ed il corpetto stretto e rigido senza spalline, gli umani avevano sgranato non poco gli occhi, forse perché quel look mi stava bene, o forse perché non avevano la minima idea di come potessi trascinarmi dietro tutti quei bagagli da sola con quelle scarpe, fatto sta che in poco meno di un'ora avevamo fatto i bagagli e gli umani li avevano caricati su dei veicoli palesemente militari dove fummo fatti accomodare. Avevo anche chiamato Alec e le altre guardie, che erano andate a fare delle ricerche su quella situazione assurda, avvisandoli di non tornare a casa, ma di andare alla villa, avvisai anche Virnish, perché volevo trovare le nostre stanze pronte e avevo detto a quei militari che dovevamo prima di tutto andare a prendere i ragazzi a scuola, dato che non volevano aspettare che tornassero a casa per poi scortarci fino alla villa. Così salimmo in auto e lasciammo che ci portassero dai nostri figli.

Il piazzale della scuola era ampio, l'accesso alle auto non era permesso, tranne nel caso fossero vetture per le emergenze o per i disabili, in pratica il fatto che una vera e propria colonna di auto entrasse nel cortile non era assolutamente permesso, quella in cui eravamo seduti noi si fermò esattamente davanti all'ingresso dell'istituto, e con sgomento mi accorsi di tutti i ragazzi si trovavano nei corridoi, o affacciati alle finestre delle aule, chiaramente non impegnati in alcuna attività scolastica, controllai l'orario sul cellulare e mi resi conto che era l'intervallo. Non solo avremmo spezzato il cuore dei nostri figli, ma lo avremmo fatto in grande stile, con tanto di esercito a seguito "Facciamo ciò che dobbiamo" mi sussurrò Grigori, che come gli altri maschi era vestito da guerriero del clan, tutto di pelle nera, con le armi in bella vista, pugnali e spade, nei loro foderi di pelle, l'odore di sangue che si levava tenue da esse. Cornelia indossava una abito verde pastello, largo, le spalline sottili, la gonna a mezza coscia ed un paio di sandali a tacco alto dello stesso colore. Tutti noi, ovviamente, avevamo occhiali da sole scuri per ripararci gli occhi dai raggi diretti del sole. Tutti avevamo indossato i gioielli che ci identificavano come parte del casato di sangue o come servitori di chi ne faceva parte.

Alzai per un momento lo sguardo, alle finestre si era radunata una piccola folla di curiosi studenti, che fissavano un piccolo gruppo di persone circondate da militari armati che erano visibilmente ostili nei loro confronti, non erano li per proteggerli, ma per sorvegliarli, ed era palese. Tra tutti quegli sguardi trovai anche quello di Eric, mi fissò per un lungo momento e poi si fece indietro, lasciando il posto ad un altro curioso, probabilmente stava dicendo a sua sorella e a Becca che noi eravamo arrivati. Sospirai, ma poi feci quello che dovevo, accanto ai miei consorti avanzai di un passo verso l'ingresso, poi un altro, poi un altro.

Varcammo la soglia uno alla volta, prima Kirian, poi Tyr, poi io, dopo Grigori, poi Cornelia ed infine Seth, i militari si erano sistemati sia davanti che dietro e si assicuravano che nessuno ci si avvicinasse. Mentre avanzavamo vidi gli occhi sgranati delle persone che ci riconoscevano, studenti, insegnati, personale scolastico vario. Chi non era in corridoio si affollò alle porte delle aule per sbirciare. Di tutte le aule davanti alle quali passavamo "È questa" sentii dire a Kirian, giunti al terzo piano, ultima porta a destra, le ultime tre vetrate che davano sul cortile. I soldati si fermarono il tempo necessario per far spostare tutti gli studenti e poi ci fecero spazio per permetterci di entrare.

In piedi, dietro la cattedra, c'era l'insegnate di storia, una donna sulla cinquantina che ci aveva sempre trattato con rispetto e cortesia, cosa che ce la faceva apprezzare "Cosa sta succedendo?" volle sapere, anche se non rivolse la domanda a nessuno in particolare, ma un po' a tutti quelli che erano appena arrivati. La ignorammo, cercammo tra le facce spiazzate dei ragazzi presenti fino ad incontrare quelle di Eric, Era e Becca, che ci fissavano consapevoli di quello che stava succedendo, avevano persino sistemato tutta la loro roba "Cuccioli, siamo venuti a prendervi" li informai per tutta risposta, si alzarono in piedi e si misero gli zaini in spalla "Questi non sono i soliti militari con cui avete a che fare" notò Eric fermo, immobile dietro il suo banco, mentre ci guardava negli occhi, imitato dalle due ragazze "Hanno deciso di sbatterci fuori dai territori degli umani?" domandò del tutto calmo, mentre nella classe tutti lo guardavano come se avesse appena affermato di aver ucciso il presidente, Kirian scrollò le spalle "Ci hanno provato" confermò "Non avete ucciso nessuno, vero?" chiese conferma Era, facendo sobbalzare tutti gli studenti e l'insegnate "No, non abbiamo ucciso nessuno, nonostante abbiano sfondato la porta di casa, ci abbiano puntati contro numerose armi e abbiano sparato contro tua madre, non abbiamo ucciso nessuno" illustrò Grigori con il suo solito tono gelido. "Quindi ora che si fa? Si torna nel clan?" volle sapere Eric "Già, a quanto pare gli umani sono troppo arrabbiati per quello che ha fatto Darius ieri sera per permetterci di restare qui, e per quello che ci riguarda abbiamo un po' di cose da sistemare con Darius e quegli altri idioti" confermò Kirian "Stavolta lo ucciderete davvero quel bastardo, vero?" Eric mi fissò negli occhi, e non c'era bisogno di alti particolari per sapere di chi stava parlando "Tesoro, non hai la minima idea di quello che sta per succedere, la sua vita sarà l'ultimo dei pensieri di chiunque ma, terminerà presto e tra atroci sofferenze" gli assicurai, lui annuì con sicurezza e con qualcosa di simile alla gioia negli occhi, forse soddisfazione "Ora andiamo, a quanto pare l'intero casato si è riunito alla villa per delle celebrazione per il ritorno della prima famiglia, sarebbe scortese se mancassimo alla festa in nostro onore" feci notare. I tre ragazzi afferrarono le giacche e si incamminarono nella nostra direzione "Verranno anche gli zii?" volle sapere Eric, mentre procedeva tra gli studenti basiti e sconvolti, verso di noi "Morroven e Merivo? Probabilmente." in effetti non lo sapevo, Virnish aveva solo detto che avrebbe organizzato una celebrazione di rito per il nostro ritorno, nient'altro, ma vista la situazione non era escluso che venissero.

Arrivati davanti a noi Cornelia diede ad ognuno dei tre un astuccio, all'interno tre oggetti diversi, per Becca un bracciale del casato, che mise immediatamente, per Era ed Eric due diversi tipi di collana, sempre del casato. Li guardarono per una manciata di lunghi secondi, immobili "Avete il sangue degli avi nelle vostre vene" disse Tyr "Il sangue del più antico ancora in vita" ricordai "E dei guerrieri più forti della razza" affermò Kirian "Onoriamo il sangue che ci scorre nelle vene" Eric lo disse guardandoci deciso negli occhi, nessun dubbio nessuna incertezza "Onoriamo il sangue degli avi, quello dei nostri genitori e onoriamo il lignaggio puro nel quale siamo nati" continuò "Onoriamo il primo clan, il casato originale, la prima stirpe, i creatori della razza" affermò Era "Onoriamo voi, Lord e Lady, padre, madre. Onoriamo la prima famiglia del casato di Sangue" concluse Era "Onorate voi stessi, figli" mormorò Kirian orgoglioso. Ciò che avevano appena detto era un qualcosa di infinitamente bello, per noi, prezioso ed inestimabile, nonostante il dolore che avevano provato per la loro discendenza loro non la odiavano, anzi, la onoravano, l'apprezzavano. Infilarono le collane e si incamminarono verso l'uscita, insieme a noi, e ai soldati che ci tenevano sotto controllo costante.

il casato di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora