Capitolo 41

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Io e Gai ci sediamo sotto un albero per riposarci un po' dopo tre ore di allenamento senza alcuna interruzione. Io poso la testa contro il tronco e prendo dei respiri profondi, mentre lui si schiocca il collo.

«Cavolo, dicevi che le arti marziali non ti piacevano per niente, ma direi che te la cavi piuttosto bene.» commenta.

«Se con "piuttosto bene" intendi dire che sono di gran lunga migliore di te ti ringrazio. Merito dei miei allenamenti speciali nella foresta.» lo provoco con una risata gutturale.

«Dovrei proprio regalarti una delle mie tute fatte su misura. Ti starebbe alla perfezione!» esclama sognante.

«No, grazie. Mi piace vestirmi di nero.» rispondo alzando le spalle.

«Nero, nero e nero... Ma perché non puoi mettere qualcosa di un po' più vivace, per una volta? Pensa alla mia tuta. Un bel verde sgargiante è quello che ti serve!»

«Non ti arrendi, eh?» dico guardando il cielo tra le foglie.

«Quando hai detto che ti ritroverai con Kabuto per concludere le trattative?» cambia argomento all'improvviso.

«Tra due giorni.»

«Sono pochi. Molto pochi.» commenta posandosi una mano sotto il mento.

«Non ti preoccupare, d'accordo?» gli chiedo alzandomi di nuovo in piedi e porgendogli una mano perché possa raggiungermi.

«Mh? Cos'hai intenzione di fare adesso?» domanda stupefatto.

«Voglio farti vedere una tecnica a cui stavo lavorando. Non è ancora completa, ma sono sicura che quando lo sarà mi servirà.» spiego con un cenno del capo.

«Vediamo...»

Gai si pulisce i vestiti dalla terra e si prepara a difendersi dal mio colpo.

Io concentro il chakra sulla punta dell'indice e visualizzo nella mia mente una sfera non più grande di una biglia. Quando riapro gli occhi la bolla di energia assume la forma di una specie di tornado che mi avvolge l'intero braccio.

Inizio a correre verso Gai, ma proprio quando sto per colpirlo il flusso di chakra si interrompe. Lui tira un sospiro di sollievo e si asciuga il sudore sulla fronte.

«Per fortuna. Se mi avessi colpito con una cosa del genere sono sicuro che sarei finito all'ospedale!» si mette a ridere.

«Non capisco dove sbaglio.» sospiro lasciandomi cadere di nuovo a terra.

«Forse sei solamente stanca. Avanti, torniamo al villaggio.» mi propone con uno dei suoi sorrisi bianchi come la luna.

Poso i gomiti contro il parapetto di legno della terrazza panoramica su cui mi trovo e rimango a osservare la luna piena che brilla sopra di me. Non ho mai visto un cielo tanto limpido qui a Konoha. Mi sembra quasi di poter afferrare quella sfera pallida semplicemente allungando un braccio verso l'alto.

Chiudo gli occhi e assaporo l'aria fresca. Ha smesso di piovere da poco, ma le rade nuvole grigie alle mie spalle potrebbero portare un altro breve temporale sul villaggio. Sfilo il coprifronte e mi copro l'occhio sinistro con la mano. Mi ritrovo a pensare per l'ennesima volta a Kabuto e alle sue parole.

-

«Il mio maestro è disposto a consegnarti dei rotoli contenenti delle tecniche proibite appartenuti al tuo clan. Tra queste ce ne sono alcune che riguardano la guarigione e la rigenerazione delle cellule perdute. Potrebbero servirti a riprendere il controllo dell'occhio sinistro.»

«E quale sarebbe il secondo fine di tutta questa benevolenza?»

«In cambio, vorrebbe che lo aiutassi a recuperare l'uso delle braccia. Durante il suo ultimo scontro con il Terzo Hokage ne ha perso il controllo per via di un sigillo molto potente. Tu sei l'unica in grado di eseguire quelle tecniche. È necessario appartenere al clan Koi per metterle in pratica.»

-

Scuoto la testa. Per un attimo mi è parso di scorgere un riflesso rossastro nella parte più alta della luna. Batto gli occhi e la fisso attentamente.

Dev'essere stata solo un'impressione. Non posso lasciarmi suggestionare dagli avvenimenti degli ultimi giorni. Devo farmi forza e riflettere.

Infilo una mano in tasca ed estraggo il rotolo contenente le tecniche proibite della mia famiglia. C'è ancora un'ultima sezione della pergamena che mi attende e che non ho voluto consultare prima di questo momento.

Scarto in poco tempo tutte le tecniche che ho già esaminato e rivolgo gli occhi su un titolo totalmente diverso dagli altri.

«Tecnica della rinascita» recitano le prime parole impresse a inchiostro rosso scuro come il sangue.

Inarco un sopracciglio. È trascritta su un tipo di pergamena diverso da quello del resto del rotolo. Dev'essere stata aggiunta in seguito.

Stringo le mani intorno all'asticella di legno e inizio a leggere, catturata da una simile mossa. Anche l'esecuzione è completamente differente da quelle che conosco. C'è qualcosa di tremendamente familiare in tutto questo.

«Il primo ninja ad aver eseguito tale tecnica è Sakame Koi.»

E così questa tecnica appartiene a mio padre e non a mio nonno. Spalanco gli occhi. Ora ricordo.

-

«Fammi vedere quell'occhio. Santo cielo, Keika, non potevi stare più attento?» domanda preoccupato mio padre.

Mio fratello sposta il ciuffo di capelli biondo cenere dal volto e sospira. Ha una ferita da taglio ancora aperta che parte dall'attaccatura dei capelli e finisce poco sotto l'orecchio. Il suo occhio è stato letteralmente tagliato in due.

«Dio mio... Akira, va' subito a prendere un rotolo bianco e le piante medicinali che ho lasciato in cucina.» mi esorta mio padre con uno sguardo severo.

Keika nel frattempo ha iniziato a piangere con le palpebre serrate e le labbra contratte in una smorfia di dolore. Io torno poco dopo e porto con me quello che mi è stato chiesto.

«Osserva. Potrebbe esserti utile in futuro.» mi incita inginocchiandosi accanto a mio fratello.

Raccoglie le piante medicinali e le stende con cura sopra la ferita di Keika, poi estrae il suo kunai ricurvo e si incide l'indice per poi iniziare a trascrivere sul rotolo un incantesimo di sigillo.

«Ricorda, Akira. Servono due persone per completare questa tecnica. Una che doni il suo sangue e l'altra che doni la sua anima.»

Batto gli occhi confusa. Mio padre afferra la mano di Keika e la posa sulle scritte che ha appena composto. Lui mette il palmo a contatto con il suo occhio ferito e una luce bianca li avvolge per qualche secondo.

«Così.» spiega infine allontanandosi.

Quando Keika riprende conoscenza il suo viso è tornato normale, come se non avesse mai subito dei danni. Mio padre si accascia a terra e sul volto gli compare una cicatrice scura nella stessa esatta posizione in cui era quella di mio fratello.

«Puoi donare il tuo sangue e accogliere in te la sofferenza di chi ami.»

-

Davanti ai miei occhi scorre un mare di sangue. Scuoto la testa e richiudo il rotolo alla svelta. Non mi servirò mai di questa tecnica, anzi, vorrei davvero non averla mai conosciuta.

Spazio autrice

D'ora in poi pubblicherò due capitoli al giorno, così da non allungare troppo i tempi.

In futuro aspettatevi tante scene carine con Akira e Kakashi *^*

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