Capitolo 32

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Alice's pov
È un incubo.

Un lungo e terribile incubo.

Non può essere successo davvero.

Non so nemmeno come ci sono arrivata a casa. Forse la forza dell'abitudine oppure la voglia di lasciarmi andare ad un pianto disperato che mi sono trattenuta in gola per evitare di dare spettacolo in pubblico.

Ma una volta varcata la porta lo sguardo interrogativo di Cordelia, seguito da quello spaesato di Yukino, ha rotto le mie ultime difese.

"Alice ma che...?"

Lo sguardo che ricade sulla valigia, i miei occhi lucidi e le palpebre arrostate credo non lascino molti dubbi a riguardo.

"Elis?"

Fra tutti lo sguardo di Arthur è quello che mi fa più male e non so nemmeno dire io il perché.

"Non ho fame" dico guardando la tavola imbandita "Fate finta che io non ci sia, ho soltanto bisogno di dormire un po'"

Nessuno osa dire niente almeno fino a quando il rumore delle ruote del bagaglio che corrono sul pavimento non li risveglia dallo shock iniziale.

"Alice, stai bene? Che cosa è successo?"

"Elis, hai bisogno di..."

Yuki è l'unica a rimanere in silenzio, lo sguardo nero e liquido che mi fissa a lungo, comprensivo.

"Lasciatemi sola, vi prego" li supplico alzando una mano a mezz'aria, come a voler fermare la loro andatura verso di me "Buona notte"

Il letto mi accoglie senza fare domande ed io di questo ho bisogno.

Il cuscino s'inzuppa delle mie lacrime senza obbiettare ed in silenzio attutisce i miei singulti sempre più forti.

Il suo sguardo.

Le sue mani sulle mie braccia, il suo petto contro la mia schiena.

Ti prego, non andare.

Le sue suppliche, del tutto inutili.

Sono scappata da quella casa, dalle sue braccia, dalla speranza di poter davvero costruire qualcosa.

Maledetto il giorno in cui ho deciso di fidarmi.

Il mondo attorno a me si sfoca, restando vacuo ed abbozzato come mille puntini colorati, fra le lacrime che non
smettono di scendere.

Avevi la tua possibilità e l'hai sprecata.

Ed io ti odio per questo!

Il suo sguardo perso alle mie parole.

La sua presa che si affievolisce fino a sparire.

La porta che sbatte e lui che non mi segue.

Gli hai chiesto di lasciarti andare, Alice! Ora avresti voluto che ti corresse dietro?

Il volto della Manes appare fra i miei pensieri come un fulmine a ciel sereno. Odio anche lei.

Odio il fatto che sia così com'è e tutto ciò che ne consegue.

Ammesso che Claudio mi abbia davvero detto la verità.

Catania, il trasferimento, la mia vita senza Parigi, senza medicina legale.

Ed ora senza Claudio.

Non so che cosa mi faccia più male.

Il mio telefono squilla: una, due, tre volte.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora