Capitolo 55

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Alice's pov

Sentirei freddo se non mi baciasse così.

Sentirei il rumore del taxi che arriva, accosta e cerca di capire se siamo proprio noi ad averlo chiamato.

Lo sentirei se solo lui smettesse di far convergere tutti i miei pensieri, tutte le mie sensazioni, tutte le mie pulsazioni su di lui.

Passa un minuto, forse due prima che l'uomo alla guida, evidentemente spazientito, suoni lievemente il clacson per palesare la sua presenza.

Un sussulto mi porta a staccarmi da lui, cogliendomi di sorpresa.

"Non vorrei mai interrompere..." dice, a disagio "Ma siete voi che avete chiamato?"

"No" mi esce immediatamente dalla bocca, ma è il desiderio di restare qui con Claudio a parlare "Cioè... sì" mi correggo, avvampando in egual misura per l'essermi impappinata e per lo sguardo penetrante che CC non smette di rivolgermi.

"Signorina, io non ve capisco"

"Ho chiamato io ma..." tentenno, voltando lo sguardo verso Claudio che si sta godendo la scena senza la più benché minima intenzione di intervenire "...non ce n'è più bisogno"

Quell'ammissione strappa un sorriso malizioso sul volto di entrambi.

"Mi fa piacere per voi, ma a me chi mi paga?" si lamenta, sporgendosi dal finestrino aperto per squadrarci meglio "Vabbè, ho capito. Buona notte" ci augura dopo qualche secondo di silenzio, ripartendo per lasciarci soli.

Sono di spalle e temo il momento in cui mi volterò verso di lui, perché già percepisco addosso il suo sorriso irriverente e provocatorio.

"Quindi il taxi non ti servirebbe più" si limita a constatare, le mani in tasca ed il capo leggermente reclinato da un lato "E si può sapere come hai intenzione di tornare a casa, Sacrofano?"

Lo so che vuole soltanto punzecchiarmi, ed il mio nomignolo ne è una chiara prova, ma quella frase ha un potere evocativo devastante su di me.

Significa ammettere che voglio di nuovo che il suo appartamento sia anche casa mia.

Ed è esattamente così, o almeno credo da quanto pulsa febbrilmente il mio cuore.

"Penso che ti accontenterò, Claudio" rispondo "Potrebbe essere l'occasione giusta per riprendere ad usare le mie chiavi"

"Quindi vuol dire che..." s'avvicina, abbassando il tono di voce fino a renderlo poco più che un sussurro "vorresti salire da me?"

È incredibilmente serio mentre me lo chiede, come se volesse sinceramente sentirsi dare una risposta.

Esito, investita da un piacevole senso di gratificazione alla vista dei suoi occhi ardenti, che mi spingono ad avvicinarmi a mia volta al suo corpo, come attratta da un magnete.

Un dito sulla mia bocca, a sfiorarmi con lentezza le labbra, ed il suo sguardo puntato esattamente lì di certo non aiutano a restare impassibile.

La verità è che quella domanda sottende qualcosa di molto più intimo e, forse, perfino romantico.

Sembra silenziosamente chiedere mi vuoi ancora? ed io mi sorprendo di quanta convinzione alberghi in me a tal proposito.

Io che, di solito, vivo di insicurezze.

La sua mano che si sposta verso la mia guancia, il movimento del mio capo, fino ad avere il suo palmo sopra le mie labbra. Gli lascio un bacio lungo e profondo sulla pelle, per quanto mi sia concesso da quella strana posizione, socchiudendo per qualche attimo le palpebre.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora