«Un bento per due, per favore.» chiede Kakashi posando un braccio sul bancone.
Io sospiro e continuo a fissarlo dal vano della porta. È incredibile come riesca sempre a convincermi a fare qualsiasi cosa voglia. Mi domando se ci sia in qualche modo lo zampino del suo sharingan.
«Akira, ti va se chiedo di aggiungere a parte un trancio di salmone?»
Sollevo gli occhi da terra e poi annuisco pensierosa.
Dodici giorni. Mancano solamente dodici giorni al grande evento che rivoluzionerà l'intera Konoha.
«Akira? Ehi, Akira, mi stai ascoltando?»
La voce annoiata di Kakashi si insinua come un serpente letale tra i miei pensieri e mi strappa dallo stato di semi incoscienza in cui ero scivolata.
Batto gli occhi un paio di volte e inclino la testa a lato.
«Stavi parlando con me?» replico con la sua stessa sfacciataggine, cosa che lo fa sospirare.
«Avanti, non prendiamoci in giro. Posso chiederti in prestito un po' di soldi? Diciamo che sono completamente al verde, visto che mi sono dimenticato il portafogli da te.»
«Sei il solito sbadato.» commento avvicinandomi e saldando il conto per entrambi. «Sempre con la testa fra le nuvole.»
«Ma senti chi parla...» replica lui.
«Andiamo, prima che mi venga voglia di picchiarti di fronte a tutta questa gente.»
Usciamo in silenzio dal locale e ci dirigiamo a passo rapido verso l'immensa scultura commemorativa in onore dei quattro Hokage del villaggio. Lungo il percorso non posso fare a meno di pensare a Orochimaru e al suo piano. Spero che non si lasci prendere troppo la mano con Sasuke, che abbia almeno la decenza di risparmiargli la vita.
«Stavo pensando...» dice sottovoce Kakashi fermandosi a osservare le nubi sopra di noi.
«Stavi pensando? Da quando ti concedi il lusso di pensare?» lo stuzzico con un occhiolino.
«Ehi, vacci piano, potrei quasi ritenermi offeso dalle tue parole. Comunque sia, stavo pensando che non ci siamo ancora sfidati dal momento in cui sono tornato. Dovremmo farlo, prima o poi. Come ai vecchi tempi.»
Il mio volto si incupisce di colpo.
«Mi spiace deluderti, ma al momento non sono sufficientemente in forma. Allenare i tuoi ragazzi mi ha completamente prosciugato le energie. Avrò bisogno di un altro po' di giorni per riprendermi.»
«Credevo che fossi giovane e forte.»
«E lo sono! Ma per chi mi hai presa, per una nonnina?» replico seccata, forse con un tono troppo alto e stridulo per i suoi gusti.
«Che ti succede, Akira? È da stamattina che ti comporti in modo strano. E non lo sto dicendo per farti arrabbiare.»
I miei occhi vagheggiano per qualche secondo sulla strada che ci attende e poi tornano a fissarsi nelle profondità dei suoi. Stringo i pugni. Non posso fargli scoprire il mio segreto.
«Io...» commento solamente, incapace di formulare una qualsiasi scusa.
«È per via di quello che ho detto? Per qualcosa che ho fatto?» azzarda con uno sguardo puntiglioso.
«Non è niente. Devo essere solamente stanca. Perdonami.»
«Se dici così mi preoccupo sul serio.» sospira avvicinandosi.
«Su, dammi la mano. Ti porto a casa.»
«A casa?» chiedo esterrefatta. «Perché mai dovresti portarmi a casa?»
«Perché ne hai bisogno, Akira. Lascia che ti porti a casa.» ripete con più delicatezza.
Gli allungo la mano e svoltiamo verso il quartiere residenziale in cui è situato il mio appartamento. Mentre camminiamo il suo unico occhio rimane incollato al mio viso nel vano tentativo di studiarne l'espressione vuota e assente.
⋆
Ci sediamo in terra l'uno di fronte all'altra, separati solamente dal tavolino basso su cui sono solita lasciare i rotoli che ho finito di leggere. Kakashi posa il bento al centro e mi porge un paio di bacchette.
Lo fisso di sottecchi, facendo finta di concentrarmi sul cibo. Ha ancora quello sguardo indagatore.
«Non mangi?» gli chiedo afferrando un po' di salmone.
Non ricevo nessuna risposta da parte sua, se non un vago cenno d'assenso del capo. Si porta la mano libera al volto e si abbassa la maschera sotto il mento con estrema lentezza, cercando di suscitare in me una qualche sorta di reazione.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua? Che c'è, Kakashi?»
«So esattamente quando stai dicendo la verità e quando stai mentendo. Voglio sapere cosa succede, Akira.» mi ordina con un'inaspettata aggressività nella voce.
Raddrizzo la schiena e le mie mani iniziano a tremare. Non saprei dire in che modo ci riesca ma mi ha messa all'angolo senza alcuno sforzo. Il mio cuore batte forte come un tamburo e scuote tutto il mio corpo con violenza.
Deglutisco a disagio e poso un attimo le bacchette.
«No.» sussurro infine. «Sono cose che non ti riguardano.»
«Ha a che fare con quello che ti ha detto l'Hokage?»
«Non insistere.» sillabo lentamente.
Lui aggrotta la fronte.
«E va bene, va bene, farò finta di niente.» sospira infine.
Riprendiamo a mangiare in silenzio, ognuno perso nel proprio mondo interiore. Una volta terminato il pasto mi alzo e libero il tavolino portando il tutto in cucina.
Sto tornando verso Kakashi quando una nuova e più potente fitta mi attraversa a partire dal segno.
«Aaah!» grido portando una mano al collo.
Kakashi scatta in piedi e mi afferra prima che possa crollare a terra. Inizio a sudare freddo, mentre le mie gambe cedono sotto il mio peso.
«Che succede, Akira!?» esclama preoccupato.
«Mi devi aiutare.» ammetto sottovoce, sul punto di scoppiare in un pianto isterico.
«Qualsiasi cosa.» promette con l'occhio spalancato.
Facci scivolare via la mano dal collo e scosto i capelli in modo che possa vedere lui stesso cosa mi provoca tanta sofferenza.
«Quel segno!»
«Aiutami. Kakashi, aiutami, ti prego. Hmpf–»
Mormoro un'imprecazione fra me, mentre la sua presa si fa più forte.
«Devi farti curare immediatamente.»
⋆
Spazio autrice
E qui iniziano le complicazioni!
Scusate il mostruoso ritardo, diciamo che forse ci sto prendendo un po' troppo gusto a fare le cose con calma :'DVotate e commentate *^*
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Ricordi ‣ Kakashi Hatake
FanficAkira è una giovane kunoichi dalle abilità incredibili il cui passato risulta totalmente sconosciuto. Dopo aver abbandonato il villaggio della Foglia per trasferirsi in quello del suono, Orochimaru le chiede di tornare al suo luogo di nascita per as...