Passarono tre settimane. Non sapevo in che mese fossimo o in quale anno, ma il passare dei giorni veniva indicato grazie ad un particolare calendario digitale, proiettato nella mensa. Ero riuscito a recuperare Martin in poco tempo, superando ben quattro esami. Lui non aveva passato per due volte di seguito il quinto test, ma oggi avrebbe ritentato per la terza volta... Se avessi continuato a studiare con quei ritmi lo avrei anche potuto superare facilmente. Lo studio era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare. Qualcosa però accadde quella sera: rientrando nella stanza dopo cena, notai che Martin era scomparso. Non avevamo armadi con vestiti o mensole con oggetti personali, ma tutti i suoi libri erano spariti. I libri, o meglio le materie, erano la nostra "carta d'identità". In quel momento però, la cosa non mi suscitò alcun interesse, perciò mi sdraiai sul letto e mi addormentai. Il giorno dopo ottenni un nuovo compagno di stanza, Oscar. Il ragazzo dava l'idea di essere un "topo da biblioteca", il classico stereotipo vivente dell'esperto nel campo tecnologico, ma una frana nelle relazioni. Mi avvicinai per salutarlo quando mi bloccò il braccio con un polso e si avvicinò alla mia faccia. <Le tue pupille... si sono ristrette... sei stato catturato vero?> mi chiese. Senza neanche darmi il tempo di rispondere riprese a parlare: <Io sono un agente sotto copertura, inviato dal... reparto di umani ancora liberi e fuori dal controllo di questi... "esseri". Sono entrato di proposito in questa struttura per studiare più da vicino il nemico...> mi disse. <Come hai fatto a passare il controllo?> chiesi. La domanda mi sfuggì dalla bocca, come se involontariamente avesse voluto ridonarmi un po' di umanità. Ero veramente interessato alla risposta? Anche Oscar mi guardò confuso per un secondo: <Mmm... a quanto pare le emozioni non vengono "estirpate" del tutto... buono a sapersi, vuol dire che esiste un modo per riprendersele definitivamente. Per ora ho solo questo: un farmaco sviluppato per permettere ai prigionieri che riusciamo a liberare di riottenere momentaneamente le loro emozioni. Prendilo. L'effetto dura solo poche ore, ma dovresti sentirti bene fin da subito>. Presi quello strano farmaco senza fare domande. Improvvisamente, come se si fosse accesa una lampadina nella mia mente, ricominciai a "vedere" all'interno dell'oscurità del mio animo: ero agitato, impaurito e scosso. Dov'era finito Martin? Cosa gli era successo? Da quanto tempo "effettivamente" mi trovavo li? E Sarah? Cercai nelle mie tasche. Sia l'ocarina che l'origami erano spariti. <So che sei sconvolto, ma ora dobbiamo farti uscire da qui e...> lo interruppi. Ero agitato ma per un secondo mi calmai e, fissandolo intensamente negli occhi, gli dissi: <Prima di tutto dobbiamo salvare Martin ed Elizabeth, poi potremmo andare>. Oscar fu felice di vedermi così intraprendente, in quanto significava che le emozioni erano tornate del tutto. Il problema era che, come un esplosione di colori su una tela, non riuscivo a controllare ogni sensazione al meglio, perchè piano piano le stavo riscoprendo, come se fosse la prima volta. <C'è un problema però...> mi disse <...non penso che ti abbiano spiegato "tutte" le regole di questo posto...>. Lo guardai perplesso ma nello stesso tempo incuriosito, cosa intendeva? Continuò: <Vige una regola in questa "accademia", che però non viene detta... è vero che, anche se fallisci, puoi riprovare gli esami, ma al terzo tentativo, se sbagli nuovamente... vieni eliminato>. Il sangue mi si raggelò: non sapevo che punteggi avesse ottenuto Elizabeth, ma Martin era al terzo tentativo... e non essendo più tornato, giunsi alla triste ma inevitabile conclusione: era morto. Non so se per colpa delle emozioni che avevo riconquistato di colpo o perchè avevo condiviso la stanza per un mese con Martin, ma scoppiai in un piano quasi esagerato. Oscar si limitò a guardarmi, lasciandomi i miei spazi. Improvvisamente però ricordai: io ero all'interno di un sogno, quindi magari sia Martin che Oscar erano personaggi immginari! Fui sollevato da questo pensiero, nonostante mi sentissi comunque malinconico per l'amico perso. Oscar vide che mi stavo riprendendo e mi disse di sbrigarci, per porter uscire il prima possibile da qui. Uscimmo dalla stanza ed esplorammo l'edificio. Prima di quel momento, non avevo alcun particolare interesse di sapere cosa ci fosse oltre la mensa, quindi non avevo alcuna informazione sulla mappa del posto. Girammo per un bel po' finchè non entrammo in una specie di magazzino: qui erano presenti tutti gli oggetti sequestrati agli "studendi". Fortunatamente per noi, l'edificio era all'avanguardia e di un livello superiore rispetto a quelli umani sul piano tecnologico: utilizzammo infatti un pannello inserendo il mio nome, che spense tutte le luci del magazzino ed illuminò solamente la zona nella quale erano presenti i miei oggetti. In questo modo, fu semplicissimo recuperare l'ocarina e l'origami... <John, mi senti?> disse Sarah attraverso il tramite. <Si ti sento...> risposi. <Che cosa hai combinato tutto questo tempo? Sono passate ben quattro ore e non mi hai fatto sapere nulla...> mi disse. <Solo quattro ore...?> pensai tra me e me. Mi ero scordato che il tempo all'interno dei sogni scorre in modo differente dalla realtà... <Sto cercando di recuperare Elizabeth per poterla aiutare> dissi a Sarah. <Bene, avvertimi se ti serve qualcosa... e cerca di non sparire questa volta!> mi rispose. Sorrisi leggermente e poi riposi l'origami nella tasca. Suonò una campana. <Cos'è questa? Ci hanno scoperti?> mi chiese Oscar. Gli spiegai che era semplicemente la campana che ci avvertiva per la cena e tirò un sospiro di sollievo. <Bene allora approfittiamone, andiamo e cerchiamo di recuperare la tua amica> mi disse. Ci dirigemmo verso la mensa e subito vidi Elizabeth. <Ciao, come va?> mi chiese. <Elizabeth, non abbiamo tempo per conversare, dobbiamo uscire di qui> le dissi. Lei mi guardò perplessa. <Lo farei, ma devo finire di studiare, domani ho il quinto test. Non ho tempo per le distrazioni, devo migliorare me stessa...> mi disse. Era lei a parlare o la colpa era l'assenza di emozioni? <Essendo il suo sogno, credo che questa sia la vera Elizabeth, e che quella che io ho incontrato precedentemente nella giungla non sia altro che una parte di lei che vuole lottare per provare di nuovo le emozioni...> pensai. Dovevo convicerla e al più presto, perchè da li a pochi minuti, l'effetto della medicina sarebbe svanito, e sarei ricaduto nel "pozzo" dell'apatia...

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The Dreams Traveler
FantasiLa storia vede come protagonista John Collins, un ragazzo di New York appena laureato in psicologia. John svolge una vita solitaria ma ricca di aspettative per il futuro, quando qualcosa sconvolgerà il suo modo di pensare e di agire: egli infatti ot...