Saltare

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Se un mese prima mi avessero detto che mi sarei ritrovato con un ocarina "magica", un portale sul braccio e un potere, che mi permetteva di viaggiare all'interno dei sogni degli altri, sarei probabilmente scoppiato a ridere. Purtroppo o fortunatamente, era tutto reale, e la mattina successiva all'incontro con Morfeo avevo ancora tutte queste "cose". La giornata iniziò con una buona notizia: una mail mi avvisava di un possibile colloquio fissato per la prossima settimana. Contento della notizia decisi di andare a festeggiare con i pochi amici che mi erano rimasti dopo essermi laureato e nel pomeriggio andammo al paintball. Concludemmo la giornata con una bevuta in uno dei pub più famosi di New York, il Joe's pub, gettonatissimo tra tutti i giovani in cerca di alcool a poco prezzo e bella musica. Tornai a casa tardi, e appena misi piede in camera crollai sul letto, contento ma esausto per la giornata. Aprii gli occhi... ero nella Stanza di piume. Morfeo sembrava essere sparito, alla faccia di: <Sarò sempre qui quando ti serve!>. Poco dopo però sentii provenire dall'alto il gracchiare di un corvo, ed immaginai fosse lui che da lontano mi osservava, o meglio controllava. Mi guardai intorno e notai ancora quell'immenso numero di porte che mi circondava, ognuna con una propria caratteristica. Girai un po' per la stanza quando una porta in particolare colpì la mia attenzione. Quest'ultima era fatta interamente di acqua e nonostante desse l'impressione di disciogliersi da un momento all'altro, così non fu: quella massa quasi gelatinosa rimaneva compatta e stabile. Appoggiai una mano sulla maniglia e una scritta apparve sulla sommità della porta: Sarah. Capii quindi il metodo per scoprire a chi appartenesse la porta, o meglio il sogno, e decisi di entrare. Il nuovo sogno era differente dal primo, mi trovavo infatti in bilico su una superficie trasparente. Mi guardai in giro e riconobbi una semplice casa, un appartamento. Ci misi un po', ma dopo una seconda occhiata più precisa riconobbi che quella era proprio la mia di casa! Qualcosa però non quadrava, le proporzioni erano sfalzate e tutto sembrava enorme. Mi guardai sotto i piedi e notai un immensa quantità di acqua e li realizzai... ero in bilico su un bicchiere di acqua, lo stesso che mi ero preso quando Sarah era venuta da me a chiedermi aiuto. Pochi istanti dopo Sarah apparve vicino a me, anche lei in versione "Minion". Sembrava non notare la mia presenza. Guardava quella distesa di acqua sotto i suoi piedi con gli occhi spalancati, e sussurrava: <Perchè... perchè...io non voglio>. Stava perdendo l'equilibrio e se non fossi intervenuto da lì a poco sarebbe caduta. Mi stavo avvicinando lentamente, anche per paura di poter cadere a mia volta, quando sentii di nuovo il verso di un corvo. Sta volta però l'animale (o Morfeo) non rimase in aria ad osservarmi, ma si posò sulla mia spalla sinistra. Poco dopo iniziò a gracchiare e mi sembrò di sentire: <Ocarina, ocarina>. Decisi allora di "accettare il consiglio", probabilmente anche perchè la curiosità di scoprire quale fosse il suo impiego mi teneva sulle spine già da un bel po'. Suonai un breve motivetto che fù così soave da rilassare sia me che Sarah. Nonostante fosse la prima volta che utilizzavo un'ocarina, le note uscirono in successione una dopo l'altra, generando una magnifica melodia. Vidi l'espressione di Sarah cambiare lentamente: il suo volto assunse contorni più lievi e la paura era sparita del tutto. La ragazza era riuscita a riprendere l'equilibrio, così finito di suonare mi avvicinai a lei. <John, sei tu?> mi chiese. <Si sono io. Come ti senti?> le domandai. Nonostante si fosse calmata, iniziò a piangere e mi fissò per un breve momento, quasi come se si fosse appena ripresa da un sortilegio o un maleficio, dicendomi: <John, non riesco a superare questa paura, non ce la faccio più, a volte vorrei solo finirla qui, magari...una volta morta riuscirei ad essere in pace...magari...>. In quel momento riuscii a comprendere a pieno le sue emozioni, come se fossimo un' unica persona, una sola entità, probabilmente per merito di questo potere. <Sarah, l'acqua non è tua nemica, solo perchè la colleghi ad un brutto episodio non significa che quest'ultima sia un pericolo>le dissi. Mi guardò ancora più intensamente e quasi riuscii a capire quello che voleva dirmi con lo sguardo: si stava domandando perchè tutto quello fosse successo proprio a lei, cosa avesse fatto di male per meritarselo e se sarebbe mai riusciuta a superarlo. Non avevo una risposta alle sue domande, ma sapevo cosa fare. Continuai:<Affrontiamolo insieme, sono sicuro che così riuscirai a superare la tua paura>. Lei mi guardò spaventata e cercò di allontanarsi, ma le afferai un polso e la avvicinai a me. <So che fa paura, ma non vuoi smettere di averne?> le sussurai delicatamente all'orecchio. Sarah scoppiò a piangere nuovamente e per un attimo credetti di aver fallito, che non fossi la persona giusta per aiutarla. Sorprendentemente invece Sarah alzò la testa e mi fece cennò di si, come se fosse pronta ad affrontare finalmente la sua paura. Da quel gesto capii che, nonostante fosse nella realtà una ragazza molto schiva e abbastanza mite, nascondeva dentro di sè il coraggio di un leone. La presi per mano e dopo un profondo respiro ci gettammo insieme in acqua. Le nostre dimensioni cambiarono appena venimmo a contatto con quest'ultima: diventammo grandi quanto un cubetto di ghiaccio più o meno, ed ebbi la sensazione di essere in una pozza neanche troppo profonda. Risalii nuotando verso l'alto fino a uscire fuori con la testa, ma non vidi Sarah. Pochi secondi dopo la mia coinquilina risalii, ma era agitata, si dimenava, ed ebbi la stessa sensazione del primo sogno al lago, come se qualcosa la stesse trascinando verso il basso. Nuotai velocemente verso di lei, le afferrai un braccio e tentai di tenerla a galla. <Sarah è tutto nella tua testa, puoi superarlo, non c'è niente che ti sta trascinando verso il fondo!> le urlai. Vidi nella sua espressione rabbia e determinazione, voleva veramente farcela, ma non ci riusciva. Mi avvicinai ancora di più e non appena mi trovai davanti a lei la abbracciai. Si calmò, e di conseguenza smise di agitarsi. La lasciai e notai che sta volta nessuna "presenza" la tirava verso il basso ma anzi riusciva a nuotare senza problemi. <Io...io ce l'ho fatta...ce l'ho veramente fatta...> mi disse ancora un po' scossa. La guardai sorridendo, ero veramente fiero di lei. Ricambiò il sorriso e iniziò a giocare con l'acqua come se fosse un amico ritrovato dopo molto tempo. Ci nuotò, la fece passare tra le dita come sabbia e cosa più importante la toccò senza paura. Iniziammo a giocare come bambini, schizzandoci l'acqua addosso, senza vergogna. Mi sembrò di essere ritornato indietro nel tempo, quando io e la mia sorellina giocavamo per ore nella vasca...chissà dov'era ora...Mi risvegliai...d'altraparte, i sogni finiscono sempre sul più bello. Nonostante ciò, ero fiducioso che Sarah avesse superato la sua paura, ed il giorno dopo sarei andato a controllare di persona i risultati.

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