Alice's pov
Il viaggio di ritorno dal sopralluogo è piuttosto silenzioso.Sono completamente assorbita dai miei pensieri ed un senso di angoscia si impossessa lentamente di me, partendo dalla bocca dello stomaco ed allargandosi a macchia d'olio in tutto l'addome.
Il ritrovamento del cadavere dell'agente ha tarpato le ali a quella che doveva essere una splendida giornata, ancora prima che cominciasse.
Ora tutto sembra incerto e scarsamente intenzionato a migliorare.
Il meteo uggioso, di quelli che ti ricordano a tradimento che l'inverno non è ancora stato sconfitto, non migliora la mia inquietudine. Ci era stato concesso giusto il tempo per osservare il corpo poi aveva iniziato a piovere fitto, con l'acqua che cancellava ogni traccia dalla scena del crimine.
Osservo le gocce picchiettare e poi scivolare lente sul finestrino della Mercedes di Claudio, in mezzo a quella nebbiolina che appanna i vetri e offusca la lucidità dei miei pensieri.
Valentino Di Blasio e la sua provvidenziale amnesia se ne sono andati in un soffio, in una notte fredda che preannunciava tempesta.
Forse Calligaris aveva ragione: se l'uomo avesse davvero fatto finta di non ricordare niente?
Magari per questo aveva trovato la morte, ucciso da chi non era riuscito a portare a termine il compito quella maledetta sera.
Ma perché farlo adesso?
Perché non ucciderlo in tutte queste settimane e perché prendersela proprio con lui? In fondo l'obbiettivo era Sergio, che ancora lotta per risvegliarsi da un coma che sembra non volerlo lasciare più.
E come mai non avevano tentato di eliminare il PM se era tanto importante che nessuno lasciasse vivo quell'auto?
C'era qualcosa che non tornava e che, in qualche modo, non mi dava pace.
E se Di Blasio avesse iniziato a ricordare? O se avesse smesso di voler fingere?
Forse qualcosa aveva fatto traboccare il vaso e lo aveva spinto oltre, al di là di quell'invalicabile confine da cui non si torna più indietro una volta superato.
"A che pensi?" il tono lieve di Claudio mi riscuote dal torpore, fisico e mentale, che aleggia nell'abitacolo.
Con il riscaldamento accesso e la pioggia che scroscia in sottofondo tutto pare rallentato e le risposte corrette, anche quelle ai quesiti più banali, faticano ad arrivare, perse in un grigio pallore.
"A quanto ancora andrà avanti questa storia" ammetto senza ritrosie "Sono stanca. Prima Sergio, poi Ferretti, ora questo..." sospiro "Sembra un incubo senza fine"
Non risponde ma la sua mano scivola sulle mie, lasciate pigramente in grembo, e ne carezza il dorso nella speranza che quel contatto possa parlare per lui.
"È ancora presto per entrare in Istituto" aggiunge dopo un po', fermo ad un semaforo, mentre controlla l'ora.
Sono appena le otto meno un quarto.
"Ci verresti a fare colazione con me?" propone lanciandomi uno sguardo furtivo mentre scatta il verde ed è obbligato a ripartire prima che la gente in coda inizi a lamentarsi.
Annuisco e lui coglie il mio assenso con la coda dell'occhio.
Mi porta in un bar ad un paio di isolati dall'Istituto in cui non sono mai stata; è piccolo ma molto confortevole.
Ci accomodiamo ad un tavolino in disparte, accanto alla finestra.
L'acqua continua a scendere e riesco a trovare sollievo solo nel calore della tazza di ceramica del mio cappuccino, che mi scalda le dita.
STAI LEGGENDO
L'allieva 3 - Il tempo di un battito
Fanfictie"Hai fatto bene a riavvicinarti a lui, sai?" l'allontano leggermente da me, quel tanto che basta affinché lei possa voltarsi a guardarlo e capire a chi io mi riferisca. Come se ce ne fosse il caso. "Vedrai che farete un sacco di marmocchi e ti acco...