Capitolo 34

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Alice's pov
La sveglia suona imperiosa come ogni mattina alle sette in punto.

A differenza degli altri giorni, però, mi trova già vigile e cosciente.

Non ho dormito se non un'ora, durante la quale mi sono svegliata almeno cinque o sei volte e l'ansia che mi opprime il petto da ieri sera non è di certo migliorata.

Anzi, forse è perfino peggio.

Come se l'ubriaca fossi io, e non Claudio, ho passato le ore a smaltire i postumi di quell'incontro ravvicinato della scorsa notte, fra le mura del suo appartamento che per un po' sono state casa mia.

Claudio... io ti amo.

L'ho detto.

Non posso tirarmi indietro ed in fondo nemmeno lo voglio.

È la verità e ne sono ogni istante più convinta. Proprio questo, a dirla tutta, rende ogni cosa così drammatica.

Perché se non lo amassi tanto non passerei il tempo a struggermi come la protagonista di un romanzo russo di fine 800.

Il rumore di nocche che battono sulla porta mi coglie di sorpresa portandomi a sussultare inconsapevolmente sotto il piumone.

"Avanti" dico apatica mentre mi tiro su a sedere e mi rendo conto di aver combattuto una lotta greco-romana con le lenzuola.

"Posso entrare?" domanda una voce che, volente o nolente, non potrò mai dimenticare.

Il viso abbronzato di Arthur, merito dei suoi viaggi in mete al di sotto dell'equatore quando qui imperversano le stagioni più fredde, fa capolino dalla porta tenuta socchiusa.

Faccio segno di sì con il capo anche se la voglia di rituffarmi sotto il piumone e fingere di non esistere più mi alletta come l'ultima fetta di una torta al cioccolato dopo un mese di dieta ipocalorica.

Solo quando entra nella stanza noto che tiene in mano un vassoio con la colazione.

"Ho sentito che sei rientrata tardi questa notte e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere..." dice abbassando lo sguardo sul vassoio, un lieve accenno di imbarazzo che sfocia nell'utilizzo della lingua per lui più confacente "breakfast!"

"Grazie" rispondo in poco più che un sussurro "è carino da parte tua"

Si avvicina, posa il tutto in un angolo del letto e si siede sul materasso, a poco distanza dalle mie gambe rannicchiate al petto e coperte parzialmente dal piumone.

"Nottata inquieta" commenta osservando le lenzuola stropicciate ed uno dei tanti cuscini, che amo tenere sul letto, miseramente caduto a terra.

Accenna un sorriso amichevole che mi ritrovo a contraccambiare.

L'aria, seppure un po' tesa da un impercettibile disagio, ha quella quiete serena e tranquilla che solo nei momenti di massimo avvilimento riesco a concepire come felicità, mentre nelle restanti volte scambio per banalissima ed irritante noia.

Devo avere un problema, forse anche molto serio.

Il sorriso di Arthur, gentile ed apparentemente rilassato, mi sembra addirittura bello.

Eppure non ne sono felice.

Perché il mio cuore non trema più?

Perché rimane apatico ed insofferente anche al primo gesto di gentilezza della giornata, del tutto gratuito e non richiesto, dettato da un sincero affetto nei miei confronti?

Claudio non mi avrebbe mai viziato così. Anzi, mi avrebbe addirittura schernito con le sue solite battute taglienti, come quella volta, in un tempo che mi sembra ormai lontano anni luce.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora