Capitolo 54

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Alice's pov

"Zio, zio! Quando sposi Alice?" la domanda di Chiara, mentre saltella euforica accanto a Claudio, spiazza tutti i commensali "Ti prego, altrimenti papà non me la fa chiamare zia Alice! Dice che formalmente non lo è"

Dovrei essere stupita, forse emozionata all'idea che quella piccola bimba che conosco da così poco voglia chiamarmi zia, eppure l'unica cosa che mi colpisce davvero è la reazione di Claudio.

O per meglio dire la non reazione.

"Chiara, io e Alice non ci sposiamo"

Diretto, senza tentennamenti né un briciolo di rimpianto.

Lo dice guardandola negli occhi, senza alzare il capo, forse perché teme molto di più lo sguardo indagatore dei suoi famigliari che quello della nipote.

Io invece sento qualcosa spezzarsi dentro al petto.

Lo sapevi fin dall'inizio che Claudio non è tipo da matrimonio, Alice!

Quindi perché ora soffri a sentire quelle parole uscire dalla sua bocca?

Cerco i suoi occhi ma lui me li nega; forse neanche si accorge che lo sto fissando.

"Ma perché?" insiste la piccola sembrando quasi spiaciuta seppure io non ne comprenda il motivo "Che ti costa? Tanto l'anello già ce l'ha!"

Se pensavo che quella cena non potesse essere più imbarazzante di così, mi sbagliavo.

E per un attimo sembra che anche Claudio la pensi allo stesso modo, almeno per quella minuscola frazione di secondo in cui i nostri occhi s'incontrano a metà strada fra l'imbarazzo e la paura.

Sento il caffè gorgogliare salendo nella moka, tanto è profondo il silenzio in cui tutta la casa è piombata.

Lui torna a guardarmi con quella intensità che ha il potere di farmi perdere il lume della ragione e che pensavo non mi avrebbe mai più riservato.

Glielo hai detto tu? sussurrerebbe il suo sguardo se solo potesse parlare.

Il fatto che lui possa anche solo crederlo mi riempie di tristezza.

Non è colpa mia se hai una nipote intelligente, caro CC.

"Chiara, perché non la smetti di infastidire lo zio?" s'intromette Giacomo, quasi volesse proteggere Claudio  "Fratellino, dammi una mano a portare in tavola il caffè" aggiunge alzandosi dalla sedia e trascinandolo con sé.

Li vedo allontanarsi verso la cucina e per un secondo vorrei tanto essere una piccola mosca, innocua ed insignificante, in modo da poter origliare i loro discorsi.

Invece resto ferma lì, seduta al tavolo con i loro genitori che mi fissano sbigottiti, come se la notizia che il figlio possa aver regalato un anello li lasciasse inebetiti e privi della forza di reagire.

Non noto nemmeno Chiara avvicinarsi, tanto sono concentrata a sviare l'attenzione su qualunque cosa, pur di non cadere nella trappola di domande scomode.

"Posso chiamarti zia Alice comunque?" sussurra, le labbra arricciate e gli occhi imploranti.

Non riesco a resistere a tanta dolcezza concentrata in un'unica bambina.

"Puoi chiamarmi come ti pare" le confermo, accarezzandole una guancia in un gesto affettuoso.

Mi stringe, abbracciandomi forte: "Vedrai che zio cambia idea" dice a bassa voce, facendomi credere di essermi immaginata tutto.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora