CAPITOLO 10

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Alle 18.00, esattamente un'ora dopo che tutti i dipendenti della Brown se ne erano andati, iniziai a prepararmi per uscire.
Del resto, me ne andavo sempre dopo tutti gli altri, poiché il lavoro mi sommergeva, e in ogni caso avrei ridotto il tempo passato da sola davanti al computer a visionare altri copioni e altre e-mail. Se non fosse stato per l'orario di chiusura della Brown, probabilmente ci avrei passato la metà del tempo di ogni giorno, pur di riempire le ore vuote della mia vita passate a pensare.

Mentre mi avviavo misi la sciarpa intorno al mio collo scoperto, pronta a proteggermi dal freddo inverno di New York e premetti il tasto dell'ascensore, in attesa. "Brooks!" Venni richiamata.  "Brett!" Esclamai a mia volta. "Immaginavo di trovarti ancora qui. Sei sempre l'ultima" accennò il mio capo. "Beh, vedo che mi conosci fin troppo bene, Brett" finsi di sorridere, in realtà ero nervosa e impaziente di ottenere la promozione che mi avrebbe permesso di salire di livello, chissà, magari come vicepresidente. "Dopo di te" Brett mi fece segno di entrare in ascensore, e così feci. Speravo veramente che accennasse all'argomento 'promozione' ma fino a quel momento non era successo. E io non volevo essere la prima a parlarne, per non fare brutta figura, ma mi mostrai sicura di me come sempre.
Brett non era uno di quegli uomini belli da stare male, ma aveva un certo fascino dato dagli imperfetti lineamenti del viso, dall'ombra di barba che ricopriva il suo mento, dai suoi capelli neri impeccabilmente sistemati con il gel e dai suoi occhi azzurri come il mare.. dei Caraibi. In più aveva un modo di fare elegante e seduttivo, e indossava abiti firmati da almeno 2000 dollari, e questo attirava molte donne, ma non me: le relazioni non facevano a caso mio: fiducia reciproca, affetto, amore, parole smielate... No decisamente no.

"Domani ti voglio nel mio ufficio alle 9.00 in punto, né un minuto in più né un minuto in meno. Voglio parlarti di quella promozione che ti avevo quasi promesso" Proseguì Brett, mentre l'ascensore scendeva sempre di più verso il piano terra. "Ottimo, grazie Brett, non so cosa dire" iniziai a parlare mossa da un moto di sollievo. Mancava poco. "Sii solo puntuale e svolgi il tuo lavoro, a domani, Payton" mi salutò uscendo dall'abitacolo "A domani, Brett"dissi in risposta. Avrei fatto un salto di gioia se non fosse stato per i tacchi alti che stavo indossando. Volevo evitare di fare un ruzzolone lungo il tappeto dell'ingresso e di fare una figuraccia.
Almeno una buona notizia c'era in tutto questo.

Mezz'ora dopo arrivai nel mio appartamento minuscolo. Mi tolsi la giacca e i tacchi alti, e mi sedetti accuratamente sul divano. Iniziai a leggere le varie mail di lavoro per occupare il tempo, e dopo aver consumato un pasto riscaldato nel microonde mi alzai dal divano e mi posizionai di fronte all'ampia finestra del salone: il cielo fuori era scuro, nuvoloni grigi minacciavano di scatenare una violenta tempesta. Da lì potevo vedere un ottimo panorama, dato dai bellissimi grattacieli, e data l'altezza potevo osservare bene il cielo e le sfumature che ne facevano parte. Adoravo il tempo brutto, quando le nuvole scure minacciavano tempesta e pioggia. Proprio come quel giorno. Mi metteva di ottimo umore il meteo freddo e cupo di New York, perché rispecchiava proprio me stessa, in tutto per tutto.

Osservandolo iniziai a fantasticare sul mio futuro. Non ci potevo credere. Il giorno dopo non sarei più stata la solita Payton Brooks che lavorava per Brett Brown come tutti gli altri dipendenti, sarei stata la sua spalla, e gli altri avrebbero lavorato per me.

Paga più alta, successo più alto. E mia madre sarebbe stata ancora più orgogliosa di me. Sarei stata nelle trasmissioni più seguite in TV sulla politica, e magari mio padre mi avrebbe visto, dal suo divano da 8000 dollari, seduto al fianco della sua ricca e giovane segreteria, e probabilmente avrebbe detto: "Ma guarda, quella è proprio mia figlia Payton, la bambina che tanto amavo e che ho abbandonato, trascurandola e non rendendomi conto di cosa stava passando in quel periodo. La persona della quale mi sono fregato per una vita intera." Il solo pensiero mi rese impaziente ed eccitata tanto quanto frustrata e arrabbiata allo stesso tempo, che ruppi la matita che stavo tenendo in mano nervosamente."Merda" imprecai.

Forse ora dovevo proprio andarmene a letto, magari il nervosismo mi sarebbe passato.

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