Esca

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Il giorno seguente andai da Sarah. Era distrutta e non aveva chiuso occhio per tutta la notte, viste le sue occhiaie nere come la pece... <Vedo ancora il suo corpo, quella sua strana espressione sul volto, quell'odore...> mi disse in uno stato di incoscenza. Continuò: <E se capitasse anche a me? Io ho "ucciso"un uomo John e ancora non mi sono perdonata per questo. Se Sadoc lo venisse a sapere io... Ho paura, non so che fare, non voglio morire...voglio...> non riuscì a finire la frase che si stese a peso morto sulla mia spalla cercando conforto. Piangeva e piangeva ma io non avevo idea di come aiutarla. Alla fine aveva ragione: Sadoc sarebbe potuto entrare in qualunque momento in uno dei suoi sogni per portare a galla i suoi sensi di colpa e chissà cos'altro... Non volevo che Sarah morisse, ma non sapevo cosa fare. L'unica soluzione che riuscii a pensare fu quella di dissuadere quell'uomo a smettere di "fare giustizia", ma già in partenza mi sembrò una pazzia. Come avremmo fatto per ritracciarlo? Inoltre come lo avrei convinto a smettere di fare ciò che probabilmente credeva fosse del "bene"? Fu in quel momento che ebbi un'idea ancora più malsana di quella precedente. Avrei potuto usare Sarah come esca, magari si sarebbe palesato per "punire" anche lei e avrei potuto fermarlo... Era troppo rischioso... avrei dovuto mettere in pericolo la vita di Sarah e senza certezza che il mio piano potesse funzionare... però se non lo avessi fermato avrebbe ucciso altre persone... Rimasi in silezio con questi dubbi per un bel po' finchè non decisi di proporre l'idea a Sarah... Scioccata mi disse: <Ma sei pazzo? Non ho dormito proprio per evitare di essere "trovata" da lui e tu vuoi che faccia da esca per fargli cambiare idea? John so che le tue intenzioni sono buone, ma quello è uno psicopatico>. Sarah aveva ragione, come mi era venuto in mente di metterla in pericolo? Tornai nel mio appartamento cercando di riflettere sul da farsi, ma non avevo altre idee. La sera stava tornando e probabilmente Sadoc avrebbe fatto un'altra vittima. Non potevo permetterlo, così feci qualcosa di sconsiderato. Chiamai Sarah e le dissi di scendere per prendersi un the caldo con me per rilassare un po' la mente. Venne da me, bevve il the e lentamente si addormentò. Avevo messo del sonnifero nella sua tazza: avevo deciso di attuare il mio piano anche senza il suo consenso. Probabilmente mi avrebbe odiato ma era la cosa giusta da fare...o almeno l'unica. Entrai in fretta e furia nel suo sogno. Sarah era nella cucina del suo appartamento, circondata da fiori che si estendevano su tutte le pareti. Sul divano c'era quella che ipotizzai fosse sua nonna, che le stava cucendo il copri-divano che mi aveva mostrato qualche tempo fa. Probabilmente era un ricordo del passato ed infatti nell'atmosfera si percepiva un alone di malinconia, simila a quella del sogno di Freddie. Decisi di suonare l'ocarina che a quanto pare aveva poteri diversi a seconda del sogno: questa volta fece quello che mi ero immaginato, mi rese invisibile. Mi nascosi dietro ad un divano, non sapendo se l'effetto dell'ocarina mi avrebbe reso invisibile anche agli occhi di Sadoc, così lo attesi. Il mio respiro era diventato affanoso, mi sentivo come affaticato, ma fortunatamente ne Sarah ne sua nonna riuscivano a sentirmi. Per un tempo di una durata indecifrabile non successe nulla, finchè improvvisamente non si aprì di getto la porta, mostrando la figura di un uomo con una maschera. Era sicuramente lui! Mi posi davanti a Sarah prima che potesse fare qualsiasi cosa e iniziai a parlargli: <Sadoc, sono John, ci siamo visti di sfuggita nel sogno di Juliet. Devi smetterla di fare questa "cosa", stai uccidendo persone innocenti>. Sadoc si tolse la maschera. Era un uomo sulla quaratina, con una folta barba increspata e con una cicatrice che "tagliava" idealmente il suo naso a metà. Iniziò a parlare: <Non mi interessa chi tu sia o come faccia a sapere il mio nome. Queste non sono persone "innocenti", hanno fatto o stanno facendo del male ad altri, e non posso permetterlo>. Si rimise la maschera e iniziò la sua marcia verso di me e Sarah. Dissi a Sarah di nascondersi da qualche parte mentre lo trattenevo, e nonostante non mi vedesse a causa dell'ocarina, seguì il mio consiglio. <Chi sei tu per giudicare chi può e chi non può vivere. So che hai sofferto in passato, ma questa non può essere una scusa per far del male agli altri> gli dissi. Si fermò. Avevo colpito nel segno! Aveva stretto i pugni, si sentiva infastidito ed era iracondo. Ma non bastò. Si avvicinò verso di me, in quanto come avevo immaginato per lui ero perfettamente visibile, sferrandomi un destro dirompente. Cercai di schivarlo ma il mio tentativo fu vano. Caddi semi-stordito lungo una delle mensole della cucina. Senza degnarmi di uno sguardo continuò il suo cammino di morte. Lento ed inesorabile si avvicinava alla sua "preda", voglioso di sangue e giustizia. Sarah aveva ragione, non dovevamo rischiare... e sopratutto non avrei dovuto mettere la sua vita in pericolo. Fortunatamente Sarah si era chiusa a chiave in quella che credo fosse la sua camera da letto, perciò fu più difficile per Sadoc raggiungerla. La nonna di Sarah nel frattempo continuava a lavorare al corpi-divano senza sosta, come se tutto quello che stesse succedendo intorno a lei non fosse reale. Mi sentii inerme di fronte a quella situazione. A livello fisico Sadoc era molto più forte e agile di me quindi non avrei avuto nessuna possibilità in una sfida corpo a corpo... Avevo gia provato ad utilizzare le parole ma, oltre a farlo adirare, non avevano avuto nessun altro effetto su di lui. Mi rimaneva solo una cosa da fare... Nel frattempo Sadoc era riuscito a rompere la porta facendola cadere. Sarah urlò con tutto il fiato che aveva in gola per la paura. Dovevo fare qualcosa, e subito. Estrassi in tutta fretta un coltello da cucina dall'apposito ceppo portacoltelli. Corsi verso la camera da letto di Sarah. Sadoc non fece in tempo a girarsi che lo pugnalai. La sua maschera cadde, mostrando la sua espressione di dolore...

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