La stanza di piume

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Passarono molte notti, sognai e sognai, ma ancora non riuscivo a trovare un metodo per focalizzarmi su un particolare "sognatore". Dopo una settimana decisi quindi di provare qualcosa di nuovo: dovevo sperimentare. La mia idea iniziale era quella di scrivere una mail a colui/colei che in precedenza mi aveva "donato" questi poteri, salvo poi ricordarmi che il messaggio non conteneva alcun mittente. Decisi allora di rispondere di nuovo alla mail precedente, sperando potesse funzionare. Anche sta volta, nulla. Eppure qualche modo per comunicare con questa "entità" doveva pur esserci: possibile che mi avesse abbandonato al mio destino senza alcun modo per poter chiedere spiegazioni? Ormai mi ero quasi arreso, d'altronde tentare e ritentare un qualcosa senza successo porta solo allo sconforto. Qualcosa però accadde quella sera. Era passata esattamente una settimana e l'orario era lo stesso della scorsa volta, le 21. Il braccio sinistro mi iniziò a tremare e successivamente un dolore lancinante mi attraversò il corpo, come se una miriade di aghi si fossero conficcati nella mia pelle e la stessero squarciando. Il dolore mi costrinse a inginocchiarmi, strinsi i denti ma non riuscii a trattenere un urlo di sofferenza. Avrei tanto voluto che qualcuno entrasse dalla porta per amputarmi quel maledettissimo braccio, ma non successe nulla. Per un attimo pensai di farlo da solo e cercai, barcollando, di dirigermi verso la cucina. Ero appena riuscito ad alzarmi quando un'altra fitta mi colpì, provocandomi un dolore talmente forte da farmi cadere a terra. Svenii. Mi risvegliai seduto in una stanza, circondata dalla nebbia e con innumerevoli porte. Di fronte a me c'era una scrivania, mentre in alto una luce blu soffusa illuminava la zona circostante. <Buonasera Sig.Collins> mi sussurrò una voce. Mi guardai intorno nella speranza di capire da dove provenisse il suono di quelle parole per poi rendermi conto che davanti a me, al di là della scrivania, una "persona" mi stava fissando intensamente, anch'essa seduta a sua volta. Il suo sguardo, così penetrante e minaccioso, era del tutto in contraddizione rispetto al suo timbro di voce da perfetto gentiluomo. Per un attimo ebbi la sensazione di trovarmi di fronte ad uno psicopatico o ad un serial killer. Decisi allora, con un po' di esitazione, di rispondere e di chiedere informazioni su dove mi trovassi. <Questa è la "Stanza di piume", o meglio ciò che risiede nel suo subconscio. C'è sempre stata, aveva solo bisogno di una "spinta" per poterne predere coscienza> mi rispose ridacchiando. Capii che alludeva al dolore del braccio, ma mi chiesi se fosse stato necessario farmi soffrire così tanto o fosse solamente una sua fantasia. Continuò: <Oh ma che maleducato che sono, non mi sono ancora presentato: il mio nome è Morfeo, figlio della Notte. Io sono colui che ti ha donato questi poteri e ti ha fornito questa stanza, il mezzo per canalizzarli. Come potrai ben notare ci sono molte porte, che a prima vista possono sembrare tutte uguali, ma ognuna nasconde un mondo differente. Grazie ad esse tu potrai accedere al sogno da te desiderato senza problemi. Inoltre ti faccio dono di questa ocarina, grazie alla quale sarai in grado di... lascerò a te il piacere della scoperta. Sappi però che ti sarà molto utile attraverso il mondo onirico>. Inclinò poi la testa e aggiunse: <Oh, come sta il tuo braccio invece?>. Mi apprestai a controllare: una specie di tatuaggio, o marchio, a forma di rombo si era formato dal polso fino al gomito, e quasi mi sembrò vederlo muoversi. Improvvisamente si illuminò di un celeste candito, molto più leggero della luce blu che illuminava la stanza, ma simile nelle sfumature. Stavolta si mosse per davvero, iniziando ad oscillare come se fosse una gelatina. Morfeo riconobbe nella mia espressione lo stupore e le domande che mi tormentavano e mi anticipò: <Quello è un portale, se così vogliamo definirlo, ed e in grado di farti tornare qui nei momenti in cui ne hai maggiore bisogno. Quando lo utilizzerai nel mondo reale, il te stesso corporale giungerà nel tua mente; assicurati di trovarti da solo quando lo farai, poichè entrerai in una sorta di stato vegetale. Il tempo passato qui è relativo, non esiste una dimensione reale per il subconscio, quindi tornando alla realtà sarà passato al massimo un minuto. Ogni volta che verrai sarò qui ad aspettarti, ma non farne un uso sconsiderato, poichè il passaggio per arrivare alla Stanza di piume è doloroso. Magari con il tempo riuscirai a sopportarlo. Ti starai chiedendo: come funziona? Ma questa è un'altra cosa che ti lascerò scoprire da solo. Per ora posso consolarti solo sul fatto che ci rivedremo presto, molto presto... Ora è arrivato il momento di svegliarti però: stare qui per troppo tempo potrebbe intrappolare il te stesso corporale all'interno della tua mente, facendoti entrare in coma... e non è certo questo quello che vogliamo, giusto Sig. Collins?>. Sul suo volto era apparso un ghigno terrificante. In quel momento avrei solamente voluto scappare, ma mi trattenni: avevo bisogno di risposte dopo tutto. <Cosa dovrei fare ora?> chiesi. Mi rispose: <Ma è molto semplice Sig. Collins, faccia quello che ha sempre sognato, esplori la psiche umana in cerca di risposte, magari troverà qualcosa di molto interessante uno di questi giorni>. Finita la frase si alzò, ed in meno di un secondo si trasformò in un corvo, che prese il volo verso l'alto, lasciandomi da solo in quella stanza ancora più confuso di prima e con un'ocarina in mano. Decisi di fare la cosa più ovvia, mi toccai il braccio. Di nuovo una sensazione di dolore mi colpì violentemente, facendomi svenire di nuovo. Ero tornato nella mia camera, ed effettivamente il tempo passato era approssimabile ad un minuto. Mi sentivo molto Dante Alighieri, che  non sapendo come spiegare i passaggi da un girone all'altro dell'Inferno, semplicemente sveniva. Mi rialzai da terra e controllai il braccio e le tasche: il "portale" c'era ancora, e con lui l'ocarina. Quella giornata era stata troppo per me, ed avevo bisogno di riposare, senza pensare a portali o altri cose del genere. Cosa voleva veramente Morfeo da me? Potevo fidarmi? Cosa mi nascondeva? Queste furono le domande che mi balenarono nella mente tutta la notte finchè non mi addormentai.

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