Capitolo 17

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Alice's pov

La sera ha ormai teso le sue lunghe dita sulla città, trangugiando con ingordigia il sole all'orizzonte.

Il caldo inaspettato di quella giornata si protende nella notte, riempiendo l'aria di un effervescente pizzicore che solo le giornate di tarda primavera sono in grado di dare.

Sono alla finestra, intenta ad osservare la volta celeste rischiarata da qualche piccola stella, visibile appena a causa dell'inquinamento luminoso della capitale.

"Che cosa fai lì?"

La sua voce che mi raggiunge mi risveglia da quel torpore meditativo in cui era sprofondata mentre sento le sue mani posarsi sulle mie spalle.

"Pensavo" ammetto chiudendo gli occhi sotto il tocco dei suoi polpastrelli caldi.

"Sei tesa" constata d'un tratto mentre inizia a spostare le dita sulla mia pelle, trasformando quel movimento in un massaggio che cerca di distendere i miei muscoli contratti.

Mi abbandono, concentrandomi solo su quelle piccole pressioni che esercita ripetutamente e scordando tutto il resto che mi circonda.

O almeno ci provo.

Qualche brivido mi attraversa la schiena data la sua stretta vicinanza, tale da sentire la fibbia della cintura dei suoi pantaloni sfiorarmi la schiena.

Basterebbe sbilanciarsi di pochi centimetri all'indietro per finire completamente fra le sue braccia e lasciarsi andare a quella pace dei sensi che è in grado di procurarmi.

"Non dovresti stare alla finestra" mi sussurra all'orecchio con voce calda, troppo per essere un rimprovero "Hai sentito quello che ha detto Calligaris o hai fatto solo finta di ascoltarlo?"

"Avevo bisogno di una boccata d'aria" rispondo come se questo bastasse a giustificarmi "E poi abbiamo mezza polizia di Roma sotto casa ... non penso che possa succedere nulla se mi affaccio alla finestra"

"Non me lo ricordare" sospira.

Non gli è andata molto giù l'idea che i poliziotti all'ingresso siano raddoppiati e non per una questione di mia sicurezza, per quelli ne avrebbe tollerati anche cento, sue testuali parole, ma perché sono per lui.

Roberto ha chiarito che dopo l'avvenimento di oggi pomeriggio, se Ferretti avesse avuto anche solo qualche dubbio su un possibile legame fra noi, ora è sicuro che io e Claudio siamo quantomeno intimi.

E questo mette in pericolo anche lui, non solo me.

Mi odio per questo.

Mi odio per essermi immaginata tutto, o quasi.

I video delle telecamere inchiodano l'uomo in fondo al piazzale come lo psicopatico poliziotto aggressore ma, proprio come testimoniava la Manes, non si è mai avvicinato a CC.

Non so che cosa mi sia successo.

Perfino per una che vive in un mondo immaginario tutto suo questa cosa non ha senso, nemmeno nelle più fervide immaginazioni.

"Mi dispiace" ammetto con un filo di voce.

Lui si blocca, interrompendo di colpo il massaggio ed io non posso fare a meno di dispiacermene.

"Per cosa?" domanda perplesso.

"È colpa mia ... io ..." mi mancano le parole per descrivere quello che credevo di aver visto "Era tutto così reale, io non so come sia potuto succedere ..."

"Shhh" il suo soffio caldo sul collo è una dolce tortura, che finisce velocemente così come è cominciata.

Mi fa voltare nell'abbraccio e mi ritrovo davanti a quei due grandi fari che sono i suoi occhi.

L'allieva 3 - Il tempo di un battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora