Capitolo 19

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Alice's pov

Detesto riordinare.

Odio doverlo fare quando sono io a mettere le cose in disordine, figuriamoci quando il marasma non è nemmeno opera mia. Non del tutto almeno.

Claudio mi ha lasciato l'ingrato compito, dileguandosi in un sbuffo di camice.

Credo si sia rintanato nel suo studio e così ha fatto la Manes, con i documenti delle analisi appena svolte.

L'idea che lei lo abbia invitato ad intrattenersi per la serata mi dà ancora sullo stomaco.

Forse era solo una proposta innocente, senza secondi fini.

Forse sei la solita paranoica, Alice.

Allora perché questa straziante sensazione che mi attorciglia le viscere non ci pensa nemmeno a lasciarmi in pace?

Mi sembra di essere tornata ai tempi insospettabili in cui CC usciva con Ambra ed io passavo le mie giornate a struggermi per la lontananza di Arthur e l'afflizione che la scarsa considerazione di Claudio nei miei confronti mi ha sempre provocato.

Non ero in grado di capire quale fra i due tormenti prevalesse, chi avesse maggior capacità di destabilizzare il mio precario equilibrio interiore.

Con il senno di poi l'ho compreso benissimo, a mie spese.

Mi sfilo i guanti dopo aver finito di lavare accuratamente tutta la strumentazione, o almeno ci provo.

Il lattice di cui è composto s'incastra sul mio anulare, rendendo complicata la rimozione. È lì che resta fisso il mio sguardo per un lasso di tempo indefinito, ad osservare quell'anello che mai avrei pensato di ricevere da uno come lui.

In fondo non avrei nemmeno mai immaginato che uno come lui potesse piacermi, invece...

Non mi rimane che rimettere gli strumenti al loro posto, possibilmente senza spaccare nulla, e rifugiarmi nuovamente nell'ufficio del tanto desiderato dottor Conforti.

Al mio arrivo, scortata silenziosamente dal mio agente di polizia personale, mi rendo conto che non è più solo.

"Alla buon'ora, Allevi! Iniziavamo a pensare che fossi stata risucchiata in una provetta" mi prende in giro lui, nemmeno fossi rimasta in laboratorio per secoli.

Visone e Calligaris sono comodamente seduti alla scrivania, in religioso silenzio ma con un sorriso trattenuto a stento durante questo siparietto comico degno del medico legale più cinico d'Italia.

"I compiti vanno svolti con dedizione e precisione" gli faccio eco io "Me lo hai insegnato tu"

Muore dalla voglia di ribattere, lo percepisco dal suo sguardo inteso che lascia vagare su di me, come una carezza languida che mi attraversa interamente, dalla frangetta alla punta dei piedi.

Stranamente però tace.

Forse si è reso conto che rischiava di esporsi troppo e non sia mai che dalla sua bocca possa uscire qualcosa di sconveniente che tradisca la sua inscalfibile reputazione da maschio alfa.

"Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare" rompe il ghiaccio Roberto, girandosi leggermente per guardarmi.

"Mi scusi ma che ha combinato alla giacca?" domando indicando la stoffa impolverata e con qualcosa di appiccicaticcio sul bavero, che parrebbe essere un pezzo di ragnatela.

Si trattiene appena dal lanciarmi un'occhiataccia mentre cerca di pulirla in modo sbrigativo: "Non ha idea di quanto sporco fosse l'archivio dell'orfanotrofio. Polvere, ragni, insetti vari" dice con l'aria ancora schifata.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora