Capitolo 3

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Alice's pov

Il buon vecchio Calligaris è tornato ai suoi splendori d'un tempo, un taccuino ed una penna fra le dita tornite, ben lontano dall'immagine stanca e sfatta di un degente d'ospedale qualunque.

Sembra quasi che non abbia mai preso una pallottola in pieno petto e che l'uomo in pigiama a quadri e capelli arruffati della notte precedente fosse soltanto un sosia.

"Buongiorno Roberto" lo saluta Claudio "Sono contento di vederti così in forma"

"Oddio, Conforti" gli risponde lui, alzando lo sguardo dal blocchetto solo dopo aver finito di appuntare qualcosa che ha tutta l'aria di essere molto importante "In forma è tutta un'altra cosa ma diciamo che me la cavo. E soprattutto il commissariato ha bisogno di me"

Il suo sorriso, fieramente inorgoglito per essere un elemento insostituibile della polizia, si spegne un pochino sotto le raccomandazioni mediche del mio CC, che ci tiene a precisare l'importanza del riposo e dello stare alla larga dallo stress.

"Non sono mica malato, mi hanno soltanto sparato" sdrammatizza davanti alle considerazioni prettamente tecniche a cui non sa come ribadire.

"Dottoressa!" la voce di Visone mette fine al dibattito.

"Buongiorno Visone" lo saluto mentre Calligaris muove una mano nell'aria, facendo segno di tagliarla con i convenevoli ed arrivare al punto.

"Ha già parlato con l'agente sopravvissuto all'agguato?" domando, curiosa di sapere tutto.

Spererei tanto che mi rispondesse di no, in modo tale da poter assistere in prima persona, ma se non fossi così fortunata, spero almeno di riuscire a scucirgli qualche succoso dettaglio.

"Vedo che sono quasi morto ma lei dottoressa non è cambiata nemmeno un po' in queste settimane" mi fa presente fissandomi con aria lievemente contrariata.

"Che ci vuoi fare, Roberto. Ormai la conosci, è sempre la solita Allevi" gli fa il verso Claudio e per un attimo penso si siano messi d'accordo per confabulare contro di me.

Poi mi ricordo che lo hanno sempre fatto e quindi lascio correre, sorridendo forzatamente alle loro solite frecciatine verso di me.

"Va bene, dottoressa, che glielo dico a fare" agita le braccia come a voler dare enfasi alle parole "Ho parlato con l'agente, il signor Valentino Di Blasio. Purtroppo però è servito a poco"

"Amnesia dissociativa" s'intromette il suo braccio destro.

"Sì, non ricorda quasi nulla. È anche per questo che vi ho chiamati" sospira mentre tamburella nervosamente la penna contro il taccuino "I medici non si sono sprecati molto in spiegazioni e ci tenevo anche a sapere il tuo parere, Claudio"

"È difficile stabilirlo a priori. Però sì, lo ritengo probabile" spiega lui mentre sfila le mani dalle tasche del completo ed incrocia le braccia, assumendo un piglio squisitamente professionale "È possibile che, dato il forte impatto emotivo e lo stress conseguente, abbia rimosso l'accaduto. Poi è da valutare quanto ricorda effettivamente. Se siamo fortunati potrebbe essere un'amnesia localizzata, il che sarebbe un bene perché potenzialmente è reversibile"

"Ricorda chi è, come si chiama, riconosce i suoi famigliari ma dice di non sapere cosa è accaduto durante il tragitto in auto ... addirittura non rammenta di esserci salito, né con chi" specifica Calligaris "Dice di essersi risvegliato in ospedale e di non sapere come ci sia arrivato. Però ..."

"Però?" incalzo io.

Sembra che il vice questore abbia qualche sospetto, forse tanti e tali da mettere in dubbio la veridicità delle parole di Di Blasio.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora