Effetti collaterali

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<Tutto bene?> mi chiese Sarah. Ero un po' frastornato, ma mi ripresi: <Si si grazie. Tornando alla questione, io credo che tu debba parlare con questa Emily, magari riallacciare i rapporti potrebbe aiutarti a superare la tua paura. A volte tornare alla fonte del problema si dimostra essere la soluzione più semplice. In fin dei conti poi eravate solamente bambine, non credo che ciò che abbia fatto sia stato frutto di cattive intenzioni.>. Il discorso continuò per un altro po' finchè non dovetti chiedere alla ragazza di ritornare, magari in un altro momento. Mi girava la testa. Mi sentivo stanco. Stanco, stanco di niente, stanco di tutto, stanco del peso del mondo che non avevo scelto di sopportare. Cosa mi stava succendendo? Che fosse un effetto collaterale del mio nuovo "potere"? Decisi di sdraiarmi un attimo sul divano e lentamente le palpebre iniziarono a diventare sempre più pesanti, finchè non mi addormentai. Mi risvegliai poco dopo, il mal di testa era passato ma ora era stato rimpiazzato da una strana sensazione. Sentii un flusso di acqua che scorreva e il suono sembrava propagarsi in tutta la stanza. <Come nel mio sogno> pensai. Mi diressi verso la cucina e vidi che effettivamente il rubinetto era rimasto aperto, perciò lo chiusi. Stavo ritornando in salone quando, improvvisamente il rubinetto si riaprì, dando di nuovo vita a quel flusso inesorabile e continuo di acqua. Non capivo cosa stesse succedendo, i battiti del mio cuore iniziarono ad accelerare. Nonostante ciò mi feci forza e chiusi nuovamente il rubinetto. Lo fissai per un po' e notai che le mie mani stavano tremando, ma alla fine decisi di allontanarmi dalla cucina: stare lì non avrebbe portato a nulla. Feci in tempo a girarmi che si riaprì di nuovo. In quel momento più che spaventato ero abbastanza alterato: mi sembrava di essere entrato in uno di quei stupidi film di genere horror, dove ovviamente, come richiede il clichè cinematografico, al terzo tentativo sarebbe spuntato qualcosa o qualcuno a spaventarmi. Eppure non successe, chiusi anche questa volta il maledetto rubinetto e nulla, nessun mostro o creatura del male comparve davanti ai miei occhi. Stavolta decisi di non aspettare, mi diressi verso la porta per uscire. Mi serviva una boccata d'aria. Non feci in tempo a girare il pomello e aprire la porta che un'onda d'acqua mi travolse, riempiendo in un secondo tutta la casa. Non respiravo più, mi sentivo affogare. Da dove proveniva tutta quell'acqua? Quella sensazione familiare... era la seconda volta in un giorno che la provavo. Entrai nel panico più totale. Quante volte ancora sarei dovuto affogare durante la mattinata? Quasi in lontananza sentii una voce: <Jo... John... John sta bene?> Aprii gli occhi: ero inginocchiato davanti alla porta aperta e di fronte a me Mary, l'anziana che abitava sul mio stesso pianerottolo. Era circondata dai gatti del vicinato. Quella donna era sempre così premurosa, era diventata quasi una mamma per me in questi ultimi anni. <Tesoro stai bene? Hai avuto una attacco d'asma? Ti ho chiamato molte volte ma sembravi quasi ipnotizzato>. Cosa significava? Che fosse stato un incubo? No, tutto ciò non era un sogno, ma qualcos'altro, una specie di allucinazione. Come si può allora uscire da un "incubo" se non si sta sognando? Pensare che quella sensazione era ormai diventata una abitudine quotidiana per Sarah mi fece rabbrividire e provare pena per lei allo stesso tempo. Come poteva una persona convinvere con questo perenne stato d'ansia? Mi resi conto che tutto sommato quella ragazza doveva avere un enorme forza dentro di sè; nascosta sotto a strati e strati di paure e debolezze, che la tenevano incatenata, era celata la sua natura (e ben presto mi sarei trovato faccia a faccia con la "vera" Sarah). Ringraziai Mary e mi affrettai ad uscire dal palazzo. Mi ero "guadagnato" quella fatidica boccata d'aria da me tanto desiderata. Camminai per un paio di ore, senza una meta precisa. Non mi interessava la destinazione, dovevo allontanarmi da casa per un po', per riflettere. Innumerevoli dubbi si impossessarono nella mia mente in cerca di una risposta. Stavo cercando di capire come potesse funzionare questa mia "abilità" e come riuscire a controllarne gli effetti collaterali. Quello che avevo capito fin ad ora era che, mentre da una parte ero in grado di entrare nei sogni degli altri e magari aiutarli con i loro problemi o le loro paure, dall'altra, a distanza di poche ore, avrei avuto un'allucinazione generata dalla paura dell'individuo sognato. La paura... la più primitiva, la più umana delle emozioni. Da bambini abbiamo paura di tutto, del buio, dell'uomo nero sotto il letto, e preghiamo affinchè arrivi presto la mattina e i mostri si dissolvano, anche se non succede mai. Basta chiedere a una persona qualsiasi e ci accorgeremo che le paure sono una parte di noi, ci accompagnano nella vita di ogni giorno, e sta a noi controllarle e tenerle sempre a debita distanza... In ogni caso, le prove per giungere ad un qualche tipo di conclusione erano solo circostanziali, perciò decisi di aspettare: se questo "potere" si fosse manifestato anche quella sera, avrei iniziato a prendere appunti o a fare degli schemi per capire come gestirlo. Eppure sentivo che qualcosa mi sfuggiva e quel qualcosa era lì, davanti a me, da qualche parte: mi sentivo come se i miei occhi fossero fasciati da delle bende e io riuscissi a vedere solo attraverso dei piccoli fori o gli spazi che si generavano tra quest'ultime. Questa sensazione però, d'altra parte, generò in me un desiderio irrefrenabile per la scoperta. Volevo delle risposte, anzi le bramavo. In quel lasso di tempo non ebbi più paura di niente, ero pervaso solo dalla smania di conoscenza. Fu proprio il famoso Sir Francis Bacon, filosofo empirista della rivoluzione scientifica, che disse: "sapere è potere". Chissà se anche lui formulò questa frase mentre era alla prese con una qualche tipo di arcano. In ogni caso, fortunatamente o no, (a seconda dei punti di vista) non ci volle molto tempo per trovare le risposte desiderate, poichè la stessa sera un altro sogno mi si manifestò, ma questa volta era qualcosa di completamente diverso. Qualcosa che invece di raffreddare il mio corpo, mi riscaldò il cuore.

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