Facemmo qualche ricerca personale durante il traggito: Dylan Anderson fu un ragazzo molto sfortunato. Da giovane infatti, come ci aveva in precedenza anticipato Morfeo, aveva perso entrambi i genitori in un incidente stradale, per colpa di un guidatore ubriaco. La sua infanzia fu devastante per il povero ragazzo, il quale si ritrovò a passare da una famiglia adottiva ad un'altra, senza sosta. Arrivato all'età dei 16 anni scappò da una delle tante case che lo aveva "accolto" per non lasciare più tracce del suo passaggio. Purtroppo le informazioni su di lui si fermavano a questo punto, perciò per saperne di più avremmo dovuto chiedere al diretto interessato. Arrivammo all'appartamento di Dylan. Non distava molto dal nostro, ma non si spiegava comunque il metodo con il quale riusciva ad entrare nei sogni dei nostri condòmini. Bussammo. Dopo poco la porta si aprì e si pose davanti ai nostri occhi il famigerato killer. Sapere di essere davanti a lui nella realtà mi fece rabbrividire. Mi girai verso Sarah, ma notai che il suo approccio era totalmente diverso: il suo sguardo era fisso sul volto del nemico e pieno di rabbia, come se in qualche modo fosse pronta ad una qualche tipo di vendetta... Sarah si avvicinò verso Dylan senza paura e gli puntò il dito in faccia, dicendogli: <La devi smettere immediatamente, stai facendo del male alle persone e non possiamo permetterlo>. La sua determinazione, il suo coraggio... mi lasciarono di stucco. Come era possibile che davanti a quel colosso non avesse esitato neanche per un istante? Dylan ci guardò per un istante e poi disse: <Avete del fegato, devo ammetterlo. Entrate pure...tranquilli, non vi uccido>. La sua reazione mi lasciò ancora più sbalordito. Cosa stava accadendo? È vero, non avrebbe potuto ucciderci in un condominio in pieno giorno, ma non aveva neanche provato a cacciarci o a urlarci contro. Che fosse la calma tipica di un assassino esperto? L'eccitazione che prova uno psicopatico ad attrarre le proprie prede nella trappola? Non ne avevo idea. Entrammo e chiuse la porta dietro di noi. Notai che nel chiuderla aveva sforzato il braccio, eseguendo un gesto che probabilmente gli aveva fornito una fitta di dolore. La causa di quel malessere era facilmente riconducibile alla pugnalata che gli avevo inferto. Chissà se i miei medicamenti avevano avuto effetto... <Quindi ricapitolando: prima vi mettete in mezzo ai miei piani, poi usate un'esca per attirarmi e pugnalarmi e infine venite a casa mia a chiedermi di smetterla... se questa non è pazzia non so cos'altro potrebbe essere>ci disse. <Mi scuso per... quella>indicai la ferita sulla spalla, <ma era necessario affinchè tu non facessi del male a Sarah. Sappiamo che hai sofferto, ma non ti sembra di esagerare con questa storia del giustiziere?> gli chiesi. La sua calma continuava a preoccuparmi. Come mai non voleva più uccidere Sarah? Perchè ora ci prestava attenzione? Decidi di rimanere vigile in caso di imprevisti. <Sentite ragazzi, voi siete molto giovani e avete ancora tutta la vita davanti. So che è difficile capire il mio punto di vista ora, ma con il tempo tutto vi sarà più chiaro> ci disse. Notai che Sarah lo stava ancora fissando dritta negli occhi con fare sprezzante. Dopo poco lo notò anche Dylan che rivolgendosi a Sarah disse: <Se ti stai chiedendo perchè io non ti uccida è semplice. Io porto a galla i sensi di colpa, non compio mai omicidi. È vero, nella maggior parte dei casi il soggetto che prendo in considerazione si suicida, ma tutto ciò è dovuto solo ai suoi rimorsi. Non molti, ma alcuni, sono riusciti a superare questa prima fase di auto-commiserazione per diventare poi persone migliori. Ma purtroppo nella vita reale funziona così: le persone noteranno e derideranno sempre prima i tuoi insuccessi piuttosto che lodare le tue vittorie> concluse. Non era quindi un serial killer? Effettivamente quello di Juliet non era stato un omicidio, ma un suicidio...ma quanta responsabilità di quella morte ricadeva sulla diretta interessata? E quanta su Dylan? <Tu spingi le persone alla morte. Sei tanto colpevole quanto loro. Possibile che sia così cieco da non rendertene conto?> gli urlò contro Sarah. Come risvegliatosi da un lungo sonno Dylan sbarrò gli occhi. <Io... colpevole quanto loro...? Di quali assurdità stai blaterando ragazzina? Morfeo in persona mi ha donato questo potere per un obiettivo ben preciso e niente potrà dissuadermi dal continuare> ci disse. Quell'uomo ci sembrò un muro insormontabile, niente e nessuno sarebbe stato in grado di fargli cambiare idea. Eppure ci eravamo impegnati così tanto per trovarlo, possibile che non ci fosse alcun modi per mettere fine a questa storia? <Morfeo per caso ti ha fatto dono di un qualche oggetto speciale?> chiesi. <Si, mi ha donato questa lampadina. Una volta entrato nel sogno, se il soggetto si ostina a non rivelare i propri rimorsi o li nasconde così bene da non essere colpito dai miei attacchi, come una falena viene attirato dalla lampadina, che lo obbliga a parlare. Per ora non mi è stata molto utile, visto che la maggior parte delle persone nei propri sogni non ha il pieno controllo delle emozioni. La usai solo una volta, con un importante medico, il quale si credeva Dio. Egli infatti non riusciva a vedere i propri errori, perciò fui costretto a mostrarglierli di persona...> ci disse Dylan. <Per quanto riguarda invece la distanza? Come hai fatto ad entrare nei sogni di Juliet e Sarah nonostante la distanza?> chiesi. Mi guardò per un attimo con le sopracciglia corrugate, come se la mia domanda fosse del tutto banale. <Perchè tu hai dei limiti riguardo la distanza?> mi chiese a sua volta. Come era possibile? Alludeva forse al fatto che il suo potere non avesse problemi di lontananza? <Si, sono limitato ad un'area simile a quella del mio condominio> risposi. Dylan mi guardò sbalordito e poi mi chiese: <... e in quanti sogni riesci ad entrare a settimana?>. Ora fu il mio turno, in quanto la sua domanda mi sembrò abbastanza inutile. <In tutti quelli che voglio, non ho limiti nel numero> risposi. Dyaln si alzò dalla sedia, scioccato dalla cosa. Fu in quel momento che capimmo una cosa importante: i nostri poteri, oltre ad essere diversi tra di loro, anche se simili nel contesto dei sogni, possedevano però limiti opposti. Ci fermammo a discutere con Dylan per tutto il giorno, lasciando in sospeso per il momento la questione: giustizia.

STAI LEGGENDO
The Dreams Traveler
FantasiLa storia vede come protagonista John Collins, un ragazzo di New York appena laureato in psicologia. John svolge una vita solitaria ma ricca di aspettative per il futuro, quando qualcosa sconvolgerà il suo modo di pensare e di agire: egli infatti ot...