CAPITOLO 36

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Il resto di quel mese passò così: riprese su riprese, appunti su appunti... Heather che non smetteva di rinfacciarmi il fatto che io ed Harry fossimo amici... Già amici.
Io ero amica di Harry Styles, e la cosa non andava giù per niente a mia madre e mia sorella, che non la smettevano di ricordarmi cosa mi aveva fatto.
Ma non riuscivo a stare lontana da quel ragazzo, lo stavo conoscendo in un certo senso, e mi stava simpatico.
Beh, Melory continuava a lanciarmi occhiate assassine ma avevo smesso di farci caso, del resto non c'era niente fra me e il suo "ragazzo", così lo chiamava.

Avevo diverse volte cercato di aprirmi e spiegare la situazione in cui mi trovavo ad Heather, perché sentivo di aver stretto un forte legame con lei, ma ogni volta che ci provavo le parole mi morivano sulle labbra, perché ero terrorizzata da come avrebbe reagito, terrorizzata dai ricordi che sarebbero tornati a tormentarmi, come di quella sera in piscina.
Già, quell'episodio avevo l'avevo provato a cancellare completamente dal mio subconscio, ma era stato tutto inutile. Comunque, l'unica persona alla quale l'avevo raccontato era stato Drew, di lui mi fidavo ciecamente.

"Stop! Pausa per cinque minuti" interruppe le registrazioni Will.
"Payton, Cara, potresti andarmi a prendere un caffè all'angolo della Hollywood Cafè? Non è lontana. Mi faresti un favore enorme, visto che Ivy si è data malata" mi chiese William.
Ormai mi aveva presa come una di famiglia, e non potevo che esserne contenta.

"Ma certo, torno subito" gli sorrisi.
Uscii dagli Studios nella calda aria di Los Angeles, e mi avviai a piedi verso il cafè che mi aveva indicato Will.
In quel posto ci andavano tutti i famosi attori o registi che registravano da quelle parti, infatti era molto lussuosa come location.
Quando arrivai davanti le porte erano stranamente chiuse, quando qualcuno mi precedette prima di parlare: "L'Hollywood cafè è chiuso, Signorina, per lavori di manutenzione. In questi giorni bisogna adattarsi e passare in città" mi spiegò l'addetto alla sicurezza. "Ma certo, grazie dell'informazione" risposi digitando già il numero di Drew. Assurdo quanto bisognasse faticare per prendere un caffè da quelle parti.

"Il più vicino è Starbucks signorina Brooks. Ci vorranno pochi minuti" mi spiegò Drew non appena salii in auto.
Uscimmo dalla zona riservata e ci inoltrammo nella città di Los Angeles.
"Eccoci arrivati, io l'aspetterò qui fuori" mi sorrise il mio autista posizionandosi di fronte all'auto.
Non appena entrai un odore familiare mi invase le narici: quello della normalità. Nell'ultimo mese non ero uscita al di fuori del quartiere di Hollywood, non avevo più messo piede né in città né fra le persone comuni, da quanto ero impegnata a seguire le riprese di 'Passion and Distruction'.

Mi mancava stare a contatto con altre persone e pagare caffè soltanto 2 dollari. Will non sarebbe stato contento di bere quel caffè, abituato ad uno più lussuoso e raffinato, ma per quella volta sarebbe andato bene.
"Dove sei? Will sta impazzendo senza il suo caffè, e le riprese stanno per ricominciare" Lessi a bassa voce il messaggio che mi aveva inviato Harry, sorridendo all'immagine.
No okay, non dovevo sorridere perché Harry Styles mi aveva inviato un messaggio, quindi digitai una risposta veloce e mi preparai ad ordinare.

"Un caffè grande senza zucchero" sorrisi al ragazzo biondo di fronte a me. Piuttosto carino, ma credevo di averlo già visto da qualche parte.
"Certo. Nome?" Chiese "Payton" risposi guardando l'orario sul telefono. Il ragazzo fece una faccia strana dopo aver scritto il mio nome sul bicchiere di carta e sollevò lo sguardo su di me.

In risposta, lo guardai confusa alzando le spalle, dato che ero anche in ritardo, e all'improvviso il suo viso si illuminò e la sua bocca si allargò in un bellissimo sorriso.
"Payton? Payton Brooks? Non ci credo!" Esclamò.
Ero sconvolta e per un attimo rimasi senza parole, preoccupata che qualcun altro ci avesse sentiti, ma non c'era nessuno in fila dopo di me, poi improvvisamente ricordai.
"Niall? Horan?" Chiesi ad alta voce rilassando un po'i muscoli.
"In persona!" Sorrise spostandosi di lato verso la macchinetta del caffè.
"Giuro che non ti avevo riconosciuto, non sei cambiato tanto dai tempi del liceo, quando eravamo nello stesso corso di teatro" osservai divertita guardandolo preparare il mio caffè.
"Beh, tu sì invece, e tanto. Ti ho riconosciuta soltanto per il nome e per i tuoi occhi, altrimenti ti avrei scambiata per un'abitante di Los Angeles qualsiasi!" Disse aggiungendo il coperchio al bicchiere di carta.
"Tu sei sempre lo stesso ragazzo divertente e solare della Providence High school" aprii il portafoglio e presi la banconota per pagare.
"Beh grazie. Tu invece non sei più la stessa ragazzina timida e impacciata del liceo, sei completamente diversa, ma che hai fatto?" So che le sue parole non erano dette con cattiveria, Niall era stato uno degli unici a rivolgermi la parola quel poco che bastava per non farmi sentire uno schifo totale, ma non siamo mai stati amici; anzi, credo che quella fosse la conversazione più lunga e normale che avessi mai avuto con lui.

Non dovevo dimenticare che lui aveva sempre avuto il suo gruppo di amici, e che al di fuori del corso di teatro non mi rivolgeva mai la parola. Comunque, a sentire le sua descrizione di come ero ai tempi del liceo rabbrividii e cambiai argomento, felice di aver fatto dei miglioramenti su me stessa.
"E tu da quant'è che lavori a Los Angeles? Pensavo ti piacesse Providence" dissi raccogliendo il mio bicchiere e passandogli la banconota.
"Sì beh, Providence stava iniziando ad annoiarmi, per cui ho deciso di seguire la mia ragazza che vive qui a Los Angeles e mi sono trovato un lavoro. E tu? Si può sapere che fine hai fatto? Non ti si è più vista da Aprile di sei anni fa, dove sei andata? Sulla Luna?" Sorrise accarezzandosi i gomiti con tutte e due le mani.

So che avrei dovuto ridere alla sua battuta, ma dentro di me non potevo fare altro che pensare a cosa mi era successo, e il nervosismo iniziava a farsi strada. Presi un profondo respiro e gli risposi educatamente: "Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a New York poco dopo di... Beh sai... Quell'aprile, e mi sono laureata lì. Ho trovato subito lavoro alla Brown Revision ed ora eccomi qui, a lavorare per William Reese"

"Stai scherzando? William Reese? Dio, lui sì che è famoso, sei davvero fortunata. Comunque perché non hai finito il semestre da noi? Mancavano solo due mesi: voglio dire, fra i corridoi si diceva che era stata colpa di Matthew Harry e gli altri... Altri dicevano che eri impazzita e che eri scappata di casa, insomma nessuno sapeva che fine avessi fatto" disse tranquillamente asciugando un bicchiere di vetro con un panno celeste.
I miei muscoli si tesero e sul mio viso apparve una smorfia disgustata: "È... È questo che gli altri dicevano di me? Impazzita?" Chiesi quasi tremando. Niall annuì appoggiando il bicchiere di fronte a sé. "Beh, non è andata così, affatto, anzi ho passato davvero un brutto periodo, Niall, ed ero completamente sola" la mia voce stava perdendo tracce di calma, che vennero sostituite dalla rabbia.
"Beh sì, poi dopo che hanno espulso... Beh sì sai, nessuno aveva capito niente e-" "E per questo vi siete inventati quelle stronzate per dare voce ai pettegolezzi, certo, sai com'è ero presa di mira tutti i giorni a scuola, so quanto possono essere cattive le persone, Niall" lo interruppi.

In quel momento sbiancò totalmente e iniziò a guardarmi smarrito, consapevole di aver toccato il tasto sbagliato. "No Payton, ascoltami, tu mi sei sempre stata simpatica però ammettilo, nessuno ti rivolgeva parola a scuola ed ero davvero strana, e quando te ne sei andata nessuno sapeva a cosa credere, visto che tu eri-" "Payton Brooks, la sfigata bruttina e strana della scuola, non c'è bisogno che me lo ricordi" lo interruppi di nuovo, dio davvero iniziavo a perdere la pazienza.

"No, no non intendevo questo ma tu sei praticamente scomparsa da Providence e... Mi dispiace che ti trattassero così ma se ti vedessero adesso... Sei davvero cambiata, sei molto bella e credo molto aperta, e io..." Si iniziò a grattare la nuca con la mano.

"Tu non hai mai fatto niente per difendermi, se sono diventata così oggi, è solo grazie a me stessa, ho passato un periodo bruttissimo, che sinceramente non mi va di raccontare, ma è lì che ho ritrovato me stessa. Ormai è tardi per rimediare, mi avete sempre sbattuto porte in faccia, Niall" presi il caffè e mi avviai all'uscita, consapevole di aver attirato l'attenzione dei clienti.

"Ehi Payton, aspetta, mi dispiace okay? Magari qualche volta possiamo vederci, visto che viviamo nella stessa città, almeno per qualche mese" mi seguì all'uscita.
"Apprezzo il tentativo ma credo che sarò molto impegnata, Niall. Non ce l'ho con te in particolare, ma con tutti voi della scuola, che mi avete reso la vita un inferno, anche se tu non mi prendevo in giro, non posso dimenticare." Dissi tutto d'un fiato.
"D'accordo, se ci ripensi sai dove trovarmi per prendere un caffè. A presto" mi salutò "Ci penserò" dissi confusa uscendo dal locale.
Dio, ancora non potevo credere a quanto successo, e l'adrenalina mi scorreva nelle vene proprio come quando avevo fronteggiato Harry.
Non riuscivo a pensare a quanto insolita fosse la situazione in cui mi ero cacciata, ma prima o poi, anche Harry avrebbe dovuto sapere.

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