Capitolo 59

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Claudio's pov

"Bentornata a casa, Alice"

Fremevo dalla voglia di dirlo quasi quanto bramavo di nuovo il contatto con le sue labbra.

"Claudio, dovresti aiutarmi a togliere i vestiti dalla valigia non quelli che ho addosso" mi fa notare, cercando di rimanere distaccata ed irremovibile sotto i miei tocchi sempre più insistenti.

"Ma questo è molto più divertente" le faccio notare, riprendendo possesso della sua bocca e divorandole le labbra con avidità.

Si lascia andare contro la porta appena richiusa alle nostre spalle, arrendevole sul fatto che prima dedicherò le mie attenzioni a lei e solo dopo, forse, alla sua valigia.

La pelle candida del suo collo è un invito irresistibile verso il suo petto, coperto da una camicetta di raso, color corallo.

Ne apro i bottoni ad uno ad uno, rischiando di farne saltare un paio nella foga.

Sotto le labbra, aperte e premute con insistenza contro il suo sterno, percepisco il palpitare deciso e martellante del suo cuore, che pompa il sangue in circolo più velocemente del normale.

È così viva sotto le mie mani da farmi tremare.

Reclina la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e lasciandomi campo libero, senza nemmeno provare ad opporre resistenza mentre una mia gamba scivola fra le sue ed i nostri bacini si scontrano, facendomi perdere tutto il raziocinio di cui ancora sono provvisto.

Lei ne approfitta per disfarsi della mia t-shirt che mi sfila con premura, facendo attenzione a non scontrare la ferita ancora fasciata sul fianco.

Affonda il viso nel mio collo, lasciando su di esso baci lenti ed infuocati, fino a risalire sul profilo della mascella e giocare con la mia barba lievemente incolta.

È lei a prendere in mano la situazione e spingermi verso il corridoio, mordendosi il labbro inferiore fra i denti, in un gesto così sensuale ed allettante che la rende ancora più attraente sotto il mio sguardo.

Il riflesso dei suoi occhi nella penombra della stanza è un luccichio carico di aspettative e speranze, misto ad un desiderio ed una cupidigia che raramente le ho visto.

Le sbottono i jeans, le mani che s'insinuano tra la stoffa e la pelle liscia nascosta sotto di essa, mentre mi abbasso per trascinarli giù con me, lungo le cosce ed i polpacci, fino alle caviglie ed oltre di esse, lasciandola in intimo.

Resta in attesa, fissando con ansia i miei occhi e senza perdersi nessun gesto, teso a farle desiderare ancora di più tutto quello che posso offrirle.

I baci, le carezze accennate fra le sue gambe, la mia lingua che rincorre la sua quando le nostre labbra tornano ad unirsi.

Non vorrei lasciare mai più la sua bocca.

Sorride in mezzo ai gesti più dolci e casti mentre sospira lenta, poi più affannosamente quando smetto di giocare e non resto che spazio per quella passione dirompente che entrambi non riusciamo a trattenere.

Non c'è nulla che desideri di più.

Averla qui, stretta me, dopo essermi a lungo convinto che non sarebbe mai più stata mia, è la sensazione più bella che conosca.

Sussurra il mio nome all'orecchio, implorandomi di baciarla ancora ed ancora.







"Chiara ha spifferato tutto a mia madre" mi ritrovo a sussurrare contro la pelle nuda della sua spalla.

La sento ridere lieve, il suo respiro più movimentato del solito che le fa muovere le scapole, accarezzate dalle mie dita senza seguire uno scopo preciso.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora