Tornammo soddisfatti ai nostri rispettivi appartamenti. Niente avrebbe potuto distruggere quel sentimento di gloria e successo che ormai ci legava. Il giorno seguente dovetti tornare a lavoro, ma la sera andai a trovare Sarah. Del resto, non sapeva ancora cosa fosse successo all'interno del sogno, perciò mi sembrava più che opportuno riferirle l'accaduto. <Hahaha non posso crederci, Dylan vestito come un damerino dell'800 hahah> disse Sarah toccandosi la pancia per il dolore scaturito dalla grassa risata. La guardai stupefatto e poi aggiunsi: <...ma questa è l'unica cosa che hai capito del mio racconto?>. Sarah si girò, mi guardò per un istante e senza alcun ritegno scoppiò di nuovo a ridere. Lì per lì rimasi basito, ma capii che del resto era inutile stare a preoccuparsi per il pericolo scampato, tanto valeva ridere insieme a lei. <Perchè non chiamiamo Dylan e festeggiamo insieme a lui? Del resto ormai, da quello che ho capito, siamo una squadra, quindi dobbiamo festeggiare tutti insieme> disse Sarah. <Mi sembra un ottima idea. D'altronde, per quel poco che sappiamo, non ha nè una moglie nè figli, quindi probabilmente in questo momento sarà a casa da solo...> risposi. Fu così che ci incamminammo verso l'appartamento del nostro "amico". Durante il tragitto incontrai nuovamente quello strano signore con l'ombrello, che stavolta però era intento a fissare il palazzo di Dylan. Il suo sguardo vacuo sembrava quello di un serial killer pronto a uccidere: benchè infatti il suo aspetto dava l'impressione di un normale vecchietto di città, la sua postura e il suo atteggiamento, quasi distaccato dal mondo reale, creavano un immagine del tutto distorta di quest'ultimo. Egli infatti, nonostante sembrasse attento ad ogni minimo particolare o rumore dell'ambiente circostante, era totalmente concentrato sul suo obiettivo. Il suo abigliamento si limitava ad un lungo impermeabile grigio, il quale dava l'impressione di nascondere chissà quali arcani segreti. Ci limitammo a passargli accanto: la sensazione che ci trasmise quello strano individuo fu di pura e estranea malvagità. Entrati nell'appartamento, nonostante fosse per Sarah la prima volta che incrociava quello strano vecchietto, mi riferì che anch'essa aveva provato una strana sensazione alla vista di quell'uomo che le aveva fatto persino venire la pelle d'oca. Dylan, sorpreso della visita, ci aprì euforico la porta e ci offrì una calda e gustosa tazza di thè. Notò subito il nostro stato di disagio e ci chiese se ci fosse successo qualcosa durante il traggitto verso il suo appartamento. <Non hai fatto caso al vecchietto sotto casa tua? È veramente inquietante!> chiese Sarah a Dylan. Ci rispose: <Si, ci ho fatto caso, ed effettivamente è abbastanza strano... è lì da un bel po' di ore, fermo a fissare la finestra del mio appartamento. Inizialmente avevo pensato che si fosse perso, ma poi notando che, con il passare tempo non si era mosso neanche di una virgola, ho iniziato ad avere qualche dubbio>. Ci guardammo negli occhi tutti e tre, consapevoli di non sapere in che modo agire. Era inquietante, è vero, ma del resto era solo un vecchietto, cosa avremmo potuto fare? <...comunque, cambiando argomento, ho finito i biscotti. Se volete mangiare qualcosa, mi è rimasta qualche fetta biscottata> ci disse Dylan. <...mmm ti riferisci a quelle sulla mensola in cucina scadute da chissà quanti anni? No grazie, vorrei evitare di morire per un intossicazione alimentare. Dacci 10 minuti, io e John andiamo a farti la spesa... del resto non ti mancano solo i biscotti, il frigo è vuoto! Per non parlare della polvere che ormai ha fatto "famiglia" in tutta la casa...> disse Sarah con tono saccente ma quasi materno. Dylan si mise a ridere e acconsentì con un gesto della mano. Scendemmo cercando di evitare ogni tipo di contatto visivo con l'anziano signore. Arrivati al discount ci dividemmo i vari articoli da comprare: io ero "l'addetto" al cibo, mentre Sarah si doveva occupare dei prodotti per la pulizia della casa. Preso tutto ciò che era sulla lista, minuziosamente scritta dalla mia condòmina, mi diressi alla cassa 4, come concordato in precedenza. Passò un quarto d'ora e di Sarah non c'era neanche una traccia. Decisi così di dirigermi al reparto "detersivi e saponi", ma anche qui il nulla più assoluto. Iniziai a preoccuparmi: <... ma che sciocchezza, sarà qui da qualche parte> pensai. Girai di nuovo per tutto il discount, ma il risultato fu sempre lo stesso. Provai nel frattempo a chiamarla al telefono, ma risultava spento. Andai alla cassa, chiedendo se potessero chiamare all'altoparlante la mia condòmina. Anche stavolta, nessuna risposta. Era ormai passata un ore e mezza da quando eravamo entrati in quel maledetto discount, ma Sarah era dispersa. L'agitazione iniziò a salire. Dove era finita? Cosa le era successo? Ero nel panico più totale. Proprio in quel momento mi chiamò Dylan, chiedendomi spiegazioni sul perchè ci stessimo mettendo così tanto. Gli riferii ciò che era successo e mi disse di tornare al suo appartamento: li avremmo deciso cosa fare. Corsi il più veloce possibile verso l'appartamento di Dylan. La mia testa stava esplodendo: ogni tipo di pensiero negativo stava albergando nella mia mente, come se le possibilità di un finale positivo fossero nulle. Cresceva in me una sensazione di orrore, come la luna che, consapevole del fatto che sta diventando giorno, si ritira verso il buio più assoluto, circondata solamente dai suoi pensieri. Salii velocemente le scale ed entrai nell'appartamento di Dylan. Mi chiese di spiegargli di nuovo l'accaduto, ma più lentamente e con più dettagli possibili. Non sapevo cosa fare, continuavo a camminare avanti ed indietro per la stanza. Improvvisamente mi rivolsi alla finesta e notai che l'anziano uomo era sparito. Era passata più di un'ora, quindi probabilmente se ne era semplicemente andato via... No, non era possibile. Quella sensazione, quell'espressione.... Se in questo ultimo periodo ho imparato qualcosa, sicuramente è che nulla è lasciato al caso. Mi fiondai giù dalle scale, cercando un indizio o qualcos'altro nei dintorni dell'appartamento. Anche Dylan era scesco con me, ma vendendomi cercare come un forsennato prove e indizi inesistenti, mi stava guardando come se fossi impazzito. Lo notai dal movimento del suo sguardo, prima rivolto verso di me, e poi verso il basso, come se provasse pietà. Sapevo di non essere pazzo, perciò continuai questa "crociata" nella speranza di ottenere anche il minimo indizio. Fortunatamente, la mia persistenza aveva dato i suoi frutti: poco dopo infatti, trovai all'interno di un cespuglio nei pressi del palazzo di Dylan un ombrello. Lo presi e entrambi ci scambiammo uno sguardo preoccupato: avevamo capito cosa era successo, e sopratutto sapevamo a chi apparteneva quell'ombrello. Lo aprii e all'interno di esso trovai un post-it con la seguente frase: <Che belli che sono i suoi capelli... e la sua voce... è così... innocua!>.

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The Dreams Traveler
FantasyLa storia vede come protagonista John Collins, un ragazzo di New York appena laureato in psicologia. John svolge una vita solitaria ma ricca di aspettative per il futuro, quando qualcosa sconvolgerà il suo modo di pensare e di agire: egli infatti ot...