Capitolo 16

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Claudio's pov

Sento il mio nome gridato a squarciagola riecheggiare nell'aria.

Non riesco a capire che cosa succeda.

Alzo lo sguardo e la vedo: la mia Alice, oltre la finestra di quelli che sono i bagni dell'Istituto al piano terra, lì dove si dirigeva poco prima che io uscissi.

Ha gli occhi puntati nella mia direzione, ma persi alle mie spalle, come se non guardasse direttamente me bensì qualcos'altro.

Mi volto di scatto.

La leggera brezza scuote le chiome degli alberi, soffiando quell'aria tiepida fra le foglie verde smeraldo.

Il parcheggio è stranamente deserto e, a parte qualche auto parcheggiata, non vi è anima viva.

Che cosa succede, Alice?

Sembra terrorizzata, ma in modo diverso rispetto alle volte in cui si è bloccata davanti ad una rampa di scale o quando sembrava rivivere la brutta esperienza di qualche giorno prima.

La chiamo ma lei non mi risponde, sempre con lo sguardo fisso verso un punto indefinito.

Le mie gambe scattano improvvisamente ed in un secondo i miei piedi corrono già sul marmo degli scalini.

Rientro in Istituto con il cuore che mi batte fastidiosamente in gola, infrangendo qualsiasi record di velocità per la risalita della grande scalinata.

Giro velocemente a destra, verso la zona dei bagni, ritrovandomi la strada sbarrata da qualche specializzando del primo anno, tutti attoniti ed immobili, richiamati in corridoio dalle urla.

"Fate largo, maledizione!" li rimprovero mentre cerco di farmi strada.

È nel bagno, mi dà le spalle, continuando a fissare fuori dalla finestra mentre le sue mani scivolano sul davanzale in marmo, come se fossero troppo sudate per riuscire a trovare appiglio su quella superficie liscia.

La Manes è con lei, al suo fianco, che cerca di chiamarla senza grandi risultati, così come Mazzoni.

Alice!

Dottoressa!

Allevi!

Si sente bene?

Tutto inutile.

Irrompo di colpo, prendendo tutti alla sprovvista tranne Alice, che non sembra nemmeno accorgersene.

"Che è successo?" domando agitato.

"Non ne ho idea, ha iniziato a comportarsi in modo strano da quando ..."

"Claudio!"

Si volta, l'aria di chi ha ripreso un minimo di contatto con la realtà.

Credo abbia riconosciuto la mia voce, anche perché il rumore di passi, il vociare della gente in corridoio e le domande della Manes non l'avevano minimamente sfiorata ma quando ho aperto bocca si è subito voltata.

Finisce fra le mie braccia prima ancora che io abbia il tempo di dire o fare qualunque cosa.

Il mio cervello non ha ancora realizzato quanto accaduto ma incredibilmente le mie braccia percepiscono il suo desiderio di essere stretta prima dei miei neuroni, come guidate da un riflesso involontario.

"Per fortuna stai bene" biascica contro il mio petto in un sussurro che credo sia udibile unicamente a me.

È più bassa del solito, visto che oggi ha optato per un paio di scarpe da ginnastica invece delle sue solite zeppe o dei tacchi improbabili che decide di indossare sempre nei giorni meno opportuni, come quella volta in cui eravamo finiti ad esaminare un cadavere nei meandri dei Fori Imperiali. È così piccola e fragile da apparirmi ancora più indifesa e rannicchiata a tal punto che la sua testa arriva all'altezza delle mie spalle. Si nasconde contro di me ed i suoi capelli mi sfiorano il mento, che si trova perfettamente sopra il suo capo.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora