CAPITOLO 11

64 1 0
                                    


Il mattino seguente mi alzai come sempre alle 6.00 in punto, mi feci una doccia e come al solito scelsi i vestiti più professionali che avessi nel mio piccolo armadio.
Indossai una gonna nera stretta e una camicia bianca di cotone. Allacciai la manica al bottoncino cucito sul gomito, per lasciare metà braccio scoperto, in modo da avere un'aria abbastanza seria. Indossai una collana di perle, misi i miei tacchi alti e legai i capelli in una coda di cavallo. Alla fine del procedimento ero abbastanza soddisfatta del mio lavoro.
Presi il mio solito caffè e uscii di casa senza toccare cibo, come facevo ogni mattina.

Non capivo perché tutti mi definissero troppo seria e fissata con il lavoro. Il lavoro era la mia vita. Mi permetteva di scappare da brutti ricordi e dal resto del mondo.
Mi aiutava a mantenere la calma e il controllo su ogni cosa, come piaceva a me. Mi mostrava agli altri come una donna decisa e pronta a tutto. E ci avevo messo tanto a costruire quella corazza che mi proteggeva dal mondo esterno.

Mentre varcai la soglia della Brown ignorai la chiamata di mia madre, se avessi risposto avrei fatto tardi all'appuntamento.
7.56. Ero appena uscita dall'ascensore, diretta verso l'ufficio immenso e moderno del mio capo.

"Ci siamo" mi dissi. Ultimo giorno da dipendente inutile e priva di importanza. Sarei stata finalmente "qualcuno". 
Bussai con tutta la calma che avevo in corpo alla porta. "Avanti" sentii la voce calma e professionale di Brett. "Brooks, che piacere. Puntuale come un orologio svizzero" esordì senza nemmeno staccare gli occhi dal documento che stava leggendo.
"Buongiorno anche a te, Brett" attraversai l'ufficio con ampi e nervosi passi, e infine, mi accomodai sulla sedia di pelle nera lucida posta di fronte alla sua scrivania.

"Dunque, sai già perché sei qui. Payton, ti ho osservata negli ultimi mesi, e beh, sei la nostra dipendente migliore:  riesci a revisionare più copioni e sceneggiature di chiunque altro in un breve periodo, ammetto che diversi qui possano farti concorrenza ma... Tu li hai battuti tutti quanti. Nonostante di creatività penso tu ne abbia ben poca nella tua vita, data la tua figura perfettamente professionale, in questo lavoro riesci ad esprimerla al meglio. Non so come tu faccia, ma mi stupisci" proseguì Brett.

Santo cielo, era tutto ciò che avrei voluto sentirmi dire, non aspettavo altro che udire quelle parole famose. Mi sentivo come una diciottenne il giorno dell'esame del diploma. Ansia. Eccitazione. Orgoglio. "Sei un'ottima dipendente, e non vedo perché io non debba darti il titolo di vicepresidente: saresti la mia spalla, e cosa più importante, saresti colei che prenderà il mio posto quando ce ne sarà il bisogno." 'ci siamo..' ripetei mentalmente, sorridevo ma non riuscivo più a contenere l'ansia.
Brett mi guardava fitto dall'altro lato della scrivania, e, dopo quelli che mi sembrarono almeno 5 interminabili minuti, parlò. "Ma" disse sospirando e finalmente guardandomi intensamente negli occhi. Cosa cosa cosa? Ma?? Dio, che altro c'era?
Iniziai a sudare freddo e a grattarmi freneticamente il dorso della mano "Per provare la tua abilità in questo campo, ho bisogno di un'ultima prova, ultimissima, e ti prometto che se ci riuscirai avrai il mio posto, direttamente" ero allibita. Come poteva essere così rilassato? Okay non doveva essere la fine del mondo ma, che altro c'era?
"Brett, con tutto il rispetto ma non erano questi gli accordi. Ho lavorato sodo per tre anni, e penso di averti dimostrato di cosa sono capace. Di solito riesco a mantenere il controllo ma questa cosa non posso accettarla" avevo il respiro affannato, volevo spaccargli in testa quell'orrendo portapenne blu vicino alla mia mano, che era bianca da quanto stringevo i pugni. "Beh, se la metti così, vorrà dire che questo titolo non è degno di Payton Brooks, Magari a Michael Rhode farebbe piacere, è il secondo dipendente migliore, dopo di te, ovviamente" Pronunciò Brett con aria di sfida. Di solito mi stava simpatico, ma quel giorno mi stava facendo infuriare.
Strinsi i denti forte, cercando di non mettermi ad urlare. Quella non ero io. Dovevo stare calma. Sospirai. "E va bene, che cosa devo fare come ultima prova?" Ci tenevo davvero a quel posto. Il viso di Brett si illuminò "Così mi piaci. Dunque, ci è arrivata richiesta circa tre giorni fa, un regista, un certo William Reese, hai presente?" Mi scrutó. "Certo che ho presente, Brett, è uno dei più famosi registi di sempre, e il suo nome è sempre sulla prima pagina del New York Times o di Vogue eccetera.." dissi.
"Ecco, proprio lui, ha richiesto il nostro aiuto per ridimensionare ed analizzare il copione e le sceneggiature del suo prossimo film.. Del quale non ricordo il nome ma so che farà un gran successo.."
"Posso farlo." Lo interruppi. In fondo cosa c'era di male? Pane per i miei denti, lavoravo per quello. "Fammi finire, Brooks. Il signor Reese è un tipo piuttosto singolare ed esigente, e ha preteso esclusivamente un dipendente abile della Brown Revision al suo fianco. Dice che ha bisogno di aiuto, il film che stanno per girare deve fare il giro del mondo ed è in alto mare con le sceneggiature e il copione.
Ovviamente verrai pagata molto bene, per non contare che starai a contatto con gli attori, tutto il personale e ovviamente il regista. È un'opportunità incredibile, Payton" Disse tutto d'un fiato.

Rimasi pensierosa. "Beh.. Ci mancherebbe.. Posso farlo, non ho molta voglia però.. Non capisco, di solito sceneggiatura e copione vengono revisionati qui, perché devo andare proprio sul posto?" Chiesi. "I registi sono strani, lo sai. Allora? Che te ne pare?" Mi chiese Brett con aria innocente di uno che non ha appena chiesto alla sua dipendente migliore di stravolgere la sua vita per i prossimi mesi.

Spazio autrice:

Buonasera, scusate se ho aggiornato tardi ma oggi ho avuto la comunione di una mia cugina, questo capitolo è più lungo ma ne vale la pena. Allora, qualcuna di voi ha già capito cosa succederà? Avete idee?

MEMORIES LAST FOREVERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora