CAPITOLO 42

33 3 2
                                    

Payton's pov

Sobbalzai con ancora le lacrime agli occhi quando sentii il suono della sua voce attraverso la porta.
Come aveva fatto a trovarmi?
"Se mi apri vorrà dire che vorrai darmi una possibilità, ovvero quella di ascoltare cosa ho da dirti, ma se non aprirai, ti lascerò in pace per sempre"
Scandí bene le ultime frasi, tant'è che feci un passo indietro per la durezza con cui le aveva pronunciate; boccheggiai senza sapere cosa fare, avrei dovuto sigillare la porta e chiedergli di andarsene, ma non era quello che volevo, dovevo ammetterlo.
Il tempo di pensare a questa cosa che già istintivamente la mia mano era finita sulla maniglia della porta, che aprii lentamente, trovando l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata: Harry era in piedi, con le braccia lungo i fianchi, i capelli scompigliati e i suoi soliti vestiti. Ma aveva le guance arrossate e gli occhi... Lucidi, turbati...
Harry aveva pianto?
Io ero nella sua stessa identica situazione, e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per mantenere la calma e non saltargli addosso, sia per schiaffeggiarlo che per baciarlo.
La sua espressione era stupita quanto la mia, mi scostai a lato per farlo entrare, e, senza dire una parola richiusi la porta alle mie spalle.
Harry fece qualche passo avanti guardandosi attorno lentamente, poi si girò verso di me, e sospirando iniziò a parlare: "Payton, Dio solo sa quanto sto male per quello che ti ho fatto in passato, purtroppo me ne rendo conto solo ora. Sono stato un bastardo egoista che era arrabbiato col mondo e che sfogava la sua rabbia sui più deboli, su di te. Credimi, so che è tardi per dirlo, ma mi dispiace, mi dispiace infinitamente Payton, per tutte le cattiverie che ti ho fatto e detto. Quando hai raccontato che ti chiuderci sempre in bagno a piangere per causa mia io..." Si prese la testa fra le mani, sedendosi sul divanetto dell'ingresso, la sua voce tremava.
"Quello era il minimo" dissi lentamente, senza muovermi dalla porta dove ero rimasta ad ascoltarlo.
Lui si girò di scatto e si alzò in piedi velocemente, ansimando: "Lo so, Dio, lo so fin troppo bene, e giuro su di me che se dovessi per qualche assurdo motivo incontrare Matthew e gli altri li strozzerei uno ad uno per quello che ti hanno fatto, ma ti assicuro Payton che quel giorno io non c'ero. Voglio dire sì, ero lì all'inizio, ma poi me ne sono andato. Non sarei mai stato capace di fare un cosa simile!" La sua voce tremava, mentre la mia era ferma.
"Non è facile crederti dopo quello che è successo. Ma dico, lo sai cosa ho passato? Cosa ha dovuto passare la mia famiglia? Ci siamo dovuti trasferire radicalmente per farmi stare in un centro di recupero, mentre tu eri a San Francisco a fare l'attore, l'attore, Harry! Io ho la fobia dell'acqua per colpa di quel maledetto giorno! Ogni tanto mi sveglio nel cuore della notte mentre tu ti porti a letto ragazze diverse ogni giorno!" Urlai avvicinandomi furiosa, la compassione per lui stava svanendo.

"Lo so lo so! Non credere che io non ci stia male ora, che io non stia male guardandoti piangere per colpa mia. La cosa mi uccide, mi divora da dentro, perché sono stato un mostro. Ma sono cambiato, devi credermi"
"No Payton non fare così, guardami per favore" mi supplicò avvicinandosi quando io girai la faccia di lato, facendo un passo indietro per non essere raggiunta da lui.
"Ti credo se mi dici che non c'eri più quando mi hanno stuprata quel giorno. Ma non posso credere che tu sia cambiato" risposi ora guardandolo in faccia. I suoi occhi verdi diventarono rossi e lucidi, si passò una mano fra i capelli e indietreggiò di qualche passo.
Non riuscivo a credere che stesse seriamente piangendo.

"Fidati, Payton io sono cambiato. Non so nemmeno come io abbia fatto a non riconoscerti quando ti ho vista qui per la prima volta, ma ti giuro che fin dal primo giorno, anche se eravamo partiti con il piede sbagliato, mi sono perso completamente nei tuoi occhi blu come l'oceano. Nel tuo coraggio, nella tua forza. Mi hai colpito fin da subito e quando siamo diventati amici ho capito che non volevo più perderti. Sei divertente, sei spiritosa senza essere cattiva, sai sempre dire la cosa giusta al momento giusto. Sei bella, intelligente, e per questo io vorrei prendermi a calci per averti rovinato la vita in passato. So che non posso rimediare ai miei errori, ma vorrei riscattarmi. Ti prego dammi la possibilità di riavvicinarci, Payton"
Singhiozzò, appoggiandosi allo stipite della porta.

Io ero completamente stupita, non sapevo come reagire, era tutto così confuso. Harry Styles che si metteva a piangere di fronte a te non era roba da tutti i giorni.
"Non so... Non so se riuscirò mai a perdonarti per quello che mi hai fatto in passato Harry..." Cazzo, le lacrime avevano riniziato a scendere, anche se io non volevo, non dovevo piangere!
"Lo so, ma Payton, tu stessa hai detto di tenerci a me. Non devi detestarti per questo. Ammettilo. Noi due in fondo siamo più legati di quanto possa sembrare, ed entrambi vorremmo non stare a contatto l'uno con l'altra per non soffrire, eppure è ciò che desideriamo più al mondo. Dammi la possibilità di riscattarmi, per favore" congiunse le mani, con l'espressione di chi ormai è convinto di non avere chance.

Però, aveva ragione. Caspita se aveva ragione, non potevo fare finta di niente, ormai lui era entrato dentro di me. Guardai in basso per riflettere meglio, perché guardarlo non mi aiutava a ragionare, quando in pochi passi, mi aveva raggiunto.
Mi alzò il mento con due dita per farsi guardare in faccia, posando con violenza il suo sguardo verde sul mio blu. "Non piangere Payton" disse con voce rotta asciugandomi una lacrima con il pollice.
Aprii la bocca le rispondergli, ma in pochi secondi le sue labbra avevano catturato le mie, inizialmente un po'incerte, ma quando ricambiai istintivamente, il bacio si intensificò sempre di più.
Schiusi le labbra per permettere alla sua lingua di farsi strada nella mia bocca, sentivo la pelle andare a fuoco, le farfalle svolazzare nel mio stomaco, felici di potersi liberare dopo tanto tempo che erano state represse.
Harry mi prese i fianchi con le mani e mi condusse al muro dell'ingresso, dove mi appoggiò per continuare con foga a baciarmi, mentre io gli accarezzavo i capelli ricci e morbidi senza riuscire a smettere.
Ci staccammo per un attimo ansimando, guardandoci negli occhi, occhi entrambi lucidi e pieni di tristezza, ma con un luccichio di speranza.
"Era da un po'che volevo farlo" disse prendendo fiato, senza mai lasciare i miei occhi.
"Anch'io" risposi decisa.
"Quindi questa è la possibilità che mi dai?" Chiese speranzoso, facendomi spuntare un piccolo sorriso, il primo della giornata. In risposta gli gettai le braccia al collo per riprendere il nostro bacio affamato, che lui ricambiò immediatamente, accarezzandomi il viso e conducendomi nella mia camera da letto. Avrei voluto maledirmi per avergli aperto quella maledetta porta, ma in fondo, forse ero contenta per averlo fatto. Harry mi aveva fatto soffrire molto, ma era cambiato, mi stava dimostrando di esserlo.

Me lo dimostrò quando con delicatezza mi tolse la maglietta a righe blu e bianche e mi sfilò i jeans, quando lui si tolse la sua, aiutato da me, e i suoi jeans neri stretti.
Me lo dimostrò quando mi sfilai il reggiseno e tutto il resto, quando restammo completamente nudi, l'uno di fronte all'altro, studiandoci con passione attentamente. Quando i nostri corpi caldi vennero a contatto, prima con dolcezza, poi in modo sempre più accelerato.

Harry dimostrò di tenerci veramente a me, quando mi chiese: "Sei sicura piccola?" Con tutta l'onestà del mondo, e io gli avevo risposto di sì, con tutta la sicurezza del mondo.
Me lo dimostrò con i suoi candidi baci che mi lasciava sul collo o sulle labbra ogni tanto, per ricordarmi cosa stavamo facendo insieme.

Ogni brivido, ogni eccitazione, ogni frammento di energia positiva che era in noi mi fece capire in che bellissimo e tremendo guaio mi ero cacciata, ci eravamo cacciati. Ma andava bene così, perché anche se non ce lo eravamo detti perché non eravamo stati capaci di farlo in quel momento, sapevo di... Amarlo. Me ne resi conto quella notte, quando dopo due ore intense cademmo a peso morto sul materasso, fra le lenzuola celesti, abbracciati e sudati, amanti più che mai. Non ce lo dicemmo quella notte, ma finimmo raccontandoci aneddoti divertenti, scherzando e ridendo, e mi addormentai serena con il suono della sua bellissima risata, e la vista dei suoi bellissimi occhi verdi, illuminati di un verde che ancora non avevo mai visto: verde speranza.

Buongiorno a tutte quante! Capitolo un po'più corto ma va bene così, spero vi piaccia. Intanto volevo scusarmi per l'assenza della settimana scorsa, ma come avevo già annunciato sono stata ad un campo parrocchiale, per cui là non c'era campo e in ogni caso non potevo utilizzare il telefono. Spero di essermi riscattata, a presto! ❤️

MEMORIES LAST FOREVERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora