CAPITOLO 17

40 0 0
                                    

Schiusi gli occhi leggermente tentando di tenerli il più aperto possibile, ma sentivo le palpebre pesanti, visto che avevano portato la stanchezza di ben sette ore e mezza di volo.

Provai a richiuderli e ad immergermi di nuovo in quel sonno profondo e confortevole quando quel fastidioso tocco tornó a ripetersi sulla mia spalla. "Ehm... Signorina.. L'aereo sta per atterrare, e mi perdoni ma, non sento più la mia spalla" alzai la testa di scatto e guardai preoccupata l'uomo al mio fianco. "Dio.. Mi scusi tanto signore, non mi ero accorta per niente e.." provai a dire "Non si preoccupi, mi ha fatto piacere tenerle compagnia per queste ultime tre ore" ammiccò con un sorriso dolcissimo. Mi portai una mano alla bocca e quando la sentii umidiccia spalancai gli occhi e mi misi a cercare disperatamente un fazzoletto nella mia borsa. Avevo sbavato per tutto il tempo! Dio che imbarazzo.

"Non si faccia di questi problemi, anche io sbavo la notte. È molto stanca?" Continuò quel ragazzo gentile. "Sì io ehm.. Le chiedo ancora scusa" provai a sistemarmi meglio sul sedile, quel viaggio mi aveva decisamente stancata a morte.
"Comunque io sono Zayn" mi porse la mano. In un attimo mi ricomposi tentando di tornare alla mia solita figura controllata e professionale.
"Payton, Brooks" aggiunsi con un sorriso e ricambiando la stretta.
"Bel nome. Payton. Sí, sí mi piace. E sei di ritorno a Los Angeles?" Proseguì Back. Osservandolo era davvero un bel ragazzo, avrà avuto un paio d'anni in più di me e apprezzai il fatto che provasse ad essere il più cordiale possibile con una che gli aveva dormito e sbavato addosso per tre ore di fila.

"No, no io sono qui per lavoro. Vengo da New York. E tu?" Chiesi curiosa. Aveva degli occhi color caramello con un taglio a mandorla, che sprizzavano dolcezza, la barba era quasi invisibile sul suo mento abbronzato e aveva dei capelli neri e molto folti. Il classico bel ragazzo che avrebbe fatto cadere qualunque donna ai suoi piedi. Mi stava simpatico, comunque. Almeno mi ero fatta una conoscenza.
"Sto venendo qui a Los Angeles per stare per un po'di tempo dai miei zii, ma i miei e io viviamo nello stato di Washington. Le cose là non vanno tanto bene per cui eccomi qui, ospite dai miei ricchi zii per un po'" sorrise. Non conoscendolo affatto bene non mi permisi di chiedergli a cosa si riferisse.

"Beh io non sono molto felice di essere qui, ma quando è lavoro è lavoro." Provai a riempire il silenzio raccontandogli la cosa più generica possibile. Non ero brava a parlare della mia vita e dei miei problemi, quindi preferivo girarci intorno.

"Beh credo che stiamo per atterrare" concluse Back guardando verso il mio lato, lo imitai e guardai anch'io fuori dal finestrino e vidi la città nella quale stavo per andare a vivere. Bella sì, ma non quanto New York a parer mio. Ascoltammo attentamente la voce della hostess che annunciava l'atterraggio e nel mentre sorrisi al mio compagno di sedile.

"Bene. È stato un piacere fare la tua conoscenza, Payton. Se avessi bisogno di compagnia o di una guida turistica per questa città di persone montate e snob questo è il mio numero" sorrisi alla simpatica battuta sugli abitanti di Los Angeles, non aveva tutti i torti in fondo; presi il biglietto di carta che mi stava porgendo e lo infilai nella mia agenda.
"Anche per me è stato un piacere, Zayn..?" "Malik" Rispose alla mia domanda. Annuii.  Una volta che l'aereo atterrò, da bravo gentiluomo mi fece spazio per scendere. Come misi piede fuori dall'aereo con il fisico ancora indolenzito per il viaggio venni travolsa immediatamente da un'ondata di vento caldo che portava il profumo di oceano e di spettacolo.
Annusai quell'odore nuovo e sconosciuto e proseguii scendendo dal mezzo, ritrovandomi sola in mezzo a quella città frenetica. Mi girai ma Zayn sembrava scomparso nella folla.

E io dove diavolo dovevo andare? Andai a recuperare la mia valigia e iniziai a sentire un fastidioso calore sprigionato fra i miei vestiti invernali. Non era colpa mia se a New York il tempo era gelido in inverno e a Los Angeles era perennemente estate. Già iniziavo ad odiare tutto ciò.

Mi sbottonai la camicia e mandai un messaggio a Brett: 'Sono arrivata. Sono le 13.50, dove diavolo devo andare? Deve venirmi a prendere qualcuno?'

Lo inviai e nel mentre mi sedetti avvilita su una sedia dell'aeroporto. Ma chi me l'aveva fatto fare? Ah già, quell'idiota di Brett. Ero in una città sconosciuta, fastidiosamente calda e piena di gente diversa da quella a cui ero abituata io. In più stavo per incontrare Styles, per la mia gioia. Sbuffai stanca, avevo solo voglia di riposarmi su un comodo letto d'albergo.

Poco dopo il mio telefono vibrò: 'Reese sta venendo a prenderti, fatti trovare all'entrata, lo riconoscerai senza dubbio'.

MEMORIES LAST FOREVERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora