CAPITOLO 27

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Al sentire la mia risposta Harry aggrottò le sopracciglia per un attimo, assumendo un'espressione stupita, come se fosse stato preso e sbattuto al muro senza avvertimento, rimanendo a corto di parole.
Ma non ci mise tanto a riacquistare il controllo della situazione, infatti il suo sorriso bianco e sprezzante tornò a regnare sul suo bel viso.
"Quanta insolenza, ti ricordo che posso farti licenziare quando voglio, e vedi di non farti beccare più qui, sono stato chiaro?" Disse attentamente, cercando ovviamente di intimorirmi.

Effettivamente dentro di me stava avendo luogo una battaglia di sentimenti contrastanti: da un lato volevo sciogliermi e scappare via a gambe levate, dall'altra volevo rimanere lì a sfidarlo e a rispondergli male.
Ma sapevo che in realtà anche io ero un po'dalla parte del torto: ero entrata di nascosto nel suo camerino e avevo frugato fra le sue cose, per cui decisi di dargli tregua.
"Certamente. Ora me ne vado se non ti dispiace, ho del lavoro da sbrigare" dissi a testa alta, guardandolo dritto nei suoi occhi color giada.

Harry si spostò di lato per farmi passare con aria scocciata, e io non persi un attimo per andarmene via di lì. Lo oltrepassai sentendo il suo sguardo bruciarmi addosso e me ne andai fuori. Non ero abituata ad essere guardata e notata.
Era sempre stato così: nessuno mi aveva mai guardata oppure osservata, come succedeva alle altre o nei film. Io ero semplicemente Payton, quella sfigata e presa di mira da tutti alla quale nessuno si avvicinava, per cui per me era davvero strano il fatto che qualcuno potesse anche solo soffermarsi a guardarmi: non era mai successo e probabilmente non sarebbe più accaduto.

Ma ci avevo fatto l'abitudine.
Con mia sorpresa notai Drew fuori dalla macchina ad aspettarmi. Mi fece un cenno che io ricambiai, ed entrai velocemente in auto. Non avevo comunque riportato gli appunti a William, ma quello era il minimo dei miei problemi.

Non so cosa fosse successo là dentro, ma il tutto bruciava dentro di me come un carburante.

Harry's pov

Richiusi la porta del mio camerino sbattendola violentemente, e mi sfregai le tempie con le dita, sedendomi sul divanetto.
Ma chi cavolo era quella? E soprattutto perché non riuscivo a dimenticare il suo volto e i suoi occhi blu come il mare?
A parole ci sapeva fare, non c'era dubbio, tant'è che mi aveva colto di sorpresa rispondendomi in quel modo tenendomi testa. Ma non l'avrebbe mai avuta vinta, mai.
Non capivo nemmeno perché mi importasse tanto, ma c'era qualcosa in lei, che mi diceva che l'avevo già vista, ma non riuscivo a ricordare; la mia vita era cambiata così tanto radicalmente da quando avevo 18 anni che avevo lasciato indietro tutto il resto.

"Fanculo!" Gridai scagliando la bottiglietta d'acqua contro la porta, che ovviamente si aprì un secondo dopo: "Grazie per il benvenuto, Harry" esordì John, il mio manager.
Entrò con il suo solito sorriso e digitò qualcosa sul suo Smartphone.
"Harry, ti ho prenotato le due modelle per le 21.00, miraccomando, mi ci è voluto per trovarle, quindi vedi di ripassartele per bene" mi spiegò sedendosi di fronte a me.

Ma io non riuscivo a pensare ad altro che a quelle labbra rosa che pronunciavano quelle parole sprezzanti in modo sensuale, a quei capelli biondi legati in una coda disordinata e a quegli occhi mozzafiato.
Che cazzo mi stava prendendo? Non stavo nemmeno più ascoltando John, quando mi alzai di scatto e gridai :"Non me ne fotte un cazzo! Andiamo da quelle escort e facciamola finita!" Esclamai ormai impazzito.

Non era possibile. L'avevo conosciuta soltanto da un giorno e la stavo pensando in modo troppo pericoloso e affannato. Sarebbe finito tutto, dovevo solo riprendermi.

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