Spada

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Ottenemmo nuove informazioni grazie alla conversazione con Dylan. A quanto sembra anche lui aveva ricevuto questo potere recentemente, e con la stessa modalità. Un giorno infatti gli arrivò una mail intitolata: "Spada" la quale conteneva testuali parole: <Sei pronto a brandire la spada della giustizia nel nome dei deboli, dissipando così le tenebre dal cuore di molti?>. A quando pare Morfeo amava "scrivere" questi messaggi poetici e ricchi di significato che a prima vista sembravano spot pubblicitati... Dylan a primo impatto non si fidava di quella mail, ma decise di rispondere anch'egli con un semplice: <Si>. Tutto quindi era stato strutturato nello stesso modo: la mail, i poteri, la Velvet Room... Anche Dylan possedeva un portale, benchè nel suo caso si estendeva sulla gamba sinistra. <...e per quanto riguarda gli effetti collaterali? Ne risenti anche tu?> chiesi. Dylan esitò per un instante e poi ci disse: <Purtroppo si... e non sono per niente piacevoli figliolo. Dopo essere uscito da un sogno provo sempre quello che il soggetto provava nella sua vita passata>. Lo guardammo dubbiosi...il suo discorso non ci era molto chiaro. Continuò: <Mi spiego meglio. Avendo io il potere di far riemergere i sensi di colpa e di "amplificarli", come contrappasso faccio riemergere anche le motivazioni di quei sensi di colpa, e rivivo quelle scene. Facendovi un esempio pratico, se entrassi in un sogno di un ragazzo estremamente viziato e magari anche egoista, dopo aver fatto riemergere in lui i sensi di colpa, io rivivrei il motivo per il quale quel ragazzo è diventato in quel modo. Mettendo caso che la colpa fosse dovuta a dei genitori troppo severi, il giorno dopo mi sentirei come si sentiva quel ragazzo in passato, umiliato e magari anche sottomesso. Essendo inoltre il mio un..."lavoro" che si basa solo su persone che hanno commesso azioni disdicevoli in vita, capite bene che non ci sono stati mai effetti collaterali positivi...> concluse. Osservandolo e ascoltando le sue parole mi sentii quasi in pena per lui. Aveva già sofferto così tanto in passato e ora questo "incubo" in un modo o nell'altro continuava a perseguitarlo anche nel presente. Ha un limite la sofferenza umana? Forse anche Dylan se lo stava chiedendo... Che il suo fosse un modo tutto particolare di porre fine alle sofferenze altrui? Sensi di colpa...I sensi di colpa derivano dall'aver tradito i nostri codici di comportamento interni. Buona parte di questi codici di comportamento, di norma, viene appresa e assorbita nel corso della nostra infanzia. Molto spesso quindi non si è neanche in grado di valutare se siano o meno basati su fatti reali o ingiustificati. Nel caso di Juliet il senso di colpa era nato da una sopravvalutazione delle proprie capacità, o sensazione narcisistica: lei infatti in qualche modo tendeva a minimizzare i problemi intorno a sè per evitare allo stesso tempo i sensi di colpa, e ponendo al centro della sua attenzione solamente se stessa. Il caso di Sarah invece era completamente diverso: lei era coscente del fatto di aver sbagliato in passato, ma stava sfruttando quel senso di colpa per essere altruista e empatica con il mondo, in altre parole, per crescere. In un certo senso quindi, i rimorzi o sensi di colpa non sono sempre del tutto negativi, e Sarah ne era la prova vivente. La vera domanda però era, che cosa provava invece Dylan? Possibile che si fosse chiuso in questa "campana di vetro" da lui costruita e basata sulla giustizia, solo per evitare il dolore? Probabilmente era così. Non bisogna dimenticare il fatto che Dylan durante la sua infanzia non ebbe mai dei veri genitori o degli amici con cui parlare, perciò, dovendo affrontare questa situazione da solo, non aveva altra scelta se non quella di nascondere i propri problemi ed andare avanti... Ma era davvero l'unica opzione? Ormai era un adulto, in grado di agire e pensare come tale... ma nonostante ciò si sentiva ancora perseguitato dal passato... <Direi che è ora di andare John...> mi sussurrò Sarah. Effettivamente si era fatto tardi e non avremmo potuto far altro per convincere Dylan. Ci stavamo alzando quando ci disse: <Se John dice il vero... allora non entrerò mai più in un tuo sogno... ciò nonostante non mi fermerò, è il mio destino, quindi se non sarai tu, sarà comunque qualcun altro> fissando Sarah negli occhi. Il suo sguardo era così freddo e spento, come se non avesse paura di niente, neanche di morire pur di portare avanti questa sua "crociata". Uscimmo di casa. Per tutto il tragitto rimasimo in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri e dalle proprie riflessioni. Avevamo risolto il problema del "mirino" puntato sulla testa di Sarah, ma non eravamo comunque riusciti a fermarlo. Ormai non avevamo più speranze, avevamo provato di tutto... Tornammo nei nostri rispettivi appartamenti con il cuore colmo di rancore e la stanchezza della giornata sulle spalle. Potevamo veramente fidarci della parola di Dylan? Non ero in grado di darmi una risposta. Un mal di testa lancinante mi stava tormentando, come se un insieme di diavoletti si stesse divertendo a giocare con dei forconi con il mio cervello... Presi una pasticca per il dolore e mi gettai sul letto. La sera era il momento peggiore... le domande continuavano ad aumentare in modo esponenziale in quel silenzio che circondava la mia stanza, ma nonostante ciò le risposte erano sempre di meno. Avrei tanto voluto avere un telecomando per premere il tasto "indietro" e mettere definitivamente fine a questa storia. Se non avessi risposto alla mail, non avrei avuto questi problemi, non avrei mai messo la mia vita in pericolo all'interno di un sogno e in particolare non mi sarei mai dovuto confrontare con un "serial killer" e una divinità manipolatrice... Se fosse veramente stato così però, che cosa avrei perso? Non avrei mai conosciuto Sarah, non sarei mai andato a trovare mia madre con tanto entusiasmo come quello che avevo dopo il sogno di Freddie e sopratutto non avrei mai affrontato il me interiore... Molti lo chiamano "effetto farfalla" in quanto si crede che, al battito d'ali di una farfalla, scaturisca dall'altra parte del mondo un tornado. Ovviamente si parla per metafore, ma il significato è molto profondo: ad ogni azione c'è una conseguenza, positiva o negativa che sia, deriverà sempre dalle scelte che abbiamo preso.

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