Presente

11 2 0
                                        

...Questa è ciò che è accaduto fino ad oggi. Uscito dal sogno di Elizabeth, ho riflettuto per molto su quello che era successo, ma ancora non mi spiegavo come avesse fatto Sarah a convincerla... È passata una settimana da quel giorno, e ormai sembra solo un lontano ricordo. Sto rischiando il lavoro nella mia azienda a causa delle troppe ferie o giorni di malattia che mi sono preso, mentre Sarah nel frattempo ha continuato a lavorare nella pasticceria, e con i soldi che si è messa da parte ha intenzione di comprarsi una macchina. Oggi la accompagnerò dopo pranzo a cercare qualche modello di auto che possa piacerle. Tutto sembra essere tornato alla normalità: a volte ceniamo insieme per raccontarci la giornata lavorativa, altre ci limitiamo a fare due passi in centro. Il weekend invece lo dedichiamo interamente ai sogni e alla Velvet Room, salvo imprevisti. Durante il mese successivo sarei andato nuovamente a trovare mia madre, mentre Sarah sarebbe rimasta qui a lavorare... Lentamente stavamo cadendo nella... monotonia? No, non era possibile. La mia vita... o meglio la nostra, è ormai segnata da una serie di eventi che non sono minimamente affini al termine "monotonia"... e poi i sogni, sempre diversi, come se ogni volta ci gettassimo in una nuova avventura... Allora cos'è questa sensazione? Probabilmente... non ho ancora superato del tutto la morte di Dyaln, ma in ogni caso sapevamo entrambi che era tempo di girare pagina ed andare avanti... Finalmente dopo tanto oggi torno a lavoro: il mio ufficio è al terzo piano, abbastanza grande ma silenzioso. Sebbene per molti ciò che faccio possa sembrare una scocciatura, sono molto soddisfatto dell'impiego ottenuto: a prima vista può sembrare che i miei colleghi vengano da me a lamentarsi, della vita, del lavoro, della famiglia, del matrimonio... ma in realtà è proprio in quel momento che si forma tra me e il "paziente" un legame basato sulla fiducia. Inoltre io lo vedo più come una chiacchierata al bar piuttosto che un confessionale o una seduta dallo psicologo. Oggi dopo pranzo verrà Tommy, che necessita di qualche consiglio per quanto riguarda la sua situazione sentimentale... <Ciao John, scusa il disturbo...> mi dice. Lo accolgo con il sorriso e gli rispondo: <Ma figurati, del resto è il mio lavoro, non disturbi affatto. Ora, che ne dici di parlarmi un po' di questa situazione "aggrovigliata"?>. Tommy parlò per un'oretta di seguito, senza mai prendere fiato. Sapevamo in ufficio che fosse un chiacchierone e un uomo alla mano, con cui si può parlare di tutto insomma, ma non credevo riuscisse a parlare per così tanto senza fare pause... Che nascondesse le sue insicurezze sotto quella parlantina veloce? Probabilmente si, e lo capii anche dal suo discorso: Tommy ha paura della solitudine, perciò ora che la moglie si sta allontanando, lui teme il peggio. Questa paura si definisce "autofobia", cioè letteralmente: paura di essere soli o di se stessi. <Secondo te perché tua moglie si sta distaccando?> gli chiedo allora. Tommy stringe i pugni che tiene all'altezza delle ginocchia e ripiega la testa verso il suo busto, come se volesse piangere ma si stesse trattenendo... Fu così che finì per raccontarmi la storia di come si erano incontrati e il motivo per cui l'amava... Per il momento mi limito a dargli qualche consiglio per superare l'ansia di quel periodo, dovuto anche dallo stress del lavoro... Domani sera, insieme all'aiuto di Sarah, proverò a sostenerlo all'interno del suo sogno... Così la giornata volò: dopo di Tommy venne Richard per parlarmi di quanto volesse arditamente cambiare lavoro, poi Stephane per raccontarmi gli ultimi pettegolezzi d'ufficio e infine Carl, con il suo problema legato all'alcool. Nonostante fossero tutti problemi rilevanti e sopratutto esistenti, a parte le dicerie di Stephane, mi concentrai sul problema di Tommy. Quest'ultimo, nonostante la giovane età, è un uomo già sposato e con due figlie piccole, capace di far tornare la risata anche ad un cadavere. Pensai che concentrarmi su di lui avrebbe aiutato l'azienda, visto che in un qualche arcano modo riusciva a diffondere nell'aria felicità e spensieratezza, almeno quando era felice... Inoltre ero molto curioso di sapere come si sarebbe strutturato il suo sogno... Per oggi ho finito, quindi mi dirigo finalmente verso casa. Mentre mi dirigo verso le scale incrocio Sarah: <Come è andata la giornata?> le chiedo. <Lascia stare, una signora è entrata nel negozio urlando e farneticando qualcosa sul fatto che i suoi dolci erano tutti molli e sciolti... come se non l'avessimo avvertita che questi particolari dolci possono stare fuori dal frigo massimo per trenta minuti, il tempo di tornare a casa... comunque, a te invece come è andata?> mi rispose. Mentre saliamo le scale le racconto di Tommy e della sua storia: <...e in sostanza, se non eri troppo stanca, vorrei andare a "trovarlo" nel suo sogno. So che di solito limitiamo questo "lavoro secondario" al weekend, però...> dissi. Sarah mi sorrise: <In realtà non potrei chiedere di meglio, almeno potrò sconnettere il cervello almeno per un po'>. Felice della sua risposta la invito  a casa mia per mangiare insieme. Durante la cena Sarah continua a raccontarmi l'esilarante vicenda della "donna pirata": l'aveva soprannominata così perché questa donna aveva un occhio socchiuso mentre parlava e una faccia corrugata. Ovviamente, per continuare sul filone dello stereotipo della donna anziana che si lamenta di tutto, aveva anche un chihuahua nella borsa, odioso quanto lei, secondo Sarah. Le sue descrizioni sono così colorite e fatte d'istinto, che mi sembra quasi di vederla... Scoppio a ridere e per poco non rovescio il bicchiere di vino sulla tovaglia. <Bene, ora abbiamo mangiato e bevuto, e persino scherzato. Che ne dici di metterci a lavoro?> mi chiede Sarah. <Va bene va bene, ma i piatti non si puliranno da soli, quindi dopo che avrò finito di lavarli potremmo andare> le dico. Sarah sbuffa, come se fosse un bambino a cui è stato tolto un giocattolo, e poi si siede a braccia conserte sul divano. Mi metto nuovamente a ridere mentre porto i piatti in cucina... In questi momenti vorrei che Dylan fosse qui con noi per condividere queste risate... Scaccio subito questo pensiero e mi appresto a ultimare i preparativi: obiettivo, sogno di Tommy.

The Dreams TravelerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora