CAPITOLO 33

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"Ah! Smettila, non è divertente, tu non sai niente!" Gli gridai in faccia. In quell'esatto momento quel bellissimo sorriso scomparve dalle sue labbra, e tornò a guardarmi serio, sospirando.
"Va bene, parlerò con Melory, so che può essere impulsiva a volte" disse in tono pacato. Sbuffai passandomi una mano sui miei capelli umidi e lo guardai con espressione triste e stanca. Volevo solo cambiarmi, non mi interessava nemmeno il fatto che fossi chiusa in un bagno con lui. "Quanti anni hai, Payton?" Mi chiese improvvisamente, iniziando a sbottonarsi la camicia. Provai a non guardare i suoi movimenti che ai miei occhi risultavano davvero sensuali, spostando gli occhi sul lavandino in marmo del bagno, al quale ero appoggiata, e provai a concentrarmi sulla sua domanda.
"23, perché?" Sperai che la mia risposta non gli fece capire in qualche modo chi potessi essere. Al liceo sapeva che ero un anno più piccola di lui, per cui non volevo che se ne ricordasse. "Semplice curiosità. Senti, siamo partiti con il piede sbagliato, da quando sei arrivata qui, ma non sono una persona facile." Mi spiegò appoggiando una mano sul fianco, la sua camicia bianca era sbottonata per metà, e glia stava davvero bene, lasciando intravedere qualche tatuaggio sul suo petto. "Lo vedo" dissi sarcastica.

Dovevo cercare di rimanere con i piedi per terra: lui mi aveva rovinato la vita, e ora si stava comportando da gentiluomo, e mi stava mandando in tilt il cervello. Sbuffò frustrato passandosi una mano nei capelli ricci, ormai quasi asciutti. "So che ti ha turbata particolarmente il fatto che avessi parlato dell'acqua e della piscina, ma non capisco perché.
Qual è il tuo problema? Puoi dirmelo, anche se non ci conosciamo da tanto" lo disse facendo un passo verso di me.
Oh, eccome se ci conoscevamo da tanto. Non sapevo se dirgli la verità.

Il suo sguardo era davvero preoccupato, e riconoscevo un moto di rimpianto nella sua voce, ma non potevo dimenticare il passato.
Abbassai il mio sguardo verso il pavimento in marmo bianco, e provai a pensare a come raccontarglielo.
Sentii gli occhi pizzicarmi e bruciarmi, vidi la vista appannarsi. Non dovevo piangere davanti a lui, ma era davvero troppo.
Ero combattuta fra dirgli la verità o lasciare il dolore represso dentro di me, e i ricordi riaffiorarono poco a poco. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo, ma sollevai comunque il mio volto verso il suo, le lacrime ormai mi rigavano il viso, e sorrisi sarcastica, come se fossi una pazza.
"Ho una specie di fobia per l'acqua, brutta esperienza, tutto qui" dissi fra un singhiozzo e l'altro.

"Che tipo di esperienza?" Mi chiese curioso, e guardandomi con aria dispiaciuta posò anche l'altra mano sul fianco, per mettersi in ascolto. Presi un respiro profondo. Non ero pronta a parlarne. Con lui.
Ero andata a Los Angeles per fare il mio lavoro non per piangere sul mio passato, ero riuscita a costruirmi un guscio perfetto e lui lo stava per distruggere in poco tempo.
Non mi importava del mio abito bagnato, e del raffreddore che probabilmente mi sarebbe venuto fuori il giorno dopo, ma sapevo che non ero pronta.

"Lascia perdere, non capiresti. Non ne voglio parlare più" la mia voce tremava e scossi la testa cercando di fare respiri profondi.
"Magari invece capirei. Posso saperlo?" Quel ragazzo era troppo vicino. Era ad un centimetro dalla mia bocca, e potevo respirare il suo profumo di menta e acqua di colonia, insieme, cosa che contribuì a mandarmi in confusione la testa. Potevo osservare le diverse sfumature di verde nei suoi occhi, e la mia mente non poté fare a meno di pensare a quella sera in cui l'avevo baciato. Lui si ricordava di quella volta? Io sì, ed era stato bellissimo, tanto quanto sbagliato, e non glie lo avrei mai confessato.

"Non credo di volerne parlare" dissi a un soffio dalle sue labbra, inclinando la testa di lato. Non mi importava niente se lui era Harry Styles e se eravamo a un soffio dal baciarci, sapevo solo che era sbagliato, e io lo odiavo. Dovevo odiarlo.
Ed ero piuttosto sorpresa dal fatto che stesse per farlo, ma non era ciò che volevo io, almeno così credevo.
Fu difficile resistere alla tentazione, ma riuscii a parlare debolmente.
"Non potresti mai capire. Non è il caso, Harry, fidati, noi due ci odiamo" riuscii a dire tirando su col naso.

Mi scostai dalla sua presa e mi posizionai davanti alla porta.
"Adesso lasciami sola. Devo cambiarmi" lo guardai con occhi stanchi e arrabbiati.
Era quasi divertente osservare la sua espressione contratta e confusa, evidentemente non era abituato al fatto che una donna lo avesse rifiutato.
Peccato che non provavo divertimento, per niente.
Raccolse le sue cose e uscì dal bagno, senza mai spostare il suo sguardo dai miei occhi.

Harry's pov

La porta del bagno lussuoso di Will si chiuse sbattendo alle mie spalle, e mi uscì in gemito di frustrazione dalle labbra. Avevo voglia di spaccare qualsiasi cosa mi fosse capitata davanti, ma ero nella villa da un miliardo di dollari del mio regista, e non potevo permettermelo, nonostante fossi ricco abbastanza per ripagargli più della metà dei danni che avrei voluto causare.

Ero così nervoso: perché non me lo aveva detto? Cosa c'era in quella ragazza tanto bella quanto misteriosa? Avevo letto un profondo dolore nei suoi occhi blu, dai quali non mi ero riuscito a staccare per tutto il tempo, e volevo sapere di cosa si trattasse.
Mi ero trattenuto dal saltarle addosso quando ce l'avevo di fronte, con quel vestito blu che bagnato le aderiva perfettamente al suo corpo, evidenziando sempre di più ogni sua morbida curva.

Mi ero trattenuto fin troppo anche quando le mie labbra erano un soffio dalle sue, rosa e carnose. Dio, quanto avrei voluto mettere fine alla piccola distanza che ci separava, in quel momento, ma sapevo che lei era diversa, non era quello che voleva.
Ma io sì sono, e mi odiavo per quello. Io non dovevo assolutamente pensarci, ero Harry Styles, potevo avere qualsiasi donna ai miei piedi in qualsiasi momento, perché pensare tanto ad una che neanche voleva guardarmi in faccia? Ero impazzito, probabilmente, ma non mi interessava. Volevo reprimere quell'attrazione che sentivo per quella bellissima ragazza, ma non ci stavo riuscendo.

'Fidati, noi ci odiamo' aveva detto.
Strano. Ero sicuro di aver già sentito quella frase tempo prima, mi era rimasta impressa, ma non riuscivo a ricordarmi quando e dove era successo, soprattutto nello stato in cui ero. In un attimo avevo già il telefono in mano e stavo digitando il sumero di John: "John, ne voglio due bionde e con gli occhi azzurri. Trovale. Ora. È un ordine. Ci vediamo fra mezz'ora nella mia villa" dissi riattacando.
Dovevo dimenticarmi di Payton, assolutamente.

Buon pomeriggio, qua tutto ok, come vedete sto allungando di più i capitoli. Spero che vi piaccia 🌸

MEMORIES LAST FOREVERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora